Tensione durante l’attracco, ma la missione della Progress MS-15 è un successo
«È ora di passare al controllo manuale?»
La voce è quella di Anatolij Ivanišin che, insieme al collega Ivan Vagner, all’interno del modulo Zvezda, sta seguendo sul monitor del sistema TORU l’avvicinamento automatico del cargo Progress MS-15 (76P secondo la numerazione NASA), in arrivo alla Stazione Spaziale Internazionale intorno alle 19:43 (ora italiana) del 23 luglio.
Già poco oltre la metà della fase di avvicinamento, la parte del volo che da circa 200 metri di distanza porta al contatto con la stazione spaziale, i cosmonauti hanno osservato un certo disallineamento del veicolo rispetto al “bersaglio di docking”, posto in prossimità del portello del modulo Pirs, al quale la Progress deve attraccare. A farli dubitare del corretto funzionamento del sistema Kurs-NA, a soli 18 metri di distanza e a una velocità di 12 cm/s, ormai prossima a quella finale, si aggiungeva un imprevisto movimento lungo l’asse di rollio che cambiava l’orientamento del cargo di alcuni gradi. «Sinceramente, non mi piace questa manovra!» si è lasciato sfuggire uno dei due russi a bordo.
Dal centro di controllo di Mosca, tuttavia, viene l’invito ad attendere.
Quando la distanza è intorno agli 11 metri, l’angolo di rollio è di circa 10 gradi e il disallineamento nella direzione dell’imbardata, anche se si è progressivamente ridotto, resta ancora di qualche metro. Ivanišin rinnova la richiesta: «Mosca, passiamo al controllo manuale?» Il centro di controllo non autorizza.
I cosmonauti continuano a leggere i dati, che migliorano, ma forse troppo lentamente: «stiamo aspettando» ripete Anatolij, che sembra impaziente di intervenire. Mentre le immagini delle telecamere esterne della ISS mostrano il dispositivo di attracco della sonda che sta effettivamente raggiungendo il portello del modulo Pirs, interviene con tono rassicurante Vladimir Soloviev, responsabile delle operazioni di volo: «Anatolij, è tutto nominale, non fate nulla!».
Nel giro di pochi secondi, la Progress MS-15 entra in contatto con la Stazione Spaziale. In Italia sono le 19:44:52 quando inizia un processo di attracco che porta a una connessione stabile nel giro di poco più di quattro minuti.
Cosa sia successo non è del tutto chiaro. Ufficialmente non si è verificata alcuna anomalia e infatti Roskosmos non ha pubblicato in merito nessun comunicato, pur affidando un suo commento dell’episodio a Twitter, insolitamente anche in versione inglese:
«Durante l’attracco del cargo spaziale Progress MS-15», si legge, «si sono verificate alcune deviazioni del veicolo dal bersaglio di attracco. […] Le deviazioni […] erano all’interno dei limiti di tolleranza stabiliti dalla documentazione tecnica del sistema di avvicinamento. Di conseguenza non c’è stata alcuna necessità di passare al controllo manuale. L’attracco è stato eseguito in modo automatico».
Tutto nominale, quindi? L’agenzia russa si è dimostrata molto sospettosa sulla sicurezza dei sistemi di docking automatico dei nuovi veicoli commerciali statunitensi e ora, dopo l’abort dell’attracco automatico della Sojuz MS-14 di qualche mese fa e le stranezze dell’avvicinamento di questo cargo, non può permettersi di essere superficiale:
«In questo momento» si legge in un terzo tweet «i tecnici di RSC Energia (la controllata di Roskosmos che produce Sojuz e Progress) stanno indagando sulla procedura di attracco e sul funzionamento del sistema di avvicinamento».
Un volo nominale
Il docking è stato comunque il solo momento movimentato di un volo altrimenti perfetto, iniziato 3 ore 18 minuti e 31 secondi prima a Bajkonur.
Preparato tra aprile e luglio, mentre si aggravava l’emergenza COVID-19 (al 22 luglio nella piccola cittadina di circa 30.000 abitanti annessa al cosmodromo si registravano 712 casi, ma i lavori di allestimento sono proseguiti regolarmente), il razzo Sojuz 2.1a con a bordo il cargo spaziale si è innalzato dalla piattaforma 31/6 alle 16:26:21 del 23 luglio. La finestra di lancio era istantanea: infatti il profilo di volo, che prevedeva un rendez-vous “ultraveloce” in tre ore e due orbite, lasciava pochi margini per un corretto inserimento nel piano orbitale della Stazione Spaziale Internazionale, inclinato di 51,67 gradi sull’equatore.
Il veicolo si è sollevato dalla rampa 41 secondi prima che la ISS transitasse sul cosmodromo. Ciò ha tra l’altro consentito a Ivan Vagner di scattare dallo spazio insolite foto del decollo e delle prime fasi del volo.
Sulla Terra le immagini trasmesse in diretta da Roskosmos (anche se di qualità modesta, perché riprese da un monitor di un centro di controllo per un problema tecnico) hanno consentito di seguirlo quasi tutto senza l’ausilio di animazioni e di constatare in prima persona il puntuale verificarsi degli eventi previsti.
Il primo stadio ha esaurito il suo compito in poco meno di due minuti: i quattro booster laterali si sono staccati dal razzo con la classica coreografia, formando la cosiddetta “croce di Korolëv”.
Passava circa un minuto prima della separazione delle due semiogive che proteggono la Progress durante l’attraversamento delle zone dense dell’atmosfera.
Il secondo stadio, costituito dal core centrale, continuava la sua corsa fino a T+4 minuti e 47 secondi, quando si verificava l’accensione “a caldo” (ossia prima della separazione dello stadio esausto) del motore RD-0110 del terzo stadio.
Al terzo stadio spettava il compito di raggiungere la velocità orbitale, con un’unica accensione di 4 minuti. Al momento della separazione erano trascorsi 8 minuti e 49 secondi dal liftoff e si era raggiunta una quota di circa 200 km.
Una volta aperti i due pannelli fotovoltaici, la Progress MS-15 poteva lanciarsi in un rapido inseguimento della Stazione Spaziale attraverso una sequenza di sei accensioni, iniziata 20 minuti dopo il lancio.
La missione della Progress MS-15
L’attracco del cargo ha permesso di consegnare alla stazione spaziale oltre 2 tonnellate e mezza di materiale di rifornimento, una parte del quale può essere recapitato solo da questo veicolo. La Progress è infatti dotata di un sistema di rifornimento d’acqua (Rodnik) della capacità di 420 kg (la sezione russa della ISS non possiede un sistema di riciclo del prezioso liquido e le scorte di bordo di tutta la stazione vanno comunque periodicamente integrate), di un sistema di trasferimento dei propellenti (600 kg) ai serbatoi di Zvezda e di contenitori pressurizzati per l’ossigeno (46 kg).
A ciò va aggiunta una tonnellata e mezza di “carico secco”, trasportato nel vano pressurizzato che comprendeva hardware per i sistemi di bordo e per gli esperimenti, materiale medico, igienico e sanitario, materiale per l’equipaggio e soprattutto cibo, in grado di alimentare l’equipaggio per ulteriori due mesi. Secondo NASA, prima dell’arrivo del cargo le scorte di alimenti a bordo erano sufficienti per mantenere sei persone fino alla fine di marzo 2021. Gli altri consumabili sarebbero bastati fino alla metà dello stesso anno.
A bordo della Progress c’era anche un nuovo dispositivo per rilevare tracce di benzene nell’atmosfera della stazione. La causa di un incremento della presenza di questa sostanza (per ora in quantità non nocive per la salute degli astronauti), infatti, nonostante settimane di ricerche non è stata ancora individuata.
Secondo i programmi iniziali la missione di questa Progress non si dovrebbe esaurire con il recapito dei rifornimenti e lo smaltimento dei rifiuti al momento del rientro distruttivo sopra i cieli del Pacifico meridionale. I piani di Roskosmos, infatti, prevedevano che il cargo fosse l’ultimo veicolo ad attraccare al Стыковочный отсек-1 (SO-1, “Compartimento di attracco-1”) Pirs. La Progress MS-15, infatti, avrebbe dovuto staccare e deorbitare l’intero modulo (parte della stazione dal 2001), per far posto all’arrivo del nuovo laboratorio multifunzionale MLM Nauka in dicembre. Con l’ennesimo rinvio del lancio di quest’ultimo da Bajkonur non è più chiaro se l’operazione verrà posticipata di qualche mese o se, come sembrano suggerire le fonti NASA, il compito verrà affidato alla successiva Progress MS-16.
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