Continua l’impegno normativo dell’amministrazione Trump in campo spaziale, che sotto la direzione del vice Presidente Mike Pence e attraverso le frequenti convocazioni del National Space Council sta lavorando alla riforma del settore aerospaziale USA rimasto statico per svariati decenni.
Nell’ultimo mese sono infatti stati pubblicati due ordini esecutivi della serie “Space Policy Directive”, che seguono quello rilasciato lo scorso dicembre atto a reindirizzare gli sforzi di esplorazione della NASA verso un ritorno alla Luna.
Space Policy Directive 2
Il primo dei due documenti, lo Space Policy Directive 2, è stato firmato lo scorso 24 maggio, e consiste nell’incarico formale al Ministro dei Trasporti di rivedere il quadro normativo per le attività di lancio e rientro di missioni spaziali, con l’obiettivo di semplificare e ridurre l’iter burocratico oggi necessario.
Il documento chiede la formulazione di un piano strategico entro il 1 febbraio 2019, e spinge perché il processo di autorizzazione al volo si svolga attraverso una sola interazione formale con le autorità preposte, e che lanci e rientri possano essere autorizzati con un’unica licenza.
La NASA, il Ministero dei Trasporti, del Commercio e della Difesa sono inoltre chiamati a collaborare per la ridefinizione dei requisiti atti alla concessione delle licenze, minimizzandone il numero a quello strettamente necessario a tutelare la salute salute pubblica e la sicurezza nazionale.
Il National Space Council ha poi ricevuto incarico formale ad esaminare ed eventualmente proporre una riforma delle regole attualmente in vigore in merito all’esportazione di tecnologie aerospaziali.
La Space Policy Directive 2 è, in via generale, un classico atto di deregulation analogo ad altri posti in essere dall’amministrazione Trump in diversi settori dell’economia americana. Per l’industria aerospaziale si tratta di un provvedimento molto popolare, chiesto a gran voce da anni dalle maggiori aziende americane del settore chiesto con forza anche nelle prime sedute del National Space Council. Un esempio è dato dall’intervento di Gwynne Shotwell, Presidente di SpaceX, durante la prima seduta dell’NSC disponibile nel filmato qui sopra.
Space Policy Directive 3
All’inizio del terzo incontro del Nationa Space Council, lo scorso 18 giugno il presidente Trump ha firmato lo Space Policy Directive 3, un atto formale con il quale l’amministrazione americana vuole aggiornare le attuali regole e standard per minimizzare il rischio legato ai detriti spaziali.
Il sempre crescente numero di lanci spaziali, l’imminente arrivo sul mercato delle costellazioni di mini satelliti per telecomunicazioni come OneWeb o Starlink, e lo sperato aumento del traffico da e per l’orbita bassa sono tutti fattori di rischio per la sicurezza delle operazioni spaziali.
Ogni lancio infatti crea migliaia di detriti di varie dimensioni, che possono variare da interi stadi di razzo a minuscoli frammenti di vernice. A seconda della quota e del tipo di orbita questi oggetti possono rappresentare un pericolo letale fino al momento del loro rientro. Un caso emblematico dell’attualità di questo problema è stato il rientro della stazione spaziale cinese Tiangong-1, che a causa delle sue notevoli dimensioni e dell’incapacità delle autorità competenti di controllarne la traiettoria di deorbitazione, ha attirato l’attenzione dei media e creato un’ondata di panico ingiustificato. Il rischio è molto concreto anche per le missioni spaziali in corso: è capitato già alcune volte che gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Intenzionale fossero chiamati a rifugiarsi in emergenza a bordo della Sojuz quando alcuni detriti spaziali, la cui traiettoria era relativamente incerta, erano passati troppo vicini all’avamposto orbitale.
La situazione è al momento tenuta sotto controllo (almeno per quanto riguarda il mondo “occidentale”) principalmente dal NORAD, autorità militare statunitense che traccia e cataloga decine di migliaia di oggetti delle dimensioni sopra al centimetro. Ad oggi il NORAD segue attivamente circa 20.000 oggetti in orbita, sia ancora nella fase attiva della loro missione, sia semplici detriti. Le stime disponibili ci parlano però della presenza in orbita di circa 170 milioni di oggetti sotto il centimetro di diametro, troppo piccoli per essere tracciati, e di circa 700.000 oggetti di dimensioni tra 1 e 10 centimetri.
Appare chiaro dunque che con l’aumento del numero di detriti spaziali pericolosi cresce anche la necessità di migliorare le tecnologie di tracciamento oggi disponibili, ma anche la capacità delle varie agenzie spaziali di condividere a livello internazionale le informazioni in possesso di ciascun. Con la Space Policy Directive 3 l’amministrazione USA intende lavorare dal lato USA per migliorare la capacità di valutare e gestire il rischio di impatti con detriti spaziali, così come di migliorare lo standard di comunicazione con i suoi partner internazionali.
La SPD-3 invita anche l’industria aerospaziale ad adottare tecnologie e best practice per prevenire la formazione di detriti spaziali e per gestire in modo controllato la fase finale della vita operativa delle proprie missioni.