SpaceX: il punto della situazione una settimana dopo l’esplosione della Crew Dragon DM-1
È già passata una settimana dall’esplosione della capsula Crew Dragon DM-1 avvenuta durante alcune prove a terra, ma sono ancora pochissime le notizie trapelate da fonti ufficiali.
In questo articolo cercheremo comunque di fare il punto della situazione trascurando tutte le voci di corridoio e riferendoci unicamente agli elementi oggettivi ricavabili dalle dichiarazioni di ufficiali di NASA e SpaceX.
Va chiarito innanzitutto che questo prolungato silenzio non è il sintomo di una situazione di pesante imbarazzo, quanto la conseguenza della necessità di NASA e SpaceX di raccogliere e analizzare i dati di un evento estremamente rapido e violento, che di fatto ha portato alla distruzione del veicolo.
Perché si stava testando una Crew Dragon?
Prima di poter lanciare astronauti a bordo della Crew Dragon, per il prossimo mese di luglio era stato inserito a calendario un importante, ultimo volo di prova: la missione di In flight abort test. Tale missione era destinata a dimostrare in volo le capacità di aborto missione della Crew Dragon, accendendo i potenti razzi SuperDraco per strappare via la capsula dal vettore Falcon 9, di cui si sarebbe simulata l’esplosione.
I tecnici SpaceX aveano allestito quindi una serie di test preparatori presso la Landing Zone 1 del Kennedy Space Center. La capsula utilizzata per le prove (e per il volo) era la Crew Dragon della missione DM-1, la prima ad attraccare alla ISS, che aveva effettuato un rientro in mare lo scorso 8 marzo.
È durante queste prove a terra che è avvenuta l’esplosione
Nel frattempo la LZ1 è divenuta una “scena del crimine”, una zona off limits a disposizione della commissione di inchiesta che obbligherà il primo stadio del Falcon 9 impiegato per la missione di rifornimento Dragon CRS-17 ad atterrare su chiatta. La LZ1 non è stata solo contaminata dai propellenti ipergolici e altamente tossici fuoriusciti dalla Crew Dragon, ma è anche costellata da frammenti utili alle indagini che devono essere catalogati ed esaminati con cura prima di essere rimossi.
In casi come questo le operazioni di messa in sicurezza, recupero e pulizia sono sempre guidate da precise procedure, le stesse che hanno prevenuto il ferimento dei tecnici che prendevano parte ai test.
Che cosa sappiamo, di certo, ad oggi
I test del 20 aprile si dovevano svolgere in due momenti diversi. Nel corso della mattina sono stati provati con pieno successo i dodici thruster Draco della Dragon, piccoli razzi di manovra utilizzati per orientare la capsula nello spazio e per compiere manovre di precisione. Per il pomeriggio invece era stata programmata l’accensione dei potenti SuperDraco, ed è durante questa fase che è avvenuto lo scoppio.
Patricia Sanders, presidente dell’Aerospace Safety Advisory Panel (ASAP) di NASA (un comitato che si occupa della sicurezza nelle attività aerospaziali dell’agenzia), ha dichiarato nel corso di una seduta dello scorso 25 aprile: «L’evento ha avuto luogo durante un test di accensione statica [cioè senza il decollo del veicolo, ndr] precedente l’in-flight abort test. Tale accensione aveva lo scopo di dimostrare la performance del sistema dei SuperDraco ad un livello di sollecitazioni vibroacustiche doppio rispetto al normale». Questo per simulare l’esplosione del razzo vettore sotto la capsula.
«L’accensione dei dodici motori Draco è avvenuta con successo» ha proseguito Sanders, «mentre l’accensione dei SuperDraco ha avuto come risultato un’anomalia. Il sito dei test è stato evacuato completamente e sono stati seguiti tutti i protocolli di sicurezza. L’incidente non ha causato danni a persone».
Sanders ha poi dichiarato che NASA e SpaceX hanno reagito immediatamente all’incidente iniziando le dovute indagini, che sono guidate dalla stessa azienda ma con la partecipazione ed il supporto dell’agenzia spaziale statunitense.
«Le indagini richiederanno del tempo prima che si possa identificare con certezza la causa scatenante degli eventi, e per definire con esattezza quale impatto ci sarà sulle missioni In fllight abort test e DM-2» ha concluso Sanders.
Per la loro stessa natura, i veicoli e le strumentazioni utilizzate in queste prove sono costellati di sensori e di dispositivi di raccolta della telemetria, per cui vi sono pochi dubbi sul fatto che SpaceX sia in possesso di preziosi dati e immagini, fondamentali per ricostruire gli eventi istante per istante.
«NASA ha accesso completo ai dati dell’investigazione, che includono sia la telemetria della navetta sia le riprese ad alta velocità, insieme alle parti fisiche del veicolo che sono state recuperate» ha dichiarato il portavoce di NASA Josh Finch in una nota diffusa in settimana. «Abbiamo piena fiducia nei team di NASA e SpaceX che stanno lavorando alle indagini per determinare le cause dell’incidente e agli eventuali cambiamenti che sarà necessario apportare al progetto».
Cosa possiamo attenderci per il prossimo futuro?
Sandra Magnus, ex astronauta NASA e a sua volta membro del comitato ASAP ha aggiunto alcune informazioni e considerazioni interessanti: «Prima del lancio di Demo-1 NASA e SpaceX avevano già identificato alcuni cambiamenti che si sarebbero dovute apportare alla capsula prima della missione Demo-2 [la prima missione con equipaggio a bordo, ndr], e stabilito i dettagli delle successive qualifiche. Anche escludendo l’incidente, c’era già un bel po’ di lavoro ancora da completare. È ancora troppo presto per speculare quante di quelle modifiche dovranno essere riviste sulla base dei recenti eventi. Come sempre il comitato incoraggia i team a guardarsi dal pericolo di lavorare sotto la pressione del rispetto delle scadenze calendarizzate».
Magnus ha poi affermato che, anche se le indagini sono guidate da SpaceX, saranno i manager dell’ufficio Commercial Crew Program di NASA, e non SpaceX, ad avere l’ultima parola su quando le missioni con equipaggio potranno avere inizio.
«Siamo consapevoli del grande interesse che circonda il recente incidente di SpaceX. Dobbiamo essere pazienti e lasciare che i team concludano le indagini. In ogni caso il comitato ASAP condivide pienamente la posizione dell’ufficio CCP, cioè che le missioni con equipaggio non cominceranno fino a quando i margini di sicurezza non saranno pienamente identificati, compresi e sotto controllo, e fino a quando non saremo convinti di operare nelle condizioni che quei margini ci impongono».
«Nel frattempo NASA ha già messo in atto un piano di emergenza per assicurare la presenza continuativa di un equipaggio sulla ISS fino alla fine del 2020,» ha aggiunto Sandra Magnus, «offrendo un margine di tempo prima dell’avvio dei voli con equipaggio».
NASA ha aggiudicato circa 3,1 miliardi di dollari di fondi a SpaceX per lo sviluppo della Crew Dragon dall’entrata in vigore del contratto Commercial Crew, nel 2010. Attraverso un accordo analogo l’agenzia americana ha pagato a Boeing la cifra di 4,8 miliardi di dollari per la realizzazione della capsula CST-100 Starliner.
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Complimenti per il vostro lavoro di informazione, prezioso.
Grazie mille Sig. Aresi, allo stesso modo sono preziosi per noi i suoi apprezzamenti ed il suo interesse