Pad abort test di Starliner: bene ma non benissimo
Nel primo pomeriggio di ieri 4 novembre si è svolto l’atteso pad abort test della capsula CST-100 Starliner, conclusosi con successo anche se uno dei tre paracadute principali ha mancato l’apertura.
Lo scopo del test era la validazione del sistema di fuga della capsula, che ha il compito di salvare la vita degli astronauti in tutte le fasi del lancio allontanandoli il più velocemente possibile dal razzo vettore. La spinta garantita dai motori a razzo LAE (Launch Abort Engines, derivati dal progetto RS-88) è in effetti portentosa, tale da accelerare la capsula da 0 a 1050 km/h nel giro di 5,1 secondi. A soli 18 secondi dall’accensione dei LAE, la Starliner si trovava già all’apogeo della sua parabola, in perfetto controllo del sistema di guida, ad una distanza di 1300 metri dal pad di lancio. In effetti il test è stato talmente rapido (circa 95 secondi) da essere difficile da seguire nel dettaglio senza un minimo di preparazione precedente.
L’abort test è stato trasmesso in diretta streaming. Ecco dunque il video rilasciato da NASA.
Le fasi principali del test sono state:
- da T+0 s to T+15 s: accensione dei LAE e dei thrusters di manovra (gli OMACS, Orbital Maneuvering and Attitude Control rockets)
- da T+17 s a T+21 s: capsula all’apogeo, espulsione dello scudo termico superiore e uscita dei paracadute pilota (drogue)
- T+26 s: apertura dei paracadute principali
- T+34 s: espulsione del modulo di servizio
- T+48 s: estensione del sistema a “manico di secchiello” che raddrizza la capsula in preparazione all’atterraggio
- T+60 s: espulsione dello scudo termico inferiore e gonfiaggio degli airbag
- T+95 s: atterraggio della capsula.
Il problema con il terzo paracadute
Come abbiamo accennato, nel corso del test si è verificato un evento imprevisto: mentre il programma prevedeva l’apertura di tutti e tre i paracadute principali, uno di questi non è stato estratto dalla sua sede e quindi la capsula è atterrata sorretta da due soli paracadute.
Tecnicamente non si è trattato di un fallimento generale del test, in quanto il progetto del sistema di atterraggio prevede un touchdown in sicurezza con due paracadute, e anche in caso di doppio fallimento uno solo di questi dispositivi garantisce un rientro duro ma sopportabile per gli astronauti, grazie anche all’azione degli airbag posti nella parte inferiore della capsula.
Ciò detto, sicuramente quanto avvenuto non è nominale, e i tecnici di Boeing dovranno esaminare con cura la capsula e la telemetria del test per scoprire le ragioni dell’accaduto e assicurarsi che tutto sia pronto per il cruciale test orbitale programmato per il prossimo 17 dicembre.
Al momento non vi è stata una comunicazione ufficiale di Boeing a commento del problema, e ogni conclusione al proposito pare prematura. Questo detto, tra le speculazioni della prima ora più interessanti non si può non citare qualcosa osservato dal noto divulgatore Scott Manley: rivedendo l’apertura dei paracadute pilota al rallentatore, uno dei tre sembra in effetti staccarsi e volare via, invece di rimanere ancorato al sistema per favorire la successiva estensione del paracadute principale.
Rimanendo in attesa di una presa di presa di posizione da parte di Boeing, è possibile seguire gli ultimissimi aggiornamenti, come sempre, su ForumAstronautico.it
Fonte: NASA
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C’è qualche accenno alla “nuvola rossa” a poca distanza dal sito dell’atterraggio? Tra i vari commenti che ho trovato in rete, due le posizioni dominanti: fumo di segnalazione o rottura di un serbatoio con idrazina. Secondo voi?
Come giustamente ha intuito, si tratta in effetti dei fumi generati dalla combustione dei propellenti ipergolici rimasti nel modulo di servizio della capsula CST-100 Starliner, che si sono rotti con l’impatto al suolo. Si tratta di fumi tossici la cui pericolosità, variabile a seconda dello scenario di aborto, dovrà essere gestita da eventuali squadre di soccorso.