Roskosmos rilancia il turismo spaziale

Credit: NASA/Joel Kowsky

Il 18 febbraio scorso Roscosmos e Space Adventures hanno annunciato di aver siglato un contratto per un futuro viaggio di due cosmonauti non professionisti sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’accordo segna la fine di una periodo di pausa che durava da 12 anni; non si erano infatti più svolti voli turistici dopo il 2009, quando l’imprenditore canadese Guy Laliberté decollò sulla Sojuz TMA-16 diretta alla ISS, che lasciò, una decina di giorni dopo, a bordo della TMA-14.

Foto ufficiale dell’equipaggio della Sojuz TMA-16. Da sinistra il turista canadese Guy Laliberté, il comandante di Roscosmos Maksim Surayev e l’astronauta NASA Jeffrey Williams. Questi ultimi erano parte dell’Expedition 21. Credit NASA

E’ vero che la cantante inglese Sarah Brightman aveva già acquistato un biglietto per soggiornare sulla ISS nel 2015, ma il suo viaggio, rimandato improvvisamente per ragioni personali, non è stato più riprogrammato.

Sarah Brightman durante il training alla microgravità

Non è un caso che l’interruzione dei viaggi turistici abbia coinciso con l’aumento dei componenti dell’equipaggio della ISS, il ritiro degli Shuttle e l’inizio dei viaggi delle crew del segmento internazionale della stazione spaziale sulle sole capsule russe. Tale servizio è senz’altro più remunerativo del trasporto dei facoltosi turisti, se è vero che questi ultimi hanno pagato dai 20 ai 35 milioni di dollari a testa, mentre NASA ha versato anche più di 80 milioni per ciascun seggiolino. Ovviamente la differenza di prezzi non è solo speculativa, ma si giustifica anche con il diverso tipo di preparazione e addestramento richiesto per gli astronauti professionisti.

Durante questi anni Space Adventures, l’azienda statunitense fondata nel 1998 che ha commercializzato i voli sulla stazione spaziale – i suoi sette clienti sono, al momento, gli unici turisti spaziali della storia –, ha tentato a lungo di accordarsi con l’agenzia russa per ottenere un aumento dei posti disponibili, anche attraverso l’incremento da quattro a cinque il numero di Sojuz prodotte in un anno, ma senza risultati.

Ora però che NASA si appresta a ritornare autonoma, grazie all’avvio dei voli del Commercial Crew Program, e che il numero di cosmonauti russi stabilmente presenti sulla ISS è stato ridotto da tre a due, nell’attesa dell’improbabile arrivo dei nuovi moduli, si presentano nuove possibilità.

Roscosmos infatti ha già iniziato a cercare alternative per popolare le proprie navette – come testimonia l’accordo con gli Emirati Arabi che porterà, entro il 2020, i due primi astronauti di quel paese a bordo della stazione spaziale – e ora riapre anche al turismo.

Il ritorno dei turisti sulla stazione spaziale

Il viaggio turistico sulla ISS previsto dal contratto con Space Adventures del febbraio scorso si svolgerà nel 2021. A differenza di quanto avvenuto in passato, i due turisti viaggeranno insieme e non è ancora chiaro se il comandante della Sojuz (che ovviamente sarà l’unico cosmonauta professionista a bordo) dovrà fare tutto da solo o se uno dei passeggeri riceverà una formazione simile a quella del primo ingegnere di volo, di norma presente sulla navicella russa.

La permanenza sulla ISS, come nei casi precedenti, sarà di breve durata (una decina di giorni) e coinciderà con il cambio degli equipaggi di due Expedition. I visitatori giungeranno con un veicolo per poi ritornare con un’altra Sojuz già attraccata alla stazione da alcuni mesi.

Negli ultimi 18 anni, la nostra partnership ha offerto ai non professionisti l’ opportunità di sperimentare la vita nello spazio – ha dichiarato con soddisfazione Eric Anderson, Presidente e CEO di Space Adventures –. I nostri clienti hanno trascorso in totale circa tre mesi nello spazio e hanno viaggiato per oltre 36 milioni di miglia. Non vediamo l’ ora di continuare a collaborare con Roscosmos per aprire a tutti la frontiera dello spazio.

Il ritorno di Roscomos al turismo, comunque, non sembra destinato a limitarsi a questo episodio. Proprio nel commentare, via twitter l’accordo con l’azienda americana, il direttore dell’Agenzia Russa, Dmitrij Rogozin, ha annunciato che è in preparazione un nuovo progetto turistico sulle orme di Gagarin che non includerà l’attracco alla stazione spaziale, ma permetterà di contemplare la terra dall’orbita.

L’accesso a questi voli sarà più semplice, perché il tempo di preparazione necessario sarà molto più ridotto. L’esperienza offerta a questi turisti, ha precisato in seguito, non durerà solo i 108 minuti del volo di Gagarin (che ha percorso una sola orbita) ma un intero giorno.

Il turismo spaziale sta per decollare?

Anche al di là di queste iniziative russe, sembra abbastanza chiaro che il turismo spaziale si trovi ad una svolta che lo porterà ad allargarsi un po’ oltre la piccola élite di miliardari che ne è stata protagonista nel primo decennio di questo secolo, pur rimanendo ovviamente ben lontano dal diventare un fenomeno di massa.

Entro il 2019 inizieranno infatti i voli con passeggeri del New Shepard di Blue Origin che dovrebbero aprire la strada alle relative attività commerciali. Dal canto suo Richard Branson, fondatore di Virigin Galactic, ha dichiarato che intende inaugurare personalmente i voli regolari della SpaceShipTwo nel luglio prossimo, in occasione del cinquantesimo anniversario del primo sbarco lunare.

A breve, inoltre, la Sojuz potrebbe perdere l’attuale monopolio nel turismo orbitale dal momento che stanno per entrare in servizio i nuovi veicoli statunitensi con equipaggio. Boeing non ha mai fatto mistero del suo interesse per questo settore, tanto più che il suo accordo iniziale con Space Adventures per la commercializzazione del CTS-100 Starliner risale già al 2010.

Elon Musk e Yusaku Maezawa durante la presentazione del progetto di viaggio circumlunare nel settembre 2018. Credit: SpaceX

Un mondo a sé è quello di SpaceX che, pur disponendo ormai di un veicolo per i voli in LEO, guarda con ostinazione allo spazio profondo. Mentre l’offerta da parte di Space Adventures di un volo in Sojuz attorno alla Luna, per quanto ancora pubblicizzata, appare sempre più decisamente irrealistica, per la mancanza dell’hardware necessario, è difficile pensare che Elon Musk non troverà modo di concretizzare i progetti di viaggi turistici lunari di cui parla sin dal 2017. In un primo tempo ipotizzava l’utilizzo di una Crew Dragon spinta da Falcon Heavy, poi ha deviato sul nuovo BFR/Starship sul cui sviluppo sta concentrando le sue migliori risorse. Il volo, che dovrebbe portare su una traiettoria di libero ritorno il miliardario giapponese Yusaku Maezawa, accompagnato da alcuni artisti, è stato annunciato per il 2023.

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Roberto Mastri

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