SpaceX lancia Starlink per internet a banda larga dallo spazio
L’azienda SpaceX di Elon Musk ha immesso in orbita questa notte la prima costellazione di 60 satelliti di Starlink, una piccola parte dei 12.000 programmati per la copertura internet a banda larga su scala planetaria, che consentirà l’accesso al web anche dalle zone rurali e dagli oceani.
La missione è partita dal complesso di lancio 40 di Cape Canaveral con un razzo Falcon 9, ed è stata un successo da tutti i punti di vista, nonostante, lo ricordiamo, i due tentativi precedenti siano stati annullati. Una prima volta il 15 maggio, per venti forti in quota, e la seconda volta il 16 maggio, per un aggiornamento software dei satelliti. Anche lo stesso Musk aveva dichiarato che c’erano alte probabilità di fallimento della missione.
Invece, alle 4:30 di mattina del 24 maggio ora italiana, quando in Florida erano le 22:30 del 23 maggio, il Falcon 9 ha acceso i motori senza nessun problema. Tutte le manovre sono state eseguite in modo impeccabile, con il recupero del primo stadio, atterrato dolcemente sulla chiatta OCISLY nell’oceano atlantico, e il recupero delle ogive, come programmato. Il primo stadio era già al suo terzo volo, aveva portato in orbita un satellite Telstar in autunno del 2018 e dei satelliti Iridium a gennaio di quest’anno, dimostrando ulteriormente l’affidabilità del riuso dei booster Falcon 9 di tipo Block 5.
Il secondo stadio ha proseguito il suo tragitto verso l’orbita, pianificata a 440 km di quota, eseguendo due accensioni, la prima 2 minuti e mezzo circa dopo il lancio, molto lunga, approssimativamente di 6 minuti, per portare il carico alla quota desiderata. La seconda a 46 minuti dal lancio, molto breve, di soli 3 secondi, per circolarizzare l’orbita. Tutto è filato liscio, anche questo stadio ha compiuto il suo dovere alla perfezione e dopo 15 minuti ha rilasciato il carico tutto in una volta, i 60 satelliti con il rack che li conteneva. Alle 5:32 di mattina (ora italiana) la missione del Falcon 9 si è conclusa con successo.
Per i piccoli satelliti il lavoro invece non è ancora finito. Una volta rilasciati in orbita sono scivolati via lentamente dal rack, come le carte da un mazzo lanciato per aria, senza meccanismi di sgancio o di espulsione, in un moto disordinato. Abbandonato il nido dovranno spiegare i pannelli solari, fare dei controlli e posizionarsi nell’orbita di esercizio a 550 km di quota, più alti dell’orbita dove sono parcheggiati attualmente.
Un singolo satellite pesa solo 227 kg, molto meno dei classici satelliti di telecomunicazione, per facilitare la produzione di massa e per inviarne il maggior numero in un singolo lancio. Sono dotati di un motore a propulsione elettrica a ioni di kripton, invece del classico xenon, più efficiente e normalmente usato per questi scopi. Per permettere la produzione di massa e limitare i costi si è scelto il kripton in quanto ha un costo di circa il 90% inferiore rispetto allo xenon.
Anche il sistema di comunicazione radio usa un metodo efficiente di puntamento del segnale, senza parti mobili, sfruttando la sincronizzazione di fase multipolare per direzionare il fronte d’onda verso l’obiettivo desiderato. Questo accorgimento tecnologico permette di diminuire la massa totale del satellite e di eliminare meccanismi di rotazione che potrebbero limitarne la vita media.
Starlink non è l’unico prototipo di comunicazione ad alta velocità in orbita bassa, ci sono decine di concorrenti che si stanno affacciando sul mercato in questi anni, alcuni hanno già spedito prototipi nello spazio, altri sono ancora in fase di progettazione, ma l’azienda di Elon Musk ha al momento il maggior numero di satelliti già in orbita. Per riuscire a fornire il servizio ai clienti occorrerà arrivare almeno a 400 satelliti per i primi test e 800 per la prima fase con un livello di servizio accettabile.
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Complimentoni a SpaceX, davvero un bel traguardo. Ora che i satelliti sono stati progettati e costruiti, e hanno fanno il primo lancio, la strada sarà in discesa!
Poi bravissimi per il recupero per la terza volta del booster e di entrambe le fairings, finalmente! Ormai da ricostruire ogni volta c’è solo più il secondo stadio, enorme traguardo!