L’India ritorna sulla Luna
Si è da poco festeggiato l’anniversario del 50º anno dal primo passo di un uomo sulla Luna e l’agenzia spaziale indiana ha cercato di sfruttare l’onda mediatica per lanciare una nuova sonda verso il nostro satellite naturale proprio in questa occasione. Per una serie di problemi tecnici, il volo è slittato al 22 luglio 2019 ma è stato comunque un successo e la sonda Chandrayaan-2 sta ora effettuando le manovre necessarie per dirigersi verso la Luna.
Si tratta di una missione complessa, con un orbiter, un lander e un rover che stanno viaggiando insieme in un’orbita terrestre altamente ellittica e continueranno allungando sempre un po’ di più la loro orbita più o meno fino a ferragosto, quando si inseriranno in una traiettoria di trasferimento lunare.
Il lancio è stato effettuato il 22 luglio alle 11:13 ora italiana, quando erano le 14:43 presso il Satish Dhawan Space Centre (ricordiamo che l’India ha anche regioni con fusi orari di 30 minuti di intervallo), da dove è partito un vettore GLSV nella versione Mark III, un razzo tipicamente usato per lanci in orbita geostazionaria. Si tratta della configurazione più potente di questo razzo, con una capacità di circa 10 tonnellate in orbita terrestre bassa. Secondo gli attuali progetti dovrebbe portare il primo astronauta indiano in orbita entro il 2022.
Dopo 16 minuti e 14 secondi dalla partenza, il lanciatore aveva compiuto il suo obiettivo, portando il carico in un’orbita ellittica con 169,7 km di perigeo e 45.475 km di apogeo, ben 6000 km in più del previsto, che in realtà è un’ottima notizia, in quanto nei prossimi giorni la sonda dovrà piano piano aumentare la quota dell’apogeo per poter azzerare i 370.000 km che la separano dalla Luna. Partire da una quota più alta del previsto permetterà di risparmiare carburante e diminuire il rischi della missione, avendo a disposizione un margine più alto per le manovre correttive.
Non è necessario effettuare un’unica manovra per arrivare sulla Luna, la sonda sfrutta l’effetto Oberth aumentando la sua energia orbitale al perigeo, quando un impulso dato dall’accensione dei motori è più efficace. Procederà quindi con delle accensioni programmate dei motori ogni due o tre giorni per qualche decina di secondi, alzando piano piano la quota dell’apogeo. Secondo i piani di ISRO (Indian Space Research Organisation, l’agenzia spaziale indiana) dovrebbe riuscire a portarsi in un’orbita con apogeo di 143.585 km il 6 agosto, per poi effettuare la manovra di trasferimento in orbita lunare il 14 agosto.
Una volta entrata nella sfera di Hill della Luna, effettuerà delle manovre contrarie a quelle eseguite in orbita terrestre, cioè abbasserà piano piano il perilunio della sua orbita fino ad arrivare a un orbita circolare di 100 km di distanza dalla superficie della Luna. Da qui, l’orbiter si separerà dal lander con rover, e questi ultimi abbasseranno ulteriormente la loro orbita fino a una quota di 100 × 30 km (100 km di apolunio e 30 di perilunio). Il 7 settembre del 2019 il lander tenterà una manovra di atterraggio morbido in una zona prossima al polo sud lunare. Il lander e il rover sono programmati per restare operativi un dì lunare dal momento dell’atterraggio, 14 giorni terrestri circa, dopodiché la lunga e fredda notte comprometterà quasi sicuramente l’equipaggiamento di bordo. L’orbiter ha davanti a sé una missione scientifica di una durata programmata di un anno.
Questa missione è l’evoluzione di Chandrayaan-1, lanciata nel 2008, ed equipaggiata con un orbiter e un impattatore, il quale si schiantò violentemente e intenzionalmente contro un cratere in ombra nei pressi del polo sud lunare, rivelando alla comunità scientifica la presenza di una quantità di acqua maggiore del previsto. L’orbiter del 2008 aveva una massa (al lancio) di 1380 kg. La missione attuale, molto più complessa, ha una massa totale del carico di 3850 kg, di cui 2379 kg per l’orbiter e 1471 per il lander con relativo rover (quest’ultimo pesa soltanto 27 kg).
Fonte: ISRO
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Brava India, spero che riescano a far atterrare senza problemi il lander!