Come ogni anno, durante la World Space Week l’Agenzia Spaziale Europea organizza un open day presso i suoi centri operativi sparsi per l’Europa; questo significa che chiunque sia interessato ha la possibilità di visitare i laboratori nei quali viene scritto il presente e il futuro del programma spaziale europeo.
Ne abbiamo approfittato per visitare ESTEC, il Centro Europeo per la Ricerca e la Tecnologia spaziale, a Noordwijk nei Paesi Bassi. È qui che vengono progettate le missioni spaziali europee, ne vengono sviluppate le tecnologie necessarie e sempre qui vengono testate e validate all’interno di uno dei più grandi laboratori spaziali del mondo, l’ESTEC Test Centre.
Domenica 6 ottobre ogni angolo dei 300.000 m² su cui si sviluppa il centro di ricerca era dedicato alla divulgazione, aprendo ai 9159 visitatori arrivati da tutta Europa per capire in quali nuovi progetti siano stati investiti i 10 € che annualmente ognuno dei contribuenti europei elargisce alla causa spaziale.
Benvenuti all’ESA Open Day 2019
Ottobre, Olanda, nessuno si aspetterebbe una bella giornata soleggiata. Erano probabilmente rassegnati anche Franco Ongaro, direttore di ESTEC, André Kuipers e Alexander Gerst, astronauti ESA, e Walter Cunningham veterano di NASA, che per dare il benvenuto ai visitatori si sono presentati puntuali all’apertura sotto una pioggia battente accompagnati da un messaggio speciale direttamente dalla Stazione Spaziale Internazionale. Luca Parmitano è infatti apparso sul maxischermo installato all’entrata per accogliere i presenti e invitarli a visitare uno dei luoghi dove si crea il futuro dell’esplorazione spaziale.
L’edificio principale di ESTEC è il punto di ritrovo dal quale si snodano i corridoi che portano a uffici e laboratori. È qui che si trovano il centro conferenze, la libreria tecnica e… il bar (se mai doveste perdervi, seguite le indicazioni per il ristorante), e proprio da qui abbiamo dato il via al nostro giro di visita.
La prima tappa è stata l’intervento di Jan Wörner, Direttore Generale di ESA, che ha voluto riassumere brevemente gli ambiti in cui opera l’Agenzia, sottolineando il privilegio di poter lavorare con ben 22 Paesi membri e relative differenti culture, ma anche parlato delle difficoltà che si incontrano nel gestire un sistema così ampio e caratterizzato da una limitata autonomia decisionale.
Wörner ha poi spiegato che ESA, oltre alla sede principale di Parigi, ha otto centri di ricerca distribuiti in vari paesi europei: ESTEC nei Paesi Bassi, ESOC ed EAC in Germania, ESRIN in Italia, ESAC in Spagna, ESEC in Belgio, ECSAT nel Regno Unito e lo spazioporto in Guyana Francese. Questi stabilimenti devono operare in modo coerente e coordinato, interfacciandosi allo stesso tempo con le altre agenzie spaziali internazionali.
Alla conclusione del discorso di Wörner ci siamo spostati nell’edificio ERASMUS, dove si lavora alle attività spaziali umane. Qui era esposto un modello funzionante dell’esperimento Veggie attualmente in corso sulla Stazione Spaziale, e si poteva anche visitare l’interno del modulo europeo Columbus, ricostruito in scala 1:1.
Il motivo principale che ci ha spinti a recarci a Noordwijk, era l’opportunità vedere il braccio robotico europeo ERA in movimento. Nel video qui sotto è possibile vedere in azione solamente la parte terminale del braccio, il “polso”, che qui è stato fatto scorrere su cuscinetti a sfera, ma che una volta nello spazio potrà muoversi liberamente in più direzioni. Sarà l’evoluzione dell’attuale Canadarm. La data di lancio non è ancora stata resa nota definitivamente in quanto è destinato a partire a bordo del razzo Proton che porterà il modulo Nauka sulla ISS, che come ben sappiamo è soggetto a slittamenti da almeno un anno.
Ogni open day è dedicato a una tematica particolare, e quella di quest’anno non poteva che essere la Luna, 50 anni dopo il primo sbarco umano. Ecco infatti che abbiamo incontrato diverse aree dedicate al nostro satellite, in particolare allo studio delle abilità e degli strumenti necessari a creare un avamposto lunare. Se da un lato si studiano le peculiarità della regolite lunare per progettare rifugi sotterranei “ad alveare”, dall’altro si progettano ripari stampati in 3D, composti da materiali particolari come la copertura in fibra di basalto raffigurata nelle immagini qui sopra.
Parlavamo della Luna, dunque? Proprio per questo a un certo punto siamo tornati nel main building, perché nella sala stampa avremmo troveremo niente meno che Walter Cunningham, ex astronauta NASA che volò a bordo di Apollo 7 nell’ottobre del 1968. Il suo volo di 11 giorni certificò l’affidabilità del Modulo di Comando Apollo, e più tardi fu anche coinvolto nel progetto Skylab, la prima stazione spaziale statunitense. Ora, con i suoi 88 anni di età, lo avevamo davanti a noi, pronto a condividere le sue opinioni riguardo le nuove aziende spaziali private.
Le nostre interviste
Nel corso della giornata abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare il direttore di ESTEC, Franco Ongaro, che ci ha concesso qualche minuto del suo tempo per rispondere a un paio di domande tecniche. Gli abbiamo chiesto quale fosse la posizione di ESA sui generatori termoelettrici a radioisotopi utilizzati sulle sonde interplanetarie, poi ci siamo soffermati sulla questione detriti spaziali chiedendogli se secondo lui esista un modo per prevenirli oltre ai vari progetti, presentati anche qui in ESTEC, per ripulire lo spazio a posteriori. Infine gli abbiamo chiesto il suo punto di vista sulla divulgazione delle tematiche spaziali. Ecco tutte le sue risposte, nel video che abbiamo girato.
E a proposito di divulgazione, gli open day sono eccezionali per incontrare persone conosciute grazie ai loro video divulgativi. L’ospite d’onore della comunicazione spaziale di quest’anno era Scott Manley: Youtuber, gamer, programmatore, astrofisico e DJ. Lo abbiamo incontrato e abbiamo fatto due chiacchiere sul suo metodo di divulgazione, nel video qui sotto (in inglese).
Passeggiando tra i corridoi del main building abbiamo anche avuto l’opportunità di incontrare Matt Taylor, project scientist della missione Rosetta. Davvero un personaggio.
Le nostre conclusioni
Gli ESA Open Day sono il modo più diretto a disposizione dell’Agenzia Spaziale Europea per comunicare con i cittadini. Ogni volontario era genuinamente entusiasta di interagire con i visitatori e spiegare nei dettagli il suo progetto. Le cose da vedere e le storie da ascoltare sono state talmente tante che in 8 ore abbiamo solamente scalfito la superficie.
Le tappe sono state innumerevoli, ciascuna con il suo team di volontari/divulgatori. Solo per citarne alcune, c’erano il modello di test originale dello spazioplano IXV utilizzato nel 2014, le dimostrazioni pratiche del funzionamento delle comunicazioni satellitari, i modelli di rover marziani, la centrifuga in ipergravità (fino a 20 volte maggiore rispetto a quella terrestre), i modelli statici dei vettori europei Ariane 6 e Vega C e del modulo Orion, e per finire una collezione di fumetti a tema astronautico.
Queste giornate, peraltro gratuite, permettono al pubblico di toccare con mano le ultime novità nell’ambito spaziale e incontrare personaggi unici del panorama (e della storia) aerospaziale: i veterani delle missioni Apollo Walt Cunningham e Rusty Schweickart, astronauti attualmente in servizio come Alexander Gerst, o di cui magari avete seguito le gesta, come André Kuipers. Quest’anno era presente anche Paul Van Hoeydonck, lo scultore belga creatore dell’unico artefatto umano presente sulla superficie lunare, e Scott Millican, l’ingegnere che sviluppò la Lunar Surface Checklist.
Il nostro consiglio: tenete d’occhio le pagine di ESA e preparatevi per il prossimo Open Day, previsto per ottobre 2020. Una visita ad ESTEC vale assolutamente lo sforzo di una trasferta in Olanda!