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Astronauti sulla Luna nel 2024 o su Marte nel 2033?

Inizia quello che si prospetta essere il solito braccio di ferro annuale tra Presidente e Congresso degli Stati Uniti per definire il budget federale nel 2021. In particolare c’è stata una mossa forte di entrambi per quanto concerne il finanziamento della NASA e gli obiettivi che l’agenzia spaziale dovrà raggiungere negli anni a venire. Ognuno ha la sua visione, ognuno va dritto per la sua strada ma a fine anno, come ogni anno, bisogna raggiungere la quadra, un compromesso che scontenta un po’ entrambi ma sfocia in qualcosa di concreto.

Facciamo qualche passo indietro. L’anno scorso c’è stato un evento dirompente per quanto riguarda l’accordo sul budget per l’anno 2020: l’annuncio dello sbarco sulla Luna entro il 2024 da parte del vicepresidente Pence, denominato successivamente programma Artemis. Ci sono state diverse dichiarazioni durante l’anno, sia di tagli sia di finanziamenti extra, da parte dello stesso Trump, a distanza di pochi mesi. Alla fine l’accordo raggiunto è stato abbastanza soddisfacente, Artemis è stato approvato, sebbene con qualche limatura, i tagli proposti per il telescopio WFIRST e il programma divulgativo STEM sono stati eliminati, quindi le attività procedono anche nel 2020. Il budget NASA per il 2020 è di 22,269 miliardi di dollari con un chiaro intento di sbarcare sulla Luna entro il 2024.

Una tuta xEMU proposta per le attività extraveicolari sulla superficie della Luna. Credit: NASA.

A inizio anno è arrivata una mossa a sorpresa del Congresso che ha lasciato sbigottiti tutti i fan del programma lunare americano. Non si tratta di una cancellazione esplicita, ma di una dichiarazione di un obiettivo ancora più grande, che ovviamente drena risorse al programma Artemis: inviare un equipaggio umano su Marte entro il 2033. La dichiarazione del Congresso è avvenuta il 22 gennaio 2020 con un bill (una sorta di proposta di legge) che impone alla NASA di compiere nel giro di pochi mesi gli studi necessari per chiarire le operazioni, i finanziamenti e i rischi che accompagneranno questo nuovo programma. In una seduta successiva è stato chiarito che il programma Artemis non sarà cancellato: l’obiettivo di tornare sulla superficie della Luna esiste sempre e ne viene fissata la scadenza nel 2028. Il Congresso ha anche dichiarato che se la NASA trova il modo di tornarci prima è libera di farlo. È una sorta di guanto di sfida lanciato dal Congresso: ci sono i soldi per andare sulla Luna in 8 anni, ma se con questi si arriva in 4 ben venga. L’iniziativa è stata criticata dall’amministratore della NASA Jim Bridenstine.

Nel bill si chiarisce anche che l’obiettivo Luna non deve essere fine a sé stesso, ma costituire un banco di prova per la missione successiva su Marte, così come anche le attività sulla Stazione Spaziale Internazionale devono incentrarsi di più sui rischi della salute umana e sui rimedi da valutare durante un viaggio interplanetario. Inoltre l’obiettivo fissato è l’orbita marziana e non la superficie: non sarà necessario scendere per piantare la bandierina. L’importanza di un equipaggio umano in orbita su Marte che coadiuvi le attività robotiche in superficie era già stata messa in evidenza negli anni passati; a causa della distanza tra il pianeta rosso e il nostro pianeta madre, i segnali radio arrivano con un ritardo dell’ordine di grandezza di una decina di minuti e teleguidare in tempo reale un rover sulla superficie di Marte dalla Terra è impossibile. L’apporto che dà la presenza umana nelle attività scientifiche è ancora notevole; un rover autonomo non riesce a valutare bene i rischi di un movimento e deve affidarsi al comando da terra per gran parte degli spostamenti, il che rallenta enormemente la missione. Per avere un termine di paragone Cernan e Schmitt percorsero in 3 giorni 33 km con il rover lunare nella missione Apollo 17, mentre Curiosity in 7 anni è riuscito a spingersi poco oltre i 20 km.

Proposta per il budget NASA fino al 2025. Credit: NASA.

Il 10 febbraio 2020 ci pensa Trump a mettere i bastoni tra le ruote al Congresso. Arriva la sua proposta per il budget NASA 2021, con tante sorprese e tante storie già sentite. Intanto non c’è traccia dell’uomo su Marte nella sua proposta. Nulla di concreto. Qualche accenno al fatto che il programma lunare possa in futuro giovare all’esplorazione umana su Marte, ma nessuna data obiettivo e nessun investimento concreto in questa direzione. Invece l’aumento di budget proposto è notevole. Si parla di un aumento del 12%, che conduce a un importo di 25,246 miliardi per il 2021. Il grosso dell’aumento riguarda l’esplorazione oltre l’orbita terrestre, in particolare il lander lunare.

Nella proposta del Presidente tornano i tagli su cui insisteva l’anno precedente, e cioè il telescopio WFIRST e il programma STEM, assieme ad alcuni programmi scientifici come CLARREO, PACE e SOFIA. Inoltre quest’anno la proposta prevede una visione d’insieme degli investimenti da effettuare negli anni successivi, con qualche dettaglio sugli obiettivi su cui focalizzarsi. La pianificazione si estende fino all’anno fiscale 2025, cioè quello successivo al supposto ritorno sulla Luna con la prima donna e il prossimo uomo americani. I finanziamenti prospettati salgono fino al 2023 a un livello di 28,628 miliardi di dollari, con la voce relativa all’esplorazione spaziale che vede addirittura raddoppiate le risorse nel giro di 4 anni, a discapito delle attività scientifiche che non torneranno più sopra i 7 miliardi.

Video con tutti i passi necessari per prelevare un campione di suolo da Marte e portarlo sulla Terra.

Si parla tanto anche di Marte, ma solo per quanto riguarda le attività robotiche. La proposta incoraggia la preparazione della missione Mars Sample Return per il 2026, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, per l’invio di campioni di suolo da Marte ai laboratori terrestri. Spunta fuori una nuova missione marziana, Mars Ice Mapper, per l’individuazione di ghiaccio sotto la superficie, possibile risorsa da sfruttare in situ in futuro.

Nello spaccato relativo all’esplorazione planetaria c’è un nodo dolente su cui la politica vuole imporre la sua scelta, ma le due istituzioni indicano vie differenti e incompatibili. Si tratta di Europa Clipper, una sonda da inviare sull’omonimo satellite di Giove il cui lancio è previsto tra 4-5 anni ma non si sa ancora con che mezzo: il Congresso spinge per l’uso del domestico SLS mentre il Presidente mette nero su bianco l’utilizzo di un vettore commerciale con un risparmio netto di un miliardo e mezzo rispetto a SLS. Se da una parte è vero che il lancio tramite un vettore commerciale costa molto meno, c’è da tenere conto che SLS sarà il razzo più potente del mondo e potrà portare il carico a destinazione in modo più diretto e veloce, con una riduzione sostanziale dei costi di gestione.

Il primo stadio di SLS viene issato a Stennis in preparazione della Green Run. Credit: NASA.

A proposito di SLS c’è un’altra divergenza di opinioni che spinge il Congresso nell’investire di più e il Presidente nel tirare la cinghia: l’upgrade delle versioni. Il lanciatore super-pesante dovrebbe fare l’esordio nel corso del 2021 con la sua versione base Block 1, con un secondo stadio Interim Cryogenic Propulsion Stage (ICPS) derivato dal secondo stadio del Delta III e Delta IV. Per il futuro è previsto di utilizzare la versione Block 1B con un secondo stadio più potente, Exploration Upper Stage (EUS), ma il Presidente preferisce rinviare questa spesa in quanto non indispensabile per il rush del 2024, mentre il Congresso lo vede come un investimento necessario ad avere un lanciatore unico nel suo genere, aumentando la capacità di trasporto di carico verso la Luna da 26 a 37 tonnellate.

Su una cosa sono tutti d’accordo: proseguire le missioni in corso. Ci sono 45 missioni spaziali in corso, circa 15 programmate e 4 proposte per il futuro; l’unica a essere a rischio tagli è WFIRST, programmata attualmente per il 2025. Nel comunicato ufficiale del Presidente questi numeri appaiono ingigantiti e risultano 100 missioni, 65 in corso e 35 in preparazione, includendo tra le missioni NASA anche missioni di altre agenzie spaziali che portano a bordo strumenti scientifici forniti dalla NASA. Cento missioni spaziali sono tante da seguire, anche per i più appassionati.

Una seduta del Congresso per presentare emendamenti al bill. Tra il pubblico era presente pure Jim Bridenstine in visita non ufficiale, da semplice cittadino, secondo una sua dichiarazione.

L’anno in corso ha una pietra miliare importante da superare, cioè le elezioni presidenziali di novembre. Troppo spesso si è visto un cambio di rotta nelle politiche spaziali dovute a un rinnovo dei vertici della linea di comando: Luna con Bush, Marte con Obama, poi di nuovo Luna con Trump, ora forse Marte con la Luna come tappa intermedia. A volte questi cambi cancellano parte del lavoro svolto precedentemente, a volte lo mettono solamente in pausa, ma non possiamo biasimare la politica per gli sprechi nel programma spaziale, perché è proprio da lei che vengono i finanziamenti per le attività. Non è semplice gestire un organismo federale così complesso e ottenere il consenso di 320 milioni di cittadini. Spesso sprechi, tagli e insuccessi popolano le testate giornalistiche più dei vantaggi che anni e anni di avanzamenti tecnologici portano nella vita di tutti i giorni, forse troppo gradualmente per rendercene conto. Che si vada o meno sulla Luna o su Marte, gli anni a seguire saranno pieni di avventure spaziali e scoperte scientifiche senza precedenti. La politica non fa altro che rispondere all’esigenza del popolo che lo vota, e un aumento delle attività spaziali sono il riflesso di un interesse generale verso lo spazio, cresciuto in modo organico sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo.

Fonti:

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