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ESA ha iniziato la sperimentazione per produrre ossigeno dalla regolite lunare

Produrre ossigeno dalla regolite, respirabile e utilizzabile come comburente per i propulsori, è sicuramente un passo essenziale per i futuri piani di insediamento sulla Luna. A tale scopo il prototipo di un piccolo impianto è stato avviato nel Materials and Electrical Components Laboratory dell’European Space Research and Technology Centre (ESTEC) di Noordwijk, vicino Amsterdam, nei Paesi Bassi.

Utilizzando regolite simulata, identica a quella riportata dalle sei missioni lunari Apollo 50 anni fa, Beth Lomax dell’Università di Glasgow e Alexandre Meurisse di ESA, presso il centro olandese hanno iniziato la sperimentazione utilizzando il metodo elettrolitico con sali sciolti.
La regolite contiene una percentuale di ossigeno compresa tra il 40-50% in peso, non direttamente utilizzabile perché chimicamente legato, sotto forma di ossidi, a formare minerali e vetro.
Scaldando la regolite a 950 °C insieme a sali disciolti di cloruro di calcio, che fungono da elettrolita, e applicando una corrente elettrica, è possibile estrarre l’ossigeno che si lega ai sali e che viene poi raccolto da un anodo.
Come prodotto di scarto la regolite viene convertita in lega metallica utilizzabile, per esempio, per stampanti 3D, o raffinata per ottenere leghe speciali.

A sinistra la regolite prima del trattamento, a destra lo scarto di leghe varie granulari.

Il sistema è stato originariamente sviluppato dalla compagnia britannica Metalysis, dove Lomax ha svolto la sua tesi di dottorato, per la produzione di metalli e leghe commerciali in cui l’ossigeno è un prodotto di scarto non gradito e in cui viene eliminato sotto forma di anidride carbonica (CO₂) e monossido di carbonio (CO).

Immagine al microscopio di un campione sottoposto a parziale riduzione.

Il prototipo realizzato all’ESTEC, a differenza del processo originario, è in grado di misurare quanto ossigeno viene prodotto dalla reazione. Attualmente, dopo la misurazione, l’ossigeno viene convogliato e fatto sfiatare, ma il prossimo passo sarà quello di provvedere alla raccolta e allo stoccaggio.
Un altro obiettivo prefissato sarà quello di riuscire a condurre la reazione a temperatura inferiore e come fine ultimo della ricerca riuscire a realizzare un prototipo compatto, sicuro e stabile che possa operare sulla Luna già con le prime missioni previste per questo decennio.

Fonte e foto credit: ESA

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