Dopo alcuni rinvii dovuti alle avverse condizioni atmosferiche, lo scorso 29 gennaio SpaceX ha lanciato con successo il suo quarto lotto di satelliti Starlink, il secondo lancio di questo tipo effettuato nel mese di gennaio.
Un fuligginoso Falcon 9, giunto con questo lancio al suo terzo volo, è decollato alle ore 14:06 GMT dallo Space Launch Complex 40 di Cape Canaveral in Florida per trasportare 60 satelliti Starlink che si sono aggiunti ai 180 già in orbita. Tutti i satelliti sono stati rilasciati con successo circa un’ora dopo il decollo. La scorsa settimana, forti venti in quota avevano costretto la compagnia privata di voli spaziali a rimandare il lancio della missione Starlink-3. SpaceX aveva deciso di posticipare il lancio al 28 gennaio, ma in quella giornata il mare agitato aveva impedito alla chiatta di recupero del primo stadio di lasciare gli ormeggi e quindi non è rimasta altra alternativa se non quella di annullare anche il secondo tentativo di lancio.
Riutilizzo del vettore
La star di questa missione è stata anche questa volta il primo stadio del Falcon 9. Il razzo, matricola B1051.3, aveva precedentemente collaborato al lancio della missione Demo-1, quella della Crew Dragon senza equipaggio, e al lancio di tre satelliti canadesi progettati per l’osservazione della Terra. Il vettore, esaurito il suo compito, è tornato a Terra atterrando dolcemente sulla piattaforma di atterraggio Of Course I Still Love You che lo aspettava al largo dell’Oceano Atlantico, diventando nel frattempo anche il 49º tentativo di recupero booster. Il primo stadio del Falcon 9 è stato infatti progettato per essere riutilizzato fino a 9 volte con piccoli interventi di manutenzione da effettuare prima di ciascun volo. Ad oggi, SpaceX deve ancora far volare per cinque volte un suo primo stadio, ma è molto probabile che anche questo booster potrà volare di nuovo con successo in futuro.
La costellazione dei satelliti Starlink
Anche questo lancio ha fornito il proprio contributo alla proliferazione della costellazione Starlink. Questi piccoli satelliti, dal peso di poco superiore ai 220 chilogrammi, sono stati progettati con l’idea di fornire servizi internet ai territori sorvolati. Con questo lancio, la costellazione ha raggiunto le 240 unità, creando quella che al momento è già la più grande flotta di satelliti in orbita. SpaceX non è l’unica compagnia aerospaziale che desidera diventare anche internet provider. OneWeb ha lanciato il suo primo set di sei satelliti nel 2019, ma SpaceX, con i propri razzi, è riuscita a creare rapidamente una costellazione considerevole. Elon Musk, CEO e fondatore di SpaceX, aveva dichiarato che la compagnia avrà bisogno di avere almeno 400 satelliti in orbita per riuscire a fornire una copertura internet minimale e 800 per fornire una copertura moderata. La commercializzazione dei servizi potrebbe essere avviata già a partire dal 2020 con la copertura di alcune località di Stati Uniti e Canada.
Come funziona Starlink
L’obiettivo del progetto Starlink è la fornitura di un accesso globale a internet ad alta velocità. Con l’attuale tecnologia le aree rurali e remote sono ancora oggi spesso isolate e senza accesso al web. I tradizionali provider di servizi internet via satellite sono in grado di fornire una copertura con i loro satelliti posti in orbita geostazionaria (circa 35.000 chilometri di altitudine), ma il segnale per giungere a destinazione e tornare al dispositivo di origine deve percorrere una distanza elevata, il che si traduce in collegamenti con velocità di connessione poco performanti. Operando a un’altitudine più bassa, SpaceX spera di riuscire a ridurre questo problema per fornire una copertura veloce e affidabile a un prezzo competitivo.
Preservare l’osservazione del cosmo
Non tutti sono entusiasti dell’idea di questo progetto di SpaceX. Gli astronomi hanno espresso preoccupazione per il fatto che i satelliti potrebbero interferire con osservazioni scientifiche cruciali. Già dopo il primo lancio molti osservatori avevano notato che i minuscoli satelliti apparivano in cielo incredibilmente luminosi, anche più di un normale satellite. Questa osservazione ha reso nervosi gli scienziati sulle possibili interferenze con l’osservazione del cosmo. Gli astronomi si affidano a telescopi terrestri per acquisire immagini a lunga esposizione degli oggetti astronomici che desiderano studiare. Quando qualcosa di luminoso entra nel campo visivo del telescopio, questa intromissione potrebbe oscurare l’immagine dell’oggetto osservato. A seguito delle lamentele, Elon Musk e SpaceX hanno affermato che avrebbero cercato di ridurre la luminosità dei satelliti. A tal fine la società ha dichiarato che uno dei satelliti del terzo lotto è stato rivestito con un materiale speciale che dovrebbe farlo apparire meno luminoso. Dai commenti emersi nel corso dell’ultimo lancio, l’ingegnere Lauren Lyons di Starlink ha affermato che il satellite a cui è stato applicato il rivestimento scuro si sta ancora dirigendo verso la sua orbita finale, quindi sarà necessario attendere ancora un po’ di tempo per completare i test. Se i test avranno esito positivo, le future versioni dei satelliti potrebbero essere rivestite tutte con lo stesso materiale.
Recupero dei fairing
SpaceX ha dimostrato di essere in grado di riutilizzare con successo i suoi booster, ma la società desidera portare il concetto di riusabilità a un livello più elevato tentando anche il recupero dei fairing, ovvero le protezioni del carico utile. In quest’ultimo lancio, SpaceX ha “catturato” con successo con GO Ms. Tree, una delle sue due barche, una delle due sezioni di cui è costituito il fairing del razzo. Le carenature sono progettate per proteggere i payload durante le prime fasi del volo e sono progettate per dividersi in due sezioni che vengono sganciate e rilasciate quando il razzo raggiunge lo spazio. Ognuna di esse è dotata di un proprio sistema di navigazione che le permette di planare dolcemente. Visto che ogni carenatura costa circa 3 milioni di dollari, SpaceX ha ideato un metodo di recupero, basato su navi dotate di grandi reti montate sopra di esse, per catturarle e riutilizzarle nei voli futuri realizzando un risparmio di denaro. Fino ad oggi, GO Ms. Tree (precedentemente nota come Mr. Steven) è riuscita ad effettuare tre catture, mentre la seconda barca, GO Ms. Chief, non ci è ancora riuscita.
Fonte: SpaceX