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SpaceX: un successo col botto il test del sistema di fuga della Crew Dragon

Dopo svariati rinvii legati a condizioni meteorologiche non ideali nella zona del previsto splashdown, si è svolto oggi con pieno successo l’in-flight abort test della capsula Crew Dragon, quando in Italia erano le 16.30.

Ecco il video completo del test diffuso in streaming da SpaceX.

La Crew Dragon è la variante del veicolo orbitale di SpaceX capace di trasportare un equipaggio, e l’obiettivo del test di oggi era di verificare e validare la capacità del sistema formato da capsula e razzo di agire prontamente a protezione della vita degli astronauti in caso di anomalie.

A tal fine SpaceX ha predisposto un razzo Falcon 9 in modo da simulare un malfunzionamento dopo circa un minuto e mezzo dal lancio, lasciando al software di flight abort della capsula il compito di reagire prontamente.

Un “botto” di grande successo

La Dragon non ha tradito le aspettative: l’anomalia simulata è stata rilevata correttamente, e il software ha comandato l’accensione dei motori “SuperDraco” che hanno allontanato la capsula a distanza di sicurezza lungo la traiettoria prevista.

L’interno “nudo” della Crew Dragon usata nel test di oggi – © SpaceX/NASA Tv

Si è trattato di un passaggio cruciale, dopo la battuta d’arresto sofferta da SpaceX dopo l’esplosione a terra di una Crew Dragon proprio durante l’accensione dei SuperDraco.

I quattro paracadute principali della Crew Dragon correttamente aperti – © SpaceX/NASA Tv

In conferenza stampa è stato lo stesso Elon Musk a confermare i “numeri” principali del test odierno: al momento dell’abort il razzo viaggiava a mach 2,2 e si trovava a una quota di circa 40 chilometri, mentre la Dragon ha sviluppato un’accelerazione tra i 3,2 e i 3,5 g. Al momento dello splashdown i venti erano piuttosto sostenuti, attorno ai 30 km orari.

Il Falcon 9 si è disintegrato come atteso, anche se non è stato chiarito se per l’azione delle forze aerodinamiche o per l’intervento del sistema di autodistruzione di cui è dotato.

La prova è stata seguita anche dagli astronauti NASA Michael Hopkins e Victor Glover, destinati a essere il secondo equipaggio a volare sulla Crew Dragon. Sono apparsi entrambi molto soddisfatti, e hanno comunicato con piacere il sollievo delle loro famiglie per l’esito positivo della prova.

Il prossimo futuro

Musk ha dichiarato che la capsula che sarà utilizzata per il primo volo con equipaggio è nelle fasi finali di lavorazione, e sarà consegnata a fine febbraio. Saranno poi necessarie alcune settimane di controlli scrupolosi prima di programmare una data di lancio precisa, che – anche in caso tutti si riveli a posto – sarà auspicabilmente entro il secondo trimestre del 2020.

Musk si è augurato inoltre di riuscire, in un futuro dove saranno state ben collaudate, a utilizzare le reti progettate per prendere al volo le ogive anche per catturare la Crew Dragon in fase di rientro. Si tratterebbe di un risultato importante per minimizzare i danni provocati dal contatto con l’acqua salata dell’oceano e favorire un rapido riutilizzo del veicolo.

Il Falcon 9 in volo – © SpaceX/NASA Tv

L’amministratore di NASA Bridenstine ha aggiunto che al momento non è stato deciso se il primo volo con equipaggio della Dragon sarà di breve o lunga durata, anche se il successo di oggi mette sul tavolo diverse opzioni su cui riflettere, anche in termini di ricadute sull’addestramento degli astronauti.

Bridenstine si è soffermato anche sull’aspetto della ridondanza offerto dal nuovo approccio di NASA al volo spaziale umano: l’ente spaziale sarà infatti cliente non solo di SpaceX, ma anche di altre realtà tra cui i partner russi, dai quali si compreranno, per sicurezza, ancora alcuni posti sulle Sojuz. Tutte queste alternative aiuteranno a diminuire il rischio che un incidente fermi completamente il programma spaziale, come avvenne in passato per il programma Space Shuttle.

Le domande dei media

Incalzati dalle domande dei media, Musk e Kathy Lueders di NASA hanno raccontato qualche dettaglio extra del sistema di escape della Crew Dragon. Tale sistema è progettato per sopportare l’esplosione del primo stadio del Falcon anche se questa accadesse prima della separazione fisica della capsula dal vettore, come avvenuto oggi. I due eventi principali in caso di esplosione sarebbero la fireball, cioè la palla di fuoco, e l’onda d’urto ad alta pressione. Secondo Musk, la Crew Dragon offre adeguata protezione da entrambi, grazie a una struttura robusta e ai pannelli di protezione termica esterni, capaci di sopportare le sollecitazioni del rientro dall’orbita.

Musk ha tenuto anche a ricordare che Dragon (come la Starliner di Boeing) potrà abortire in ogni istante del lancio grazie al fatto che i SuperDraco sono parte integrante della capsula. Si tratta di una capacità che nessuno dei precedenti mezzi NASA aveva mai avuto.

Della missione di oggi non verrà riutilizzato nulla: il razzo si è di fatto disintegrato come previsto (l’oggetto visto cadere da molti era con ogni probabilità la sezione propulsiva del primo stadio) mentre la capsula non sarà offerta a voli NASA.

Bridenstine ha dichiarato in chiusura che al momento non vi sono accordi per far volare astronauti non NASA sulla Crew Dragon, anche se i partner internazionali hanno molti astronauti in attesa di volare e quindi si aspetta che questa eventualità si verificherà presto.

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