La sonda Hope arriverà su Marte il 9 febbraio 2021
Lo scorso 8 novembre il primo ministro degli Emirati Arabi Uniti ha annunciato che Hope, la prima missione interplanetaria dello stato arabo, raggiungerà Marte il 9 febbraio 2021.
La dichiarazione è stata rilasciata a seguito del completamento della terza manovra necessaria per adeguare la traiettoria di volo della sonda verso il pianeta rosso. Dopo la partenza, avvenuta il 20 luglio scorso dal Tanegashima Space Center a bordo del lanciatore H-IIA realizzato da Mitsubishi Heavy Industries, Hope ha già percorso 290 milioni di chilometri nello spazio in 111 giorni. La manovra, prevista dal programma di volo, permetterà alla sonda di rimanere sulla giusta rotta per immettersi nell’orbita marziana. Dalla data di lancio Hope ha già percorso il 60% circa della distanza complessiva che la separa dal pianeta rosso.
Come ha dichiarato il principe ereditario Hamdan bin Mohammed Rashid Al Maktoum, la missione Hope «segna l’inizio di altri 50 anni di storia che porteranno a grandi risultati nell’ambito della scienza, della conoscenza e dell’innovazione». Uno degli obiettivi che la missione si pone, oltre a quelli propriamente scientifici e di ricerca, è infatti quello di essere impulso e slancio per incentivare la ricerca scientifica e l’innovazione tra i giovani ricercatori ed educatori in tutto il paese.
Nel caso in cui la missione dello stato arabo dovesse raggiungere il pianeta rosso, l’agenzia degli Emirati Arabi Uniti si unirebbe al gruppo esclusivo di chi ha già inviato missioni in orbita marziana, comprendente NASA, Roskosmos, ESA e ISRO. In attesa di un’ultima manovra, la quarta, che dovrebbe avvenire il 29 dicembre prossimo, i controllori di volo dell’Agenzia Spaziale Emiratina (UAE Space Agency), effettuano regolarmente verifiche sullo stato di salute della navicella al fine di assicurarsi che tutto prosegua per il meglio. L’ultima fase di questo lungo viaggio sarà l’inserimento nell’orbita marziana, la cui realizzazione richiederà che la sonda esegua autonomamente, senza possibilità di controllo da Terra, un rallentamento per permetterle di essere catturata stabilmente dal campo gravitazionale del pianeta rosso. L’orbita su cui Hope si posizionerà non è stata mai adottata prima d’ora. Ogni 55 ore la sonda completerà un anello completo attorno all’equatore del pianeta, volando tra i 20.000 e i 43.000 chilometri al di sopra della superficie marziana. Questa traiettoria permetterà di studiare i cambiamenti che avvengono non solo nel corso di un’intera giornata marziana, ma anche nel corso di un anno. Per tale motivo la missione primaria dovrebbe durare almeno 687 giorni terrestri, ovvero un intero anno marziano. In questo modo Hope riuscirà a effettuare una caratterizzazione dell’atmosfera marziana e a comprendere le dinamiche climatiche e meteorologiche che governano il pianeta rosso.
Nel frattempo Hope ha già iniziato a effettuare alcune osservazioni scientifiche. Come ha spiegato il direttore della missione Omran Sharaf, nei prossimi mesi la sonda analizzerà l’idrogeno vicino a Marte utilizzando uno spettrometro ed esaminerà la polvere interplanetaria che incontrerà durante il volo utilizzando appositi strumenti. In particolare, le osservazioni sulla presenza e sulla quantità di idrogeno individuato verranno calibrate con lo spettrometro a bordo della missione congiunta ESA–JAXA BepiColombo, la quale sta viaggiando verso la parte opposta del sistema solare, nel suo lungo tragitto verso Mercurio. I dati che Hope e BepiColombo raccoglieranno permetteranno di comprendere meglio come e in quali quantità l’idrogeno è distribuito fra i pianeti del nostro sistema solare.
Fonte: Space.com
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Le sonde hanno fatto e faranno sempre la differenza non importa chi le costruisce e lancia