Partita Hope, la missione emiratina verso Marte
Dopo numerosi rinvii dovuti al maltempo persistente sul Giappone meridionale, è partita la scorsa notte, alle 23:58 italiane, la missione marziana Hope (مسبار الأمل, Al Amal), la prima degli Emirati Arabi Uniti verso il pianeta rosso. Il lanciatore giapponese H-II A, costruito dalle Mitsubishi Heavy Industries, ha inserito Hope nella traiettoria prevista, che la porterà in orbita marziana tra circa 200 giorni.
Per la federazione di emirati si è trattato di un momento storico: in soli sei anni questo stato della penisola arabica ha creato dal nulla una sua agenzia spaziale e ha posto in essere una rete di collaborazioni internazionali che l’hanno portata a progettare, costruire e lanciare un orbiter marziano. Per gli Emirati si tratta non solo di una pietra miliare tecnologica, ma anche di una missione dal grande significato ideale che vuole ispirare i giovani arabi alla riscoperta e al rinnovo del ruolo centrale nello sviluppo scientifico che il mondo islamico ebbe in secoli passati.
Ecco il video del decollo, avvenuto dal centro di lancio di Tanegashima, nel Giappone meridionale.
Dopo un’ascesa in orbita praticamente perfetta, Hope si è separata dal vettore come previsto, estendendo i pannelli solari e mandando i primi segnali telemetrici verso Terra. Al momento della ricezione della telemetria di Hope nella sala di controllo negli Emirati c’è stato, giustamente, un applauso liberatorio.
Tutti i numeri di Hope
La sonda Hope ha una forma cubica leggermente allungata, di 2,3 × 2,9 metri di lato, con una massa di 1350 chilogrammi, dei quali 800 sono costituiti da propellente. È dotata di due pannelli fotovoltaici in grado di generare un totale di 1800 watt, collegati a un sistema di accumulazione a batterie. I contatti con la Terra sono assicurati da un’antenna ad alto guadagno di 1,5 metri di diametro, oltre che da una serie di antenne a basso guadagno leggermente meno potenti. Il sistema di guida si basa su sensori stellari e utilizza due sistemi di razzi di manovra, uno con sei motori da 120 N e un secondo, per manovre di precisione, con otto motori da 5 N.
Come accennato, il viaggio verso Marte di Hope dovrebbe durare 200 giorni, durante i quali percorrerà circa 493 milioni di chilometri per arrivare su Marte; la sonda ne studierà l’atmosfera per un periodo di due anni.
Il suo corredo di strumenti scientifici le consentirà di osservare i cicli stagionali dell’acqua, i fenomeni atmosferici nelle diverse regioni del pianeta e forse di capire le ragioni per cui l’atmosfera del pianeta rosso disperde nello spazio idrogeno e ossigeno. Ci si aspetta anche di comprendere meglio le ragioni dei drastici cambiamenti climatici di Marte.
Gli strumenti
La sonda Hope è dotata di tre strumenti:
- EXI (Emirates eXploration Imager): si tratta di un sensore fotografico multibanda da 12 megapixel capace di riprendere immagini ad alta risoluzione. Grazie a un sistema di filtri intercambiabili EXI studierà l’atmosfera marziana in tre bande dell’ultravioletto e tre (RGB) della luce visibile. EXI analizzerà anche le caratteristiche di ghiaccio, acqua, polveri e aerosol dispersi nell’atmosfera di Marte. Lo strumento è stato sviluppato presso i laboratori LASP dell’Università di Boulder, in Colorado (USA), in collaborazione con il Mohammed bin Rashid Space Centre (MBRSC) di Dubai (EAU).
- L’EMIRS (Emirates Mars Infrared Spectrometer) è uno spettrometro interferometrico agli infrarossi sviluppato dall’Arizona State University (ASU) e dal Mohammed bin Rashid Space Centre (MBRSC). Questo strumento esaminerà i profili di temperatura e le quantità di ghiaccio, vapore acqueo e polveri sospese in atmosfera. EMIRS sarà in grado di caratterizzare la parte medio-bassa dell’atmosfera.
- EMUS (Emirates Mars Ultraviolet Spectrometer) è uno spettrografo agli ultravioletti che misura le emissioni nella banda tra i 100 e i 170 nanometri, per indagare le caratteristiche globali e la variabilità dell’atmosfera marziana. Anche questo strumento è stato sviluppato in collaborazione con l’Università di Boulder, in particolare dal Laboratory for Atmospheric and Space Physics dell’ateneo statunitense.
La missione Hope è stata accompagnata da tanti messaggi augurali giunti da tutto il mondo. Anche l’amministratore di NASA Jim Bridenstine non ha fatto mancare il suo supporto.
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Complimentoni agli Emirati per il traguardo raggiunto così in fretta!