Con un insolito tempismo, a sole quattordici ore dall’evento, fonti governative cinesi hanno dato notizia del fallimento del lancio di Yaogan-33, un satellite segreto diretto verso l’orbita polare.
Il liftoff, avvenuto quando in Italia erano le 00:49 del 23 maggio dal centro spaziale di Taiyuan, non era stato preannunciato, come abitudine per la maggior parte dei voli cinesi, ed era noto al pubblico solo attraverso le indicazioni delle restrizioni di sicurezza al traffico aereo e sulle aree di possibile caduta dei detriti emanate dalle autorità. Ecco una delle segnalazioni apparse su Twitter qualche giorno prima:
Fonti ufficiose identificavano il carico a bordo con Yaogan-33, un satellite per l’osservazione della terra, di una serie che solitamente le agenzie informative di Stato indicano destinata a “osservazioni ambientali” e a “test tecnologici”, ma che gli osservatori occidentali ritengono abbia finalità di sorveglianza militare. Nella fattispecie Yaogan-33 ospitava un radar ad apertura sintetica di ultima generazione che avrebbe operato su un’orbita polare a 615 km; un suo gemello, Yaogan-29, è stato lanciato nel 2015.
Nessun webcast era ovviamente previsto, ma le immagini della partenza del razzo, un Lunga Marcia 4C, riprese dalla piccola folla di amatori che si era radunata nelle vicinanze del luogo di lancio, sono comparse sui social media cinesi, per essere subito ricondivise da quelli occidentali.
E proprio sui social, pochi minuti dopo, sono iniziati a circolare dubbi sul successo della missione, alimentati anche da altre riprese che mostravano una forma irregolare nella scia del razzo, che alcuni attribuivano all’azione di venti di alta quota, altri ad un possibile anomalia.
Le illazioni hanno avuto termine quando più tardi, alle 16:01 italiane, Xinhua, l’agenzia di stampa governativa cinese, ha pubblicato l’annuncio ufficiale:
Il tentativo di lanciare il satellite per il telerilevamento Yaogan-33 mediante un razzo Lunga Marcia 4C, partito giovedì mattina dal Centro di Lancio Satelliti di Taiyuan, nella provincia di Shanxi nel nord della Cina, non ha avuto successo.
Il primo e il secondo stadio del razzo hanno funzionato normalmente, ma il terzo si è comportato in modo anomalo. I dati disponibili mostrano che il terzo stadio del razzo e dei detriti del satellite sono ricaduti a terra.
L’inchiesta è iniziata.
A conferma della dichiarazione delle autorità arrivavano anche ulteriori immagini di frammenti del razzo cinese piovuti in villaggi del Laos e della Cambogia, in un’area grosso modo corrispondente alla drop zone prevista per il secondo stadio. Per quanto possa sembrare sorprendente per i nostri parametri di sicurezza, infatti, quasi tutte le basi di lancio cinesi si trovano lontane dal mare, in zone interne, e la traiettoria dei voli diretti verso l’orbita polare, in direzione Sud, attraversa intere regioni popolate (anche fuori dei confini nazionali) sulle quali ricadono gli stadi esausti.
Il fatto che i detriti abbiano raggiunto l’area prevista sarebbe in accordo con il funzionamento nominale dei primi due stadi affermato da Xinhua, per quanto la quantità dei rottami, piuttosto abbondante, sembra lasciare spazio a qualche ulteriore dubbio.
Quello di giovedì è dunque il primo fallimento di un lancio governativo del 2019; il secondo insuccesso cinese dell’anno, contando anche quello del volo del vettore OS-M della società privata OneSpace il 27 marzo scorso.
Negli ultimi tempi la Cina aveva inanellato una serie di missioni fortunate, se si pensa che la precedente anomalia si era verificata nel 2017, in occasione del secondo volo del Lunga Marcia-5. Non è invece una novità un malfunzionamento del terzo stadio del Lunga Marcia 4C; nell’agosto 2016 un episodio simile portò alla perdita del satellite per l’osservazione della terra Gaofen-10, anche se la conferma ufficiale arrivò solo dopo due settimane.
È presto per sapere se i due incidenti sono correlati. Allora si parlò di un problema ad un componente presente solo su quella versione del vettore. Il Lunga Marcia 4C, che ha volato 26 volte dal 2006 ad oggi, è quasi completamente identico alla versione 4B (introdotta nel 1999) da cui deriva; entrambi sono tristadi alimentati da propellenti ipergolici (idrazina e tetraossido di diazoto) e capaci di trasportare in LEO una massa di 4,2 tonnellate. Peculiarità del 4C sono un’ogiva più capiente e un terzo stadio in grado di compiere più accensioni.
Anche l’unico incidente occorso a un 4B su un totale 32 lanci fu originato, nel 2013, da uno spegnimento anticipato del terzo stadio. Se le indagini di questi giorni dovessero individuare un problema più serio di quello che emerse allora (presenza di corpi estranei nei canali di alimentazione dei motori) e i vertici dell’agenzia spaziale dovessero decidere di sospendere temporaneamente l’utilizzo dei Lunga Marcia 4B e 4C, il calendario dei voli cinesi potrebbe subire un sensibile cambiamento: nel 2019 era infatti programmata una decina di lanci di questo razzo; solo un paio, compreso quello fallito il 23 maggio, sono stati finora effettuati.