Dal nostro inviato a Darmstadt
È iniziata oggi con il decollo dalla Florida, la missione europea per lo studio ravvicinato del Sole, per investigarne il campo magnetico, la corona e il vento solare.
Il lancio è avvenuto questa mattina alle 05:03 italiane, dalla rampa SLC-41 della Cape Canaveral Air Force Base, a bordo di un vettore Atlas V 411 di United Launch Alliance (ULA) fornito dalla NASA.
Raggiunta la velocità necessaria per sfuggire all’attrazione terrestre, dopo la seconda accensione del secondo stadio Centaur, la sonda SolO si è separata dallo stesso per iniziare il lungo viaggio verso il centro del sistema solare.
Nei prossimi due giorni si dispiegheranno l’asta posteriore con i sensori, le tre antenne per lo studio del plasma e la parabola di comunicazione con la Terra.
In questo nostro precedente articolo abbiamo approfondito tutti i dettagli della missione.
We Are All Solar Orbiters
Venerdì scorso, 8 febbraio, siamo stati invitati da ESA alla giornata “WeAreAllSolarOrbiters” dedicata ai social media, presso l’European Space Operation Center (ESOC) di Darmstadt, in Germania. Un evento unico, ricco di interventi sulla missione, visite per il centro e la possibilità di incontrare, anche in maniera informale a pranzo e cena, molti addetti ai lavori coinvolti in diversi settori della missione.
«Per me il momento critico non sarà il decollo, ma l’istante in cui riceveremo il segnale di apertura dei pannelli solari», ha affermato Andrea Accomazzo, SolO Flight Director. «Le batterie di SolO durano solo 3 ore, senza energia solare la missione terminerà subito».
Il primo passaggio vicino al Sole avverrà il prossimo giugno, ma per raggiungere l’orbita operativa ci vorranno due anni e due “gravity assist maneuvers” con la Terra e Venere.
«Venere è importantissimo per questa missione», prosegue Accomazzo. «A ogni passaggio la sonda acquisirà sempre più velocità e inclinerà la sua orbita rispetto all’equatore solare per poter riprendere i poli, invisibili dalla Terra e dalle altre sonde. Nessun lanciatore attuale ha la capacità di garantire tale profilo di volo».
Ignacio Tanco, vice Flight Director aggiunge: «Il calcolo per permettere a SolO di eseguire le intricate manovre orbitali che lo porteranno ai multipli fly-by planetari, è pura magia matematica».
Nei 10 anni di missione pianificati sono previsti 8 passaggi vicino a Venere e 22 passaggi del Sole, di cui il più vicino sarà a circa 42 milioni di chilometri.
Per permettere agli strumenti scientifici di bordo un normale funzionamento anche nelle fasi in prossimità del Sole, lo scudo termico multistrato in titanio della sonda è stato trattato con una tecnologia innovativa, ma che ha radici molto antiche.
«I pigmenti neri a base di carbonio che compongono il trattamento SolarBlack, sono molto simili a quelli delle grotte francesi di Chauvet, risalenti a più di 30.000 anni fa», ci spiega Charlie Stallard, R&D manager dell’azienda irlandese ENBIO che ha messo a punto il sistema.
«Il nostro è un trattamento di abrasione del substrato metallico e contemporaneamente copertura su scala nanometrica con il SolarBlack. Lo scudo termico è stato testato fino a 500 °C, con il resto della sonda che rimaneva a –60 °C. Per mantenere lo scudo termico sempre perpendicolare al Sole, la sonda a sua volta dovrà avere una precisione nel controllo dell’assetto non superiore a 6° d’angolo su 2 assi [beccheggio e imbardata – n.d.a].»
Ringraziamo ESA, lo staff di ESOC e il team di Solar Orbiter per l’accoglienza e la disponibilità, augurando un’ottima missione, che seguiremo con interesse fase per fase, e buona scienza.
Foto credit: Simone Montrasio/AstronautiNEWS