L’arte di arrangiarsi vince anche su Marte: HP³ comincia a funzionare a pieno regime
Nel corso di questi mesi AstronautiNEWS ha seguito con grande interesse l’avventura di HP³ (Heat Flow and Physical Properties Probe), lo strumento portato il 26 novembre 2018 sulla superficie di Marte dalla sonda NASA InSight.
HP³ era stato posizionato al suolo il 13 febbraio 2019 e sin dalle prime operazioni si erano riscontrati problemi con la “talpa”, ovvero il penetratore meccanico dello strumento.
Nei nostri precedenti articoli abbiamo raccontato sia delle analisi per identificare la reale natura del problema, sia delle manovre effettuate per cercare di rendere operativa e fruttuosa questa importante parte della missione.
Volendo riassumere in breve il travagliato processo di risoluzione: Si è prima spostato tutta la struttura sovrastante il perforatore. Si è poi tentato di compattare il suolo intorno a quest’ultimo ma, pur avendo acquisito importanti dati analizzando le immagini dell’interno del buco creato dalla Talpa, non si sono registrati avanzamenti degni di nota.
In ultima istanza i tecnici impegnati in questo particolare problema, hanno deciso di sfruttare la benna presente sul braccio robotico (che ricordiamo era stata montata al solo scopo di rimuovere eventuali sassi che intralciassero il dispiegamento degli strumenti) per premere sul lato dello strumento in panne.
Questa soluzione si è rivelata vincente, e ha permesso alla talpa di compiere finalmente con successo i suoi primi centimetri di viaggio verso il sottosuolo di Marte. Ricordiamo che in totale sono 5 i metri da raggiungere in profondità, nella migliore delle ipotesi.
Follow up continuo
Dopo la buona notizia, abbiamo anche noi notato che era presente durante la discesa una rotazione verso sinistra. Provando a chiedere sull’account twitter di DLR (Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt, ente responsabile di HP³) se questo movimento avesse potuto avere delle ripercussioni sulla integrità del cavo ingegneristico (anch’esso parte vitale dello strumento) abbiamo ricevuto una delucidazione in merito:
Ovviamente, i tecnici della DLR non solo hanno notato la rotazione ma la avevano già preventivata, riscontrandola nelle prove fatte a terra con la copia ingegneristica di HP³.
La misura complessiva di questo movimento rotatorio dovrebbe essere di circa 270° fino alla profondità finale di 5 metri. Si conta anche sul fatto che dovrebbe ridursi una volta che il cavo cominci a entrare anch’esso nel sottosuolo, agendo come una “pinna stabilizzatrice”.
Le cose con l’avanzare delle operzioni stanno andando ancora meglio, dimostrando ancor di più che la tenacia e l’ingegno portano a grandi risultati: anche la torsione sembra essersi già ridotta e la talpa continua, con tutto il nostro appoggio morale, il suo lavoro.
Sol 318
— Melina🏳️⚧️ (@AstroMelina) October 20, 2019
The mole continues to hammer into the ground and the rotation stopped completely.@InSightImageBot @DLR_de @NASAInSight #NASAInSight #HP3 pic.twitter.com/dKKMeMqAap
Credit: NASA; DLR; per la immagine di copertina Springer Nature
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Oh che bella notizia, sono davvero contento.
Complimenti ai tecnici NASA per essere riusciti nell’impresa!