Roscosmos ha selezionato otto nuovi cosmonauti. Per quali missioni?

Credit: Roscosmos

Nelle prossime settimane gli otto candidati selezionati da Roscosmos per il 17° gruppo cosmonauti inizieranno il loro addestramento di base presso lo Yuri Gagarin Training Center di Star City, nei pressi di Mosca.

Le nuove “reclute” sono state presentate ufficialmente ai media dalla commissione interdipartimentale presieduta dal Direttore generale dell’agenzia spaziale russa, Dmitry Rogozin, il 10 agosto scorso, al termine di una selezione di un anno e mezzo. Si tratta di Konstantin Sergeevich Borisov (classe 1984), Alexander Vladimirovich Gorbunov (1990), Alexander Sergeevich Grebenkin (1982) Alexei Vitalievich Zubritsky (1992), Sergey Nikolaevich Mikaev (1986), Kirill Alexandrovich Peskov (1990), Oleg Vladimirovich Platonov (1986) ed Evgeny Valerevich Prokopyev (1986).

Da sinistra: Borisov, Gorbunov, Mikaev, Grebenkin, Platonov, Peskov, Zubritsky e Prokopyev. Credit: Roscosmos

Nomi per noi sconosciuti, tranne probabilmente l’ultimo: Evgeny (nella foto è l’unico in camicia bianca) è il fratello del cosmonauta Sergey Valerevich Prokopyev, che proprio in questo momento è in orbita sulla ISS, come membro della Expedition 56/57. Naturalmente il giovane Prokopyev aveva altri titoli per essere scelto, come l’aver lavorato, come ingegnere, presso il cosmodromo di Plesetk e RSC Energia.

Sergey Prokopyev al lavoro sulla ISS. Credit: NASA

Insieme a lui altri tre ingegneri (Borisov, Gorbunov – anch’egli proveniente da RSC Energia – e Grebenkin) e quattro piloti (Zubritsky, Mikaev, Peskov e Platonov).

Come nella precedente selezione, conclusasi nel 2012, l’accesso al concorso era libero, ma richiedeva, oltre alla cittadinanza russa e un’età non maggiore di 35 anni, il possesso di un’istruzione superiore in ambito ingegneristico o scientifico e riconosceva l’esperienza lavorativa nell’industria aerospaziale di Stato come titolo di preferenza.

Come si è svolta la selezione

Il processo di selezione, iniziato nel marzo 2017, ha attraversato diverse fasi. La prima ha riguardato i requisiti di istruzione e professionali, per verificare se i candidati possedessero le conoscenze necessarie per completare con successo il programma di formazione per i cosmonauti. Tra le altre cose, gli aspiranti dovevano dimostrare di comprendere basi, natura fisica e principi di costruzione di sistemi tecnici, di saper memorizzare informazioni e terminologie tecniche, di essere in grado di utilizzare tecnologie informatiche e di conoscere l’inglese.

Sono seguiti poi vari esami medici e una terza fase in cui si sono valutare le qualità psicologiche dei candidati e il loro allenamento fisico.

La selezione è stata superata da 13 candidati, tra i quali si sono individuati poi gli 8 “finalisti”.

In tutto gli aspiranti alla selezione 2018 sono stati 420, un numero più elevato rispetto al 2012, quando furono presentate 304 domande, ma che sembra piuttosto basso, se si fa il paragone con quanti hanno tentato di diventare astronauti NASA negli ultimi anni. Alle selezioni del 2013 del 2017 hanno partecipato rispettivamente 6.300 e 18.300 statunitensi. Pur considerando che la popolazione degli USA è più del doppio di quella della Federazione russa e tenendo conto di criteri di ammissione più restrittivi, è lecito domandarsi quanto la professione di cosmonauta risulti attrattiva agli occhi dei giovani russi.

Una professione per soli uomini?

I candidati selezionati risultano equamente divisi secondo vari criteri, ad esempio l’età (quattro hanno fino a trentuno anni e quattro sono più anziani) e l’appartenenza alle forze armate (quattro sono militari e quattro sono civili). La stessa cosa, più o meno, vale per lo stato civile (cinque sono coniugati e tre single), ma non per il genere: tutti gli otto sono di sesso maschile.

Anna Kikina, l’unica donna attualmente parte del corpo cosmonauti, durante l’addestramento. Credit: Roscosmos

La nazione della prima donna nello spazio è sempre stata piuttosto avara di cosmonaute: ad oggi, tra sovietiche e rappresentanti della Federazione russa, hanno volato solo quattro donne e una quinta è arrivata solo all’assegnazione ad una missione, poi passata ad altri.

Attualmente il corpo cosmonauti russo include 25 membri attivi, tra i quali è compreso un solo rappresentante del sesso femminile, Anna Kikina, unica donna selezionata nel 2012. Inizialmente esclusa dalla promozione a cosmonauta al termine del corso di addestramento per ragioni non divulgate, è stata in seguito reintegrata, ma non è stata assegnata ad alcuna missione spaziale.

L’assenza di donne tra i candidati cosmonauti 2018 – solo parzialmente giustificabile con la modesta partecipazione femminile alle selezioni (hanno fatto domanda solo in 87, ma si tratta comunque del 20,7% del totale) – ha comunque suscitato qualche imbarazzo nella dirigenza dell’agenzia spaziale russa. Lo stesso Rogozin presentando gli otto alla televisione Russia24, ha definito “non adeguata a Roscosmos” la preponderanza maschile e ha auspicato che le cose possano cambiare presto.

Per valutare la sincerità di queste dichiarazioni non occorrerà attendere a lungo, perché è già stato annunciato che tra breve sarà bandita una nuova selezione. Un nuovo ciclo di un anno e mezzo destinato a concludersi nel 2020.

Il futuro dei nuovi cosmonauti

Ma quali missioni aspettano i nuovi cosmonauti, una volta completato l’addestramento? Sicuramente dovranno armarsi di molta pazienza perché per l’assegnazione a un volo ci sarà parecchio da attendere. La riduzione dell’equipaggio russo della ISS a due soli membri e i ritardi nello sviluppo della nuova capsula Federatsiya, che sicuramente non volerà prima della metà degli anni ’20, non lasciano molte possibilità per l’immediato, anche se il futuro è pieno di promesse.

Con l’entrata in servizio delle nuove navette americane del programma Commercial Crew, lo Starliner e la Dragon V.2, si libereranno nuovi posti sulle Sojuz che, a meno che non si decida di coinvolgere altri paesi, potrebbero andare a vantaggio dei cosmonauti russi. Di certo, questi ultimi avranno la possibilità di viaggiare anche sui nuovi veicoli, per garantire la rotazione degli equipaggi necessaria al funzionamento di entrambe le sezioni della Stazione Spaziale.

Nel frattempo (il lancio è al momento fissato per il novembre 2019, ma un rinvio non stupirebbe nessuno) dovrebbe finalmente raggiungere la stazione spaziale il modulo MLM “Nauka”, destinato a prendere il posto di Pirs. L’installazione di questo laboratorio permetterebbe ai russi di intensificare l’attività scientifica e richiederebbe l’intervento di un terzo membro dell’equipaggio, ampliando le possibilità di volo per i cosmonauti.

Fit-check del fairing di Nauka nel settembre 2012, quando il lancio sembrava imminente. Credit: Khrunichev

L’arrivo di Nauka aprirebbe le porte alla messa in orbita degli altri componenti, il nodo UM “Prichal” (2020) e NEM “Scienza ed Energia”  (2021). I tre moduli saranno certificati per una durata di almeno 15 anni, ben oltre la fine dell’operatività della Stazione Spaziale Internazionale, attualmente prevista per il 2024. Non a caso i piani di Roscosmos prevedono la possibilità di staccarli dal resto della ISS, destinato ad essere deorbitato, in modo da costituire una stazione autonoma, in grado di mantenere la presenza di cosmonauti in orbita per tutti gli anni trenta. Non si può nemmeno escludere un loro impiego per una collaborazione internazionale, questa volta con la Cina, anch’essa in procinto di lanciare una propria stazione.

Ma le ambizioni russe, e le speranze di volo dei nuovi cosmonauti, non si arrestano all’orbita terrestre. Non è chiaro se si concretizzeranno mai i progetti di RSC Energia di utilizzare una Sojuz modificata per un viaggio turistico attorno alla Luna. Se ciò avvenisse, oltre ai due facoltosi disposti a pagare un biglietto di 150 milioni di dollari, a bordo della capsula ci sarebbe anche un cosmonauta professionista.

Le più solide speranze di missioni oltre l’orbita terrestre sono però legate ad una possibile collaborazione con gli USA intorno ai progetti di un gateway lunare. Il dialogo tra le due nazioni è iniziato e in questo contesto va collocato l’annuncio, di qualche settimana fa, di un incontro tra Rogozin e l’Amministratore NASA Bridenstine nel prossimo ottobre. Se la cosa andrà in porto nonostante le difficoltà politiche, non si può escludere che proprio uno degli otto nuovi cosmonauti, verso la fine degli anni ’20, possa salire a bordo di una Orion.

Rappresentazione artistica di una capsula Federatsiya mentre effettua il docking con un lander lunare. Credit: Roscosmos

Per quei tempi anche Federatsiya dovrebbe essere operativa e il nuovo lanciatore superpesante, basato sul Sojuz-5, si appresterebbe a decollare da Vostochny: i russi potrebbero disporre degli strumenti per raggiungere autonomamente l’orbita della Luna e per progettare, nei decenni successivi, uno sbarco sulla superficie.

Fonte: Roscosmos

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Roberto Mastri

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