Hayabusa2 raggiunge l’asteroide Ryugu
Si è concluso dopo tre anni e mezzo e 3,2 miliardi di km percorsi, il viaggio della sonda robotica giapponese Hayabusa2, che lo scorso mercoledì 27 giugno ha raggiunto l’asteroide Ryugu.
Secondo quanto dichiarato dalla Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) la sonda ha terminato la sua fase di frenata posizionandosi ad una distanza di circa 20 km dalla superficie dell’asteroide largo circa 870 metri e dall’insolita forma di diamante.
Al momento del rendezvous finale Ryugu si trovava a una distanza di 285 milioni di km dalla Terra, e da questo momento in poi, per le prossime settimane la sonda giapponese della massa di circa 600 kg, condurrà una serie di ricognizioni tramite le sue strumentazioni scientifiche, avvicinandosi sempre di più all’asteroide al fine di ottenere dati sul suo campo gravitazionale e immagini ad alta risoluzione della sua superficie.
L’obiettivo scientifico e tecnologico della JAXA è quantomeno ardito; Hayabusa2 tenterà di raccogliere almeno un grammo di campioni rocciosi dell’asteroide nel corso di tre manovre di touch and go che inizieranno agli inizi di Ottobre. Di seguito, alla fine del 2019 la sonda ripartirà dirigendosi verso la Terra. A quel punto rilascerà il contenitore con il prezioso campione, il quale rientrerà nell’atmosfera terrestre effettuando un atterraggio frenato da paracadute nel Sud dell’Australia, nel dicembre 2020.
Le operazioni di atterraggio sull’asteroide dovrebbero essere agevolate dal fatto che la rotazione di Ryugu sul proprio asse è perpendicolare al suo piano orbitale; con la prima che dura 7,6 ore mentre esso compie la sua orbita attorno al Sole in 1,3 anni. Come detto, nella seconda metà di quest’anno la sonda giapponese rilascerà una serie di lander e di piccoli rover sull’asteroide. Il primo ad entrare in azione sarà MASCOT, il veicolo di fabbricazione franco-tedesca del peso di 22 kg.
Yuichi Tsuda, il project manager di Hayabusa 2, ha spiegato che le prime immagini ricevute dell’asteroide rivelano piuttosto chiaramente le sue caratteristiche morfologiche superficiali, con la presenza di un picco in prossimità dell’equatore e di numerosi grossi crateri che renderanno ardua ma interessante la scelta dei punti di atterraggio. La forma di Ryugu suggerisce inoltre che esso possa avere un campo gravitazionale irregolare, stimato in circa un sessantamillesimo di quello terrestre.
La strumentazione scientifica della sonda è in condizioni nominali; essa comprende la suite di fotocamere, un laser per le misure topografiche e uno spettrometro al vicino infrarosso per lo studio della composizione chimica.
Alla fine di luglio Hayabusa2 dovrebbe avvicinarsi a circa 5 km dalla superficie dell’asteroide per ottenere ulteriori immagini dettagliate, ed il mese prossimo dopo un’ulteriore caratterizzazione gravitazionale, la quota di volo potrebbe ulteriormente abbassarsi fino ad 1 km. A questo punto il team scientifico giapponese dovrà decidere dove inviare la sonda per raccogliere il primo dei tre campioni superficiali.
Hayabusa2 non entrerà in orbita attorno a Ryugu. Infatti, essa seguirà delle traiettorie attorno all’asteroide in una modalità simile a quelle dei veicoli spaziali che si avvicinano all’International Space Station.
La parte finale del viaggio dello spacecraft giapponese verso la sua destinazione è stata molto particolare, infatti dopo aver spento il proprio sistema di propulsione a ioni agli inizi di giugno, esso ha attivato i razzi ad idrazina per seguire una rotta a zig-zag verso l’asteroide effettuando misurazioni in continuo per mantenere aggiornati i dati di navigazione. Inoltre la camera telescopica della sonda ha fatto una scansione alla ricerca di lune o detriti associate a Ryugu non trovandone traccia.
Ovviamente la parte tecnicamente più rischiosa della missione è quella relativa ai vari touch and go per l’ottenimento dei campioni superficiali. Infatti le operazioni non saranno comandate dalla Terra per via del ritardo delle comunicazioni e quindi la sonda dovrà manovrare in autonomia secondo delle procedure programmate.
Il primo touchdown è previsto per ottobre, mentre il secondo attorno a febbraio-marzo del 2019, inoltre Hayabusa2 è dotata di un dispositivo di impatto, ovvero di un proiettile che verrà “sparato” per creare un cratere sulla superficie dell’asteroide. Infine la sonda dovrà tentare di effettuare il touch down nel cratere neo formato per raccoglierne il materiale.
Hayabusa2 è il follow-up della missione Hayabusa della JAXA che nel 2005 raccolse meno di un milligrammo di campione dall’asteroide roccioso di tipo “S” Itokawa, riportandolo sulla Terra nel 2010. Lo spacecraft tuttavia soffrì di svariati problemi, inclusa la perdita di propellente da un serbatoio ed un malfunzionamento proprio del sistema di campionamento.
Ryugu è un asteroide primitivo di tipo “C” che contiene materiale organico che gli scienziati ritengono possa risalire all’epoca della formazione del sistema solare.
Hayabusa2 è partita il 3 dicembre 2014 dal Centro Spaziale di Tanegashima, misura 1,0 × 1,6 × 1,25 m, ha una massa di circa 600 kg, ed è alimentata da pannelli fotovoltaici fissi di 6 m di apertura che forniscono una potenza di 2,6 kW. È dotata di quattro propulsori ionici allo xeno che forniscono una spinta complessiva di 28 mN e di 12 propulsori chimici ad idrazina che impartiscono una spinta di 20 N. L’assetto è mantenuto da quattro ruote di reazione.
Fonti: spaceflightnow.com; jaxa.jp; wikipedia.org
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