Conferenza stampa pre lancio per l’equipaggio dell’Apollo 11

5 luglio 1969

Dal nostro inviato a Houston.

A undici giorni dal lancio, Neil Armstrong, Michael Collins ed Edwin Aldrin, hanno interrotto le ultime fasi della preparazione al Kennedy Space Center in Florida per dedicare una giornata completa a giornalisti e rappresentanti dei media.
L’impegno è cominciato presto con una conferenza stampa generale presso la sala conferenze del Manned Spacecraft Center a Houston, seguita da interviste dedicate alle televisioni via cavo, qualche ora dedicata ai rappresentanti delle riviste e infine, in serata, con interviste singole per ciascuna delle tre grandi emittenti televisive nazionali.

Armstrong, Aldrin e Collins al momento dell’ingresso nella sala. Foto credit: LIFE Magazine.

Per rispettare le condizioni di isolamento da eventuali batteri trasmessi dalle persone presenti in sala, che comunque dovevano rispettare una distanza di almeno 16 metri dagli astronauti, sul palco è stata approntata una gabbia di plexiglas chiusa su tre lati (aperta davanti) all’interno della quale era presente una grande scrivania con tre sedie. Alle spalle degli astronauti erano inoltre presenti dei ventilatori che soffiavano l’aria interna della gabbia verso il pubblico, impedendo così che avvenisse il contrario.
Quando Armstrong, Collins e Aldrin hanno fatto l’ingresso in sala indossando delle maschere con filtro, alcuni giornalisti simpaticamente hanno indossato delle mascherine da ospedale, creando un breve momento di ilarità.

Una volta sedutisi alla scrivania gli astronauti hanno potuto togliersi le maschere e dare inizio all’incontro. Neil Armstrong, in qualità di comandante della missione, ha preso la parola per primo.

L’equipaggio dell’Apollo 10 discute le fasi della loro missione insieme ai membri dell’Apollo 11. Da sinistra, Collins, Aldrin, Cernan, Stafford, Armstrong e Young. Foto credit: NASA.

«Siamo qui oggi per parlare dell’imminente volo dell’Apollo 11, che speriamo sia il culmine dell’obbiettivo nazionale chiamato progetto Apollo. Siamo in grado di poter discutere di questo tentativo grazie al successo delle precedenti quattro missioni con equipaggio e innumerevoli test senza equipaggio, che hanno contribuito in grande misura a questo nostro volo. Ciascuna di queste missioni ha raggiunto un gran numero di obbiettivi e superato vari ostacoli, lasciandoci con davvero poco da aggiungere, se non la discesa finale sulla superficie. Siamo molto grati alle persone, qui al MSC ed in tutta la nazione, che con i loro sforzi hanno permesso questi precedenti successi, rendendo possibile a noi di essere qui oggi.»

Mike Collins durante l’addestramento all’interno della capsula. Foto credit: NASA.

La parola è passata quindi a Mike Collins che ha descritto la missione dal punto di vista del pilota del modulo di comando, colui che rimarrà solitario in orbita intorno alla Luna aspettando il ritorno dei due suoi compagni.
Durante quelle 24 ore e specialmente quando si troverà nel lato nascosto della Luna, Collins sarà la persona più lontana dal resto della popolazione umana, infatti le due persone più vicine a lui saranno i suoi compagni sull’altro lato.

Edwin Aldrin, il pilota del modulo lunare, che con Armstrong effettuerà l’atterraggio, ha quindi descritto in dettaglio le fasi della discesa fino al contatto con la superficie lunare.

Le domande poste dai giornalisti sono state sia di natura tecnica che personale e perlopiù indirizzate al comandante Armstrong, che in qualche caso le ha girate ad uno dei due compagni.
Ecco una selezione delle più interessanti:

«Perché spendiamo soldi per andare sulla Luna?»
Armstrong: «Penso che stiamo andando sulla Luna perché affrontare le sfide è nella natura dell’essere umano. È nella natura della sua anima. Siamo chiamati a compiere queste imprese così come i salmoni risalgono la corrente dei fiumi.»

Armstrong e Aldrin. Foto credit: LIFE Magazine.

«Colonnello Aldrin, come sta reagendo la sua famiglia al fatto che state per intraprendere questa storica missione?»
«Sono ormai cinque anni che la mia famiglia si è pian piano abituata a questa eventualità e negli ultimi sei mesi è avvenuto in maniera più specifica. Sanno che questa è un’incredibile sfida per me, sicuramente stanno vivendo una certa invasione della loro privacy e soffrono il fatto che, negli ultimi mesi, non ho potuto passare molto tempo con loro.»

«Mr. Armstrong, se tutto andrà bene lei è destinato a diventare un personaggio storico. Ha già deciso riguardo a qualcosa di memorabile da dire nel momento in cui poggerà, per primo, il piede sulla Luna?»
«No! Dal mio punto di vista la parte più importante del volo sarà l’atterraggio e credo che, se mai ci dovesse essere una dichiarazione importante, dovrebbe essere proprio dopo l’atterraggio. Ho pensato a come dovremmo chiamare il sito e questa potrebbe essere una nota storica, ma per ora non ho dato troppa importanza a questo aspetto. A mio parere, nonostante abbiamo un buon 90% di possibilità di tornare sulla Terra, la probabilità di effettuare l’atterraggio è decisamente inferiore.»

«Colonnello Aldrin, come valuta le possibilità di una missione totalmente riuscita?»
«Certo non saprei quantificare in numeri la percentuale, ma è sicuramente molto alta.»

«Mr. Armstrong, al momento dell’atterraggio quale saranno le sue considerazioni e le sue preoccupazioni?»
«Al momento del touch down la nostra preoccupazione sarà rivolta all’integrità del LM e nelle successive due ore saremo impegnati proprio a verificare questo. Se l’integrità del LM non sarà soddisfacente questo comprometterà il corso della missione, compresa l’attività sulla superficie e il nostro ritorno in orbita.
Io credo che tutti voi in quel momento vorreste sapere come stiamo e cosa vediamo fuori, mentre invece quello che sentirete saranno solo comunicazioni tecniche riguardanti i sistemi di bordo. Noi comprendiamo questo desiderio, ma come ho detto, da quelle comunicazioni dipenderà il successo della missione.»

«Mr. Armstrong, verso la fine della fase di atterraggio sulla superficie lunare lei prenderà il comando manuale del LM, può spiegare questa fase?»
«Negli ultimi mesi abbiamo fatto grandi progressi con il sistema ibrido di controllo automatico/manuale di volo che ci permetterà di avere il controllo manuale dell’assetto e quello automatico della potenza del motore di discesa. Quando saremo intorno ai 300 metri di altitudine, se non saremo soddisfatti del comportamento del controllo automatico, potremo prendere anche il controllo manuale del motore.»

Aldrin e Armstrong durante una simulazione di attività sulla superficie. Foto credit: NASA.

«Negli ultimi mesi c’è stata un po’ di preoccupazione sul fatto che il vostro addestramento è avvenuto con una certa fretta, qual’è lo stato attuale della vostra preparazione?»
Armstrong: «La ragione di questa preoccupazione si può spiegare con il fatto che l’addestramento finale di un equipaggio è l’ultima cosa che avviene e le procedure, le simulazioni e tutto il resto devono essere sviluppate prima che l’addestramento abbia inizio. Attualmente siamo molto confidenti sul fatto che tutto quello su cui stiamo operando è corretto e ci consentirà di completare la missione. Certo c’è stata una certa preoccupazione, ma ora siamo sicuri di riuscire a completare il programma di addestramento in tempo per il lancio.»

«Quale sarà il compito più difficile da svolgere sulla superficie lunare?»
Armstrong: «Il compito più difficile si svolgerà all’interno del modulo lunare e sarà la preparazione all’uscita sulla superficie. Lavorare all’interno del LM con addosso le ingombranti tute pressurizzate sarà certamente una fase della missione da svolgere con estrema cura.»
Aldrin: «Il compito più difficile sarà quello di anticipare situazioni a cui non abbiamo preventivamente pensato o che appariranno differenti da quanto ci aspettiamo, se non saremo in grado di fare questo, allora diventeranno situazioni difficili.»

«Mike Collins ha affermato che, nel caso il motore del modulo di ascesa non dovesse funzionare, non avrebbe altra scelta che tornare sulla Terra da solo. Quanto pensate sia il tempo massimo per cercare di risolvere il problema prima di arrendersi e rimanere bloccati sulla superficie?»
Armstrong: «Non conosco i numeri esatti, ma penso sia una questione di un paio di giorni.»

Rappresentazione artistica del momento del decollo del modulo di ascesa dalla superficie lunare. Foto credit: NASA.

«Quindi nel caso il LM non riuscisse a decollare dalla superficie lunare, cosa pensate di fare?»
Armstrong: «Sarebbe una spiacevole situazione che potrebbe accadere, ma attualmente non vogliamo pensarci.»

«È previsto che tra il momento dell’atterraggio e la vostra uscita passeranno circa 10 ore. C’è la possibilità che l’equipaggio diventi in un certo modo impaziente e possa iniziare prima la sortita sulla superficie. Come valutate questa possibilità?»
Armstrong: «Cercheremo di seguire fedelmente quanto previsto dal programma, ma se con lo svolgersi della missione capiremo che per meglio raggiungere gli obbiettivi sarà necessario prendere decisioni differenti, certo valuteremo questa possibilità.»

«Come vi aspettate che sia il colore e la composizione della superficie lunare?»
Armstrong: «Grazie alle osservazioni delle missioni automatiche sappiamo che il colore è un grigio con diverse tonalità e la composizione è quella di una polvere molto fine con la presenza di sassi di diverse misure.»

«State per intraprendere il più grande viaggio dell’umanità, dove vi piacerebbe andare in vacanza una volta tornati sulla Terra?»
Armstrong: «Penso che ad oggi il posto dove più di tutti mi piacerebbe andare sia il Lunar Receiving Laboratory [il laboratorio preparato per ricevere gli astronauti dopo il ritorno, n.d.t.] e questo significa che la nostra missione è stata un successo.» [risate dei giornalisti].

«Mr. Armstrong, lei è d’accordo con quanto ha stabilito il Congresso sul fatto che solo la bandiera statunitense sarà portata sulla Luna?»
«Sono sicuro che ciascuno di noi e voi compresi ha una propria idea a riguardo. Il nostro lavoro è di svolgere questa missione con successo al meglio delle nostre possibilità, non ci siamo mai permessi di suggerire cosa portare o no sulla Luna, se il Congresso ha preso questa decisione presumo che sia per il meglio. […] Con la bandiera non faremo nessuna richiesta territoriale, vorremo solo che la gente sappia che siamo stati lì e abbiamo piantato una bandiera statunitense. […] Su una delle zampe del LM è presente una placca che dice che siamo venuti in pace per tutta l’umanità.»

«Quale sarà secondo voi il futuro del programma spaziale nei prossimi anni e decenni e quale sarà il vostro ruolo?»
Armstrong: «Sono in corso grandi discussioni a riguardo e negli scorsi mesi mi sarebbe piaciuto poter rimanere più informato, ma sospetto che tutti voi siate molto più aggiornati di me sull’argomento. Comunque da quel poco che so si sta parlando di stazioni spaziali, space shuttle, lunar shuttle, esplorazione avanzata della Luna ed esplorazione planetaria.»

«Mr. Armstrong, porterà qualcosa di personale sulla Luna?»
«Se potessi scegliere, porterei più carburante.»

Il video della conferenza stampa:

Fonte: NASA

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.