Orion completa i test di pre-volo
Il 14 marzo a Sandusky, in Ohio, presso il centro NASA Plum Brook Station è terminata la campagna di prove sull’esemplare della capsula Orion destinato alla prima missione dello Space Launch System (SLS) e a breve verrà riportato al Kennedy Space Center dove verrà sottoposta agli ultimi controlli e preparativi in vista del lancio.
Il centro NASA è gestito dal Glenn Research Center, che con la serie di test appena conclusa ha verificato che la capsula soddisfacesse i requisiti di gestione termica e di interferenze elettromagnetiche in ambiente di vuoto, necessari a poter essere utilizzata nella missione Artemis 1.
Secondo quanto dichiarato da Jules Schneider, il direttore di Lockheed Martin deputato all’assemblaggio, test e operazioni di lancio di Orion, la prima parte dei test è stata quella più positiva: si tratta della parte termica con il mezzo spaziale inserito in una camera a vuoto e portato alle temperature che incontrerà durante una tipica missione, e cioè variabili tra -155 e +150 gradi centigradi. La soddisfazione di Lockheed era riferita non tanto ai risultati raggiunti, che dovevano comunque essere positivi, quanto alla tempistica, poiché tutte le verifiche si sono svolte in 47 giorni contro i 63 previsti.
La seconda parte dei controlli ha verificato la mancanza di interferenze nei sistemi della capsula dovute all’ambiente elettromagnetico che troverà nel suo viaggio nello spazio. Si sfrutta una camera anecoica in cui il mezzo viene investito da flussi di radiazioni elettromagnetiche appositamente calibrate per verificare che questi flussi non influiscano sul funzionamento dei sistemi di bordo. Questo tipo di controlli, necessari per ogni mezzo spaziale ma anche per aerei e altri dispositivi, è di particolare importanza per un mezzo come Orion, che deve uscire dallo schermo di protezione dalle radiazioni cosmiche costituito dal campo magnetico della Terra. Contrariamente ai test termici, questa serie è durata un po’ più del previsto, 5 giorni in più degli 8 previsti.
La durata complessiva è stata comunque inferiore a quanto programmato e questo giustifica la soddisfazione di Lockheed Martin unitamente al non aver riscontrato problemi di qualche rilevanza, come testimoniano le parole di Schneider:
Questi test non hanno rilevato grossi problemi con il mezzo spaziale. Abbiamo imparato alcune cose, ma nulla di particolare è emerso. Non abbiamo scoperto nulla che possa crearci grossi grattacapi nelle operazioni con il mezzo, nulla che possa costringerci a fare un passo indietro e nemmeno a cambiare il progetto o la disposizione di qualsiasi sistema.
Questa campagna di collaudi è ovviamente eseguita solo sul primo esemplare di un nuovo mezzo ma il fatto di essere nuovo, al contrario di quel che può sembrare, comporta delle difficoltà non banali da superare. Lo stesso direttore di Lockheed Martin ha rivelato che soprattutto il viaggio di andata e ritorno dalla Florida ha richiesto un impegno non indifferente. Normalmente Orion è gestita in posizione verticale e in questa posizione viaggia in cima al razzo. Tuttavia, sul Super Guppy adibito al trasporto è stato sistemato in posizione orizzontale per ragioni di dimensioni. Il lavoro di sviluppo dei supporti e dei fermi di fissaggio a garanzia della sicurezza della capsula durante il trasporto si è rivelato molto complicato e difficoltoso, molto più di quel che si può pensare.
NASA ha riportato la capsula al Kennedy Space Center mercoledì 25 marzo e precisamente al Neil Armstrong Operations and Checkout Building dove saranno effettuate le ultime operazioni pre-consegna da parte del costruttore Lockheed Martin.
Oltre all’installazione della copertura sul modulo di servizio, tra queste operazioni ci saranno degli ulteriori collaudi da eseguire presso le installazioni in Florida. In particolare il modulo di comando e quello di servizio verranno separati per eseguire degli ulteriori controlli termici, questa volta a pressione ambiente e non nel vuoto. Successivamente sarà eseguita anche una verifica di tenuta stagna a temperatura ambiente sui due moduli, nuovamente riuniti.
La durata di queste operazioni non è ben definita poiché si tratta della prima volta che vengono effettuate su Orion e conseguentemente la definizione delle tempistiche di esecuzione comporta una buona dose di incertezza. Al momento dell’arrivo alla base la stima variava dai 2 ai 4 mesi, ma nei giorni successivi si è aggiunta l’ulteriore variabile delle restrizioni al lavoro dovute all’emergenza COVID-19. Attualmente il Kennedy Space Center è segnalato a livello 3 nella scala di risposta NASA, ciò comporta l’obbligo di telelavoro con l’accesso consentito solo al personale dedicato alle operazioni sulle missioni essenziali, tra le quali è stata inserita anche la missione Artemis 1.
Quando avverrà, il termine dei lavori del costruttore sancirà il passaggio delle consegne alla ditta Jacobs, l’azienda che si è aggiudicata la fornitura dei servizi di terra per l’esplorazione. Da quel momento tale azienda sarà responsabile del mezzo e di tutte quelle operazioni, come il rifornimento o l’integrazione sul razzo, che sono il preludio al lancio vero e proprio, attualmente previsto per la seconda metà del 2021.
Fonte: SpaceNews
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