Lo scorso 18 luglio l’azienda aerospaziale Blue Origin, fondata dal patron di Amazon Jeff Bezos, ha lanciato la nona missione di prova del suo veicolo suborbitale New Shepard, questa volta per testare l’efficacia della manovra di fuga di emergenza ad una quota prossima all’apogeo.
Il volo, designato da Blue Origin con la sigla M9, è stato un pieno successo. Raggiunta la quota prevista la capsula abitata si è separata dal razzo vettore, e quindi è avvenuta la breve accensione del motore di fuga. Secondo quanto comunicato da Blue Origin la capsula è stata messa a dura prova dalla manovra, ma si è così dimostrata la capacità di abortire la missione anche in questo particolare frangente. Le informazioni raccolte con questo test hanno consentito di caratterizzare le performance del motore di abort anche nelle condizioni di vuoto quasi totale dello spazio.
Dopo la fase cruciale del test, sia capsula che vettore sono rientrati secondo i programmi, atterrando a poche centinaia di metri l’uno dall’altro.
Con un commento dalla chiara impronta di “marketing” l’azienda di Bezos ha anche suggerito che l’esperienza di essere spinti via dal motore di abort sarebbe stata “un’emozione esaltante” per chi si fosse trovato a bordo del New Shepard, anche se naturalmente il solo scenario che vedrebbe l’effettuarsi di questa manovra sarebbe il fallimento catastrofico del vettore e la conseguente ovvia necessità di salvare la vita degli occupanti.
Sebbene M9 sia stato un volo di prova, a bordo della capsula si trovavano alcuni carichi paganti scientifici imbarcati da diverse aziende, università e agenzie spaziali.
Ecco infine il video del lancio dal canale YouTube di Blue Origin.