Se il lancio e la messa in orbita dei satelliti Starlink ha provocato, e continua a provocare, stupore e ammirazione a livello mondiale per l’innovazione e per il coraggio di alcune scelte tecnologiche e commerciali, non tutti sono stati contenti di vedere in orbita questi satelliti.
Già dopo il lancio del primo batch gli astronomi avevano infatti denunciato che l’eccessiva visibilità dei satelliti e le loro scie luminose lasciate sulle fotografie scattate con lunghi tempi di esposizione avrebbero interferito con l’osservazione della volta celeste. Starlink è la prima delle cosiddette megacostellazioni che alcune aziende stanno attivando. A titolo di esempio, e per meglio comprendere di cosa si sta parlando, la sola costellazione Starlink prevede a regime la messa in orbita di oltre 12.000 satelliti.
Il problema è stato particolarmente evidente già poco dopo il primo lancio, ben prima che i satelliti raggiungessero l’orbita finale a circa 550 km di altitudine. I satelliti sono risultati da subito estremamente visibili ad occhio nudo, ma il problema non si è attenuato nemmeno quando questi hanno raggiunto la quota operativa.
SpaceX ha ascoltato queste preoccupazioni e ha chiesto agli astronomi maggiori dettagli su come i satelliti avessero interferito con i programmi e le apparecchiature di osservazione, in particolare i sensori. Questo confronto ha portato SpaceX a sviluppare già quest’anno tre soluzioni.
Un primo esperimento è stata la realizzazione di una variante chiamata DarkSat. Un satellite Starlink lanciato lo scorso gennaio è stato rivestito con una vernice nera antiriflesso. L’intervento ha reso meno intensa la luminosità riflessa ma l’oggetto è comunque rimasto visibile a occhio nudo; inoltre questa mascheratura antiriflesso ha fatto aumentare notevolmente le temperature di esercizio del satellite, mettendo a rischio la sua affidabilità.
SpaceX ha introdotto quindi una nuova modifica a un satellite appartenente al batch lanciato il 3 giugno scorso – ma entro la fine del mese tutti i nuovi satelliti da lanciare verranno dotati di questa soluzione. In pratica è stata realizzata una sorta di visiera che impedirà alla luce solare di raggiungere le superfici più riflettenti del satellite in orbita.
Nel frattempo SpaceX sta collaudando una terza soluzione progettata per gestire la riflettività dei satelliti in ascesa verso la quota operativa, prima che le visiere possano fare la differenza. Poiché questo esperimento agisce sul software di navigazione, piuttosto che sul satellite come oggetto, l’approccio potrà essere applicato sia ai satelliti Starlink già in orbita sia a quelli ancora da lanciare. Questa soluzione consiste nel far ruotare i satelliti in momenti e punti ben precisi delle loro orbite, in modo che i pannelli fotovoltaici non riflettano la luce solare in direzione della Terra. La società ritiene che questa soluzione dovrebbe essere in grado di ridurre drasticamente la luminosità dei satelliti, anche se non li renderà completamente invisibili.
«Tutti sapevamo che i satelliti stavano arrivando, ma non avremmo mai immaginato che sarebbero stati così brillanti», ha detto James Lowenthal, astronomo dello Smith College nel Massachusetts, nel corso di un suo intervento al 236º meeting della American Astronomical Society (AAS) tenutosi il 2 giugno. «Per prima cosa non conoscevamo le loro dimensioni poiché non si trattava di una informazione pubblica», ha continuato Lowenthal, «e non sapevamo a quale altitudine avrebbero operato. La combinazione di questi fattori li ha resi molto, molto più luminosi di quanto ci aspettassimo – questa è stata la grande sorpresa».
Lo sforzo economico di SpaceX per la realizzazione della costellazione Starlink è paragonabile ai costi sostenuti da NASA nella realizzazione del James Webb Space Telescope. L’idea di fermare i lanci non è praticabile perché è stata approvata dagli enti preposti. L’attenzione si è concentrata di conseguenza su come SpaceX riuscirà a oscurare i satelliti e su come gli astronomi potranno evitarli nel corso delle osservazioni. SpaceX ha dedicato risorse significative a queste soluzioni tecniche ma solo le osservazioni ci diranno quanto le visiere e le tecniche di riorientamento saranno effettivamente in grado di ridurre l’impatto dei satelliti Starlink sull’astronomia.
Gli stessi fattori che si sono rivelati critici per Starlink – le dimensioni e l’altitudine dei satelliti – impatteranno anche sulle future megacostellazioni di altre aziende. Ciò che è meno chiaro è se anche gli altri operatori prenderanno in considerazione le preoccupazioni degli astronomi.
Finora SpaceX è l’unica azienda con sogni di megacostellazioni che ha dimostrato di essere collaborativa. Lowenthal ha dichiarato che il suo gruppo ha incontrato OneWeb solo una volta, prima della dichiarazione di fallimento della società alla fine di marzo. La sua speranza è che anche gli altri operatori si mostrino sensibili al problema così come ha fatto SpaceX.
Fonte: Space.com