Mentre per lo stadio centrale dello Space Launch System (SLS) assegnato alla missione Artemis 1, si sta avvicinando il termine dell’intenso periodo di test denominato Green Run, presso lo Stennis Space Center di Bay St. Louis, nel Mississippi, e mentre la sonda della NASA OSIRIX-REx era intenta nella sua manovra “Touch And Go” con l’asteroide Bennu, l’attenzione dei media e degli appassionati di “cose spaziali” è stata attirata da un altro evento, spettacolare anche se a modo suo; la torre Mobile Launcher, destinata al trasporto del gigantesco razzo Space Launch System (SLS) e dell’astronave Orion è tornata ancora a muoversi.
Di nuovo sul pad
I team di tecnici dell’Exploration Ground Systems e dell’impresa Jacobs Engineering Group Inc. dopo aver issato la torre sull’enorme trattore Crawler-Transporter 2 l’hanno portata fuori dal Vehicle Assembly Building (VAB) per la sua lenta “scalata” verso il Pad 39B del Kennedy Space Center, lo scorso martedì 20 ottobre. Sul pad, la ML verrà sottoposta a una serie di test relativi alle operazioni finali del countdown e per una procedura di lavaggio completo, al fine di rimuovere da essa detriti e residui vari dovuti alle operazioni di aggiornamento strutturale che hanno portato all’installazione dei nuovi bracci ombelicali.
Il crawler ha iniziato a muoversi poco dopo la mezzanotte e la torre di lancio è arrivata sulla sommità del pad martedì di buon mattino. Questa procedura sarà d’aiuto nella preparazione del team addetto al lancio, per la prova denominata Wet Dress Rehershal e per la medesima operazione che verrà ripetuta, questa volta al momento del lancio dell’Orion per la sua missione Artemis 1, l’anno prossimo. Durante la Wet Dress Rehershal, sia SLS che Orion vengono trasportati al pad fissati sulla Mobile Launcher al fine di provare al completo le operazioni di rifornimento dei propellenti, un paio di mesi prima del lancio. La Mobile Launcher era tornata al VAB nel dicembre del 2019, dopo aver trascorso alcuni mesi sul Pad 39B per alcuni test di validazione e di verifica.
La torre resterà al pad per due settimane, e durante questo periodo di tempo, gli ingegneri avranno diversi lavori da svolgere, inclusa la verifica delle tempistiche delle varie operazioni, in modo tale da validare le tabelle di marcia del team di lancio durante il conto alla rovescia.
«Mentre tutte queste fasi sono state provate individualmente, il ritorno al Pad 39B permette al team di eseguire l’intera sequenza delle operazioni per la prima volta tutta assieme» ha spiegato Charlie Blackwell-Thompson, il direttore del lancio di Artemis.
Il personale addetto alle operazioni, utilizzerà dei sistemi di allineamento laser con dei bersagli posti sulla torre alta 116 metri. Per incominciare, i tecnici abbasseranno la piattaforma di servizio per i motori RS-25, che si trova sotto lo stadio centrale dell’SLS, muovendola nella posizione che dovrà tenere durante il lancio. Questa piattaforma fornisce l’accesso ai propulsori dello stadio centrale, permettendone sia la manutenzione di routine che l’ispezione. Gli ingegneri e i tecnici, verificheranno le tempistiche per la rimozione di detta piattaforma e delle altre strutture che permettono l’accesso di servizio ai motori dello stadio centrale. Quindi verranno posizionati nella flame trench i due deflettori di fiamma secondari e le colonne estensibili verranno innalzate nella configurazione di lancio. Queste colonne sono state ideate per fornire un supporto fisico addizionale alla Mobile Launcher al momento del liftoff, quando l’intero complesso sarà sottoposto ai maggiori carichi strutturali. Il team preparerà inoltre i bracci ombelicali della torre, i suoi sottosistemi e quelli del pad per le operazioni con SLS.
Come già anticipato, nel corso della sua permanenza al pad, alla torre verrà fatta una specie di doccia. «L’operazione di lavaggio ridurrà i rischi durante il lancio di SLS/Orion» ha detto Cliff Lanham, uno dei manager dell’EGS. «Alcuni detriti generatisi durante i lavori di aggiornamento potrebbero essere finiti in luoghi inaccessibili, e non potrebbero venire rimossi senza l’impiego dell’acqua ad alta pressione che è disponibile al pad». Per eseguire il lavaggio, i tecnici useranno il sistema antincendio della Mobile Launcher, il quale dispone di manicotti flessibili su ogni livello. L’acqua ad alta pressione laverà via i detriti nella flame trench, da qui l’acqua verrà fatta fluire nelle cisterne di raccolta delle acque industriali e nei bacini di percolazione. Secondo Lanham, il lavaggio, come le ispezioni fatte dal suolo, è una contromisura di sicurezza.
Sempre durante la permanenza della torre al pad, verrà ricertificato anche il suo sistema antincendio, in vista del lancio di Artemis 1, previsto per il novembre 2021. L’ultima certificazione è avvenuta nel dicembre 2019.
Aggiornamento del Pad 39B per Artemis
Nel corso di diversi mesi, l’intera area del Pad 39B è stata sottoposta a notevoli lavori di aggiornamento relativamente al programma Artemis. La flame trench, ovvero quella specie di trincea che fuoriesce dalla base del monte di lancio è stata ricoperta da oltre 96.000 nuovi mattoni in materiale refrattario, inoltre, è stato costruito al suo interno il nuovo deflettore di fiamma principale. La flame trench e i suoi deflettori di fiamma avranno il compito, durante le primissime fasi del decollo, di favorire la fuoriuscita e l’allontanamento dal pad di lancio delle fiamme e degli esausti prodotti dai motori dello Space Launch System. Circa 396 km di cavi in rame sono stati sostituiti da 91 km di cablaggi in fibra ottica. La torre, con in cima il serbatoio del sistema di soppressione del suono (Sound Suppression System), contiene all’incirca 1.500 m³ di acqua, che al liftoff verrà riversata completamente nella flame trench in meno di 30 secondi, allo scopo di attenuare gli effetti del plasma e dei gas esausti ad altissima velocità prodotti dai motori dell’SLS, al fine di proteggere le strutture di lancio attenuando inoltre le violente vibrazioni.
La missione Artemis 1 fungerà da test per l’astronave Orion e per lo Space Launch System come sistema integrato, in previsione delle missioni con equipaggio verso la Luna.
Fonti: NASA; AmericaSpace;