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Aggiornamenti dal sistema solare: marzo 2020

Credit: NASA

È la Terra la sfortunata protagonista del mese di marzo, vittima della pandemia che sta mettendo a dura prova i suoi abitanti, la loro salute, le loro vite e le loro attività produttive, comprese le operazioni giornaliere legate alle attività spaziali. Molte missioni operative stanno subendo rallentamenti o sospensioni e alcune di quelle in programmazione verranno posticipate.

Tra la notizie positive registriamo in questo mese, l’attesa rivelazione del nome del rover della prossima missione marziana NASA e l’annuncio del primo lancio interplanetario in rideshare, con fermate Marte (ESCAPADE), Psyche (con la missione omonima) e un asteroide binario (Janus) ancora da determinare. Inoltre sono stati selezionati i primi strumenti scientifici del Lunar Gateway e, infine, la nostra redazione è andata a controllare come vanno i lavori su alcuni componenti di JUICE, una sonda che partirà nel 2022 alla volta di Giove.

In preparazione per il lancio

Rallentano i lavori del rover Rosalind Franklin e del lander Kazačok. La data di partenza è stata posticipata per motivi tecnici, la decisione era già stata presa prima della diffusione globale del virus SARS-CoV-2. Nonostante serva solo qualche mese di preparazione in più, bisognerà aspettare più di due anni per partire a causa della finestra di lancio verso Marte, che termina ad agosto 2020.

Intanto alla NASA i lavori procedono, sebbene a rilento, ed è stato scelto il nome del rover della missione Mars 2020, che si chiamerà Perseverance. Continuano senza interruzioni i preparativi in Cina per HuoXing-1 (HX-1), orbiter, rover e lander che visiteranno Marte, mentre si hanno poche notizie relativa alla missione degli Emirati Arabi Al Amal o Mars Hope. Tutte e tre le missioni partiranno quest’estate tra luglio e agosto.

Il nome del rover inciso su una piastra protettiva sotto della quale passano i cavi dal corpo verso il braccio meccanico. Credit: JPL/NASA.

Verso la fine dell’anno potrebbero lasciare la Terra altre due sonde. La prima diretta verso la Luna con la missione cinese Chang’e 5, e la seconda verso il punto lagrangiano L1 Sole-Terra con una nuova missione indiana dedicata allo studio del Sole, Aditya-L1. È attesa per gli inizi del 2021 la sonda precursore CAPSTONE della NASA, che dovrebbe posizionarsi in un’orbita NRHO (Near Rectilinear Halo Orbit) così come farà il Gateway lunare negli anni a venire.

Esplorando la Luna

Sulla superficie della Luna continuano le due missioni della CNSA. Il lander di Chang’e 3 ha solo un telescopio all’ultravioletto ancora attivo, di cui si hanno poche notizie, ma la missione più recente, Chang’e 4, fa molto parlare di sé: il rover Yutu-2 ha già percorso 400 metri e il team della missione sta valutando se andare a perlustrare un obiettivo interessante a 1,8 km di distanza, cioè a quasi un anno di cammino. Lander e rover sono attivi da poco più di un anno e sono supportati dal ripetitore in orbita Queqiao, senza del quale non potrebbero comunicare dalla loro postazione nella faccia nascosta della Luna.

Montaggio in 4K del panorama di cui ha goduto l’equipaggio della missione Apollo 13 nel 1970. Il video è realizzato con le immagini fornite da LRO.

Dalla sua orbita circolare a 100 km di quota Chandrayaan-2 (ISRO) continua l’invio di immagini ad alta risoluzione della Luna, fin al di sotto del metro per pixel, dalle quali si sta realizzando una mappatura 3D della superficie del satellite. In un’orbita differente, con pericinzio sul polo sud, LRO (NASA) ha già completato da anni la mappatura e scansiona la superficie in cerca di differenze, segni di un possibile impatto meteoritico recente. L’agenzia statunitense ha un’altra missione in corso sulla Luna, una coppia di sonde gemelle in orbita, THEMIS-ARTEMIS P1 e P2.

In equilibrio tra Sole e Terra

Buone notizie dal punto lagrangiano L1 del sistema Sole-Terra (quello posto nel percorso tra Terra e Sole a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra), dove finalmente il 2 marzo DSCOVR (NASA/NOAA) è tornato operativo al 100%; già nel mese precedente era riuscito a inviare qualche immagine della Terra. Sempre nello stesso punto, ma rivolto dall’altro lato si trova SoHO (NASA/ESA), intento a osservare il Sole che dovrebbe riprendersi a momenti dal suo minimo undecennale di attività magnetica, evento che è stato il minore degli ultimi 200 anni e che determina la fine del ciclo 24 e l’inizio del ciclo 25. Sul Sole vegliano anche WIND e ACE (NASA), che sempre da L1 studiano gli effetti del vento solare sul nostro pianeta, e al momento registrano valori decisamente bassi.

Il Sole come appare durante la fase di minima attività, completamente privo di macchie. Credit: SOHO SDO/HMI Magnetogram.

Dalla parte opposta rispetto alla Terra, attorno al punto L2, Gaia (ESA) continua il suo lavoro di campionamento delle stelle delle Via Lattea, e dall’ultimo rilascio dei dati è emerso un interessante balletto cosmico della coda della nostra galassia, segno di una collisione antichissima che ha portato alla fusione di due galassie. A farle compagnia in questa zona quieta del sistema solare c’è Spektr-RG (Roscosmos/DLR), che esegue da pochi mesi un censimento delle sorgenti a raggi X dell’universo.

Nel sistema solare interno

C’è qualche piccolo problema di gestione delle sonde europee a seguito delle restrizioni imposte sul personale addetto alle operazioni a causa della pandemia COVID-19. Per alcune missioni, tra cui Solar Orbiter (SolO), gli strumenti scientifici sono stati spenti e le sonde messe in uno stato di ibernazione. Parte del personale è stato rediretto sulla missione BepiColombo (ESA/JAXA), che è molto vicina all’incontro con la Terra e il cui passaggio va monitorato attentamente.

Ordinaria amministrazione per Parker Solar Probe (NASA), missione per lo studio ravvicinato della nostra stella, ma che in questo momento si trova abbastanza lontano da essa, vicino all’afelio. Nel corso dell’estate incontrerà Venere e userà il suo assist gravitazionale per avvicinare ulteriormente il perielio al Sole.

Oltre all’attività scientifica è stato opportuno diramare una nota tecnica per Stereo A (NASA), il cui team si è sentito in dovere di spiegare alla comunità mediatica uno strano fenomeno ottico che ha portato a generare una riflessione di Venere sull’obiettivo dello strumento di ripresa della sonda, che se male interpretata avrebbe generato allarmi propagandistici di cui in questo momento non c’è assolutamente bisogno.

Un’immagine piena di dettagli della superficie di Bennu. Per dare un’idea della risoluzione basti pensare che la pietra al centro ha un diametro di soli 70 cm. Credit: NASA/Goddard/University of Arizona.

Sono iniziati i sorvoli molto ravvicinati di OSIRIS-REx (NASA) su Bennu, la sonda è passata a inizio mese a soli 250 metri dalla superficie sopra il sito Nightingale, candidato principale al prelevamento di campioni. La sonda è riuscita a effettuare una mappatura completa dell’asteroide con una risoluzione di 5 cm per pixel. Per nessun corpo celeste era mai stata effettuata una mappatura così precisa.

Dal Giappone non risultano ancora rallentamenti dovuti all’epidemia. Le missioni in corso, Akatsuki e Hayabusa 2, si trovano in una fase di routine senza particolari operazioni o scoperte degne di nota. La prima sonda è in orbita attorno a Venere dal 2015, la seconda sta tornando sulla Terra dopo aver visitato l’asteroide Ryugu, portandone un pezzettino con sé.

La flotta marziana

Attività incessanti sulla superficie di Marte per i due robot operativi. Il lander InSight le sta tentando tutte pur di riuscire a scavare nell’ostile suolo marziano. Nell’ultimo mese si sta facendo un uso ripetuto della benna per spingere la talpa un po’ più in profondità, e la nuova manovra sembra dare risultati soddisfacenti. Molto più a sud, il rover Curiosity ha dedicato un po’ di tempo alla fotografia, inviando un panorama con una risoluzione di 1,8 gigapixel, uno scatto lungo 88.797 e alto 22.958 pixel. L’attività scientifica procede incessantemente da anni ormai; di particolare rilievo è stata la recente scoperta dei tiofeni, solitamente un biomarcatore, che su Marte potrebbe aver avuto però un’origine abiotica.

Panorama a 360° in 8K realizzato a partire dalla foto panoramica di 1,8 gigapixel.

C’è un po’ di rallentamento delle attività in orbita. Le missioni Mars Express (ESA) e Trace Gas Orbiter (ESA/Roscosmos) sono in ibernazione a seguito delle restrizioni imposte sul personale addetto alle operazioni a causa della pandemia COVID-19. Potrebbe avviarsi verso la fase di conclusione la veneranda missione Mars Odyssey (NASA), vittima di un proposto taglio di budget che se confermato ne sancirebbe la fine l’anno prossimo, a 20 anni dal lancio.

Mars Reconnaissance Orbiter (NASA) non smette di inviare immagini bellissime con il suo strumento ad alta definizione HiRISE, e ormai è in orbita da 15 anni attorno a Marte. Sempre a cura della NASA, MAVEN persevera nell’osservazione del pianeta dall’orbita con un occhio particolare al campo magnetico, le cui dinamiche sono sempre un poco più chiare con lo studio congiunto dall’orbita e dalla superficie. Nessun aggiornamento di rilievo dall’orbiter rimanente, Mars Orbiter Mission (ISRO).

Nel sistema solare esterno

In orbita attorno a Giove, Juno (NASA) si prepara a un altro incontro ravvicinato col pianeta gigante: il 10 aprile passerà per la ventiseiesima volta al perigiovio e catturerà nuove immagini che permetteranno di studiare l’atmosfera e visualizzare l’evoluzione delle tempeste.

New Horizons (NASA) viaggia senza meta a più di 500 milioni di chilometri dal suo ultimo obiettivo, Arrokoth. Non si conosce nessun altro oggetto sulla sua strada, ma statisticamente ce ne possono essere tanti. La sonda sta anche per iniziare una grande campagna di osservazione che coinvolge i più grandi osservatori terrestri, da protrarsi per tutta la primavera e l’estate, per trovare un nuovo corpo celeste da visitare con questa sonda.

Alan Stern è il Principal Investigator di New Horizons.

Voyager 2 (NASA) ha ripreso in pieno le attività scientifiche dopo l’inconveniente di gennaio, ma un intervento di manutenzione a un’antenna australiana renderà le comunicazioni difficoltose per tutto l’anno in corso.

L’altra sonda gemella, Voyager 1, prosegue indisturbata e senza particolari problemi a 149 unità astronomiche di distanza dal Sole (22 miliardi di km, quasi 21 ore luce).

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