Avremo stazioni spaziali commerciali entro il 2025?
Un recente studio sulla commercializzazione dell’orbita bassa terrestre entro la metà del prossimo decennio, presentato al Congresso degli Stati Uniti lo scorso 17 maggio, afferma che sarà molto difficile avere stazioni orbitanti in grado di autosostenersi economicamente e generare utili entro i prossimi dieci anni.
Durante la testimonianza resa al Science Committee della Camera dei Rappresentanti riguardo al futuro degli Stati Uniti nell’utilizzo commerciale dell’orbita bassa terrestre, Bhavya Lal, dell’Institute for Defense Analysis Science and Technology Policy ha dichiarato che, secondo quanto rivelato da uno studio condotto dalla sua organizzazione, sarà improbabile che una stazione spaziale commerciale potrà generare profitti già nel 2025, anno in cui NASA dovrebbe cessare i finanziamenti per la Stazione Spaziale Internazionale.
Lo studio ha preso in considerazione quattro differenti scenari, ciascuno con una modulazione differente di costi operativi e ricavi attesi. Solo in un caso, quello caratterizzato da alti ricavi e bassi costi di gestione, la stazione avrebbe potuto generare profitto. Un secondo scenario, con costi e ricavi entrambi di basso livello, la stazione avrebbe generato una piccola perdita mentre, come si può intuire, in uno scenario con costi di gestione elevati la stazione spaziale commerciale avrebbe sofferto di grandi perdite a fronte di ricavi insignificanti.
“Nel complesso, la nostra analisi ha dimostrato come sia improbabile che una stazione spaziale commerciale possa essere economicamente sostenibile entro il 2025”
Questi risultati sono stati ottenuti anche prendendo in considerazione ipotesi molto ottimistiche su alcuni fattori del mercato, come una riduzione dei costi dei lanci del fino al 75% rispetto ai quelli attuali.
Il rapporto ha comunque individuato varie attività potenzialmente promettenti, in grado cioè di portare utili particolarmente significativi. Tra questi, in particolare, sono stati individuati la produzione di particolari tipologie di fibre ottiche, l’assemblaggio in orbita di satelliti e la possibilità di ospitare astronauti non necessariamente legati ad agenzie spaziali governative. Nel caso della costruzione di satelliti direttamente nello spazio, comunque, il rapporto stima un potenziale guadagno tra i 7 e i 359 milioni di dollari, che dimostra l’ampiezza della forbice di incertezza.
Proprio l’impossibilità di stimare con un buon grado di precisione le voci di entrata insieme a quanto osservato applicando i modelli più pessimistici potrebbero rappresentare un serio limite all’attrazione di potenziali investitori.
“Gli investitori con cui abbiamo parlato hanno ci hanno fatto capire che le prospettive di guadagno sono troppo lontane nel futuro e troppo incerte per fare, ad oggi, investimenti significativi.”
Il rapporto presentato da Lal contiene una serie di idee alternative per diminuire significativamente i costi operativi di una stazione come la ISS. In particolare, la vita della ISS potrebbe essere estesa fino al 2028 ad un costo tra i 3 ed i 4 miliardi di dollari, anche se questi fondi andrebbero a sottrarre risorse ad altre iniziative di esplorazione spaziale. Per questo una parte della Stazione Spaziale potrebbe essere privatizzata, affidandone la gestione delle operazioni ad un attore privato che potrebbe offrire un potenziale sconto sugli attuali livelli di costo.
Un’ulteriore opzione vedrebbe la NASA cofinanziare la costruzione di una stazione spaziale commerciale a condizione di poterla poi utilizzare. Un importo di 2 miliardi di dollari all’anno sarebbe sufficiente per coprire i costi di gestione, sebbene senza ottenerne alcun ricavo.
La testimonianza di Lal si è svolta lo stesso giorno in cui la NASA ha rilasciato formalmente un bando per la realizzazione di studi sulla commercializzazione dell’orbita bassa terrestre. In una dichiarazione NASA ha affermato di essere interessata a “Concept industriali, piani di business e studi di fattibilità per piattaforme abitabili, sia usando la Stazione Spaziale Internazionale sia una struttura orbitante differente, che dia il via ad un mercato dell’orbita bassa in cui NASA sia uno dei principali clienti.”
Le proposte sono attese entro la terza settimana di giugno, e la NASA prevede di distribuire premi economici fino ad 1 milione di dollari già a luglio 2018, per finanziare il completamento degli studi più promettenti entro la fine dell’anno solare.
Bill Gerstenmaier, amministratore associato di NASA per le operazioni e l’esplorazione spaziale umana, ha dichiarato che l’analisi degli studi aiuterà NASA a formulare i propri piani per la fine del Programma ISS, incluso il mantenimento di una presenza di qualche tipo in orbita bassa terrestre.
I due rami del congresso appaiono ancora divisi sulla strada da intraprendere con la Stazione Spaziale Internazionale: da un lato il Senato ha recentemente criticato il piano che prevede la fine del finanziamento della ISS nel 2025, mentre i membri della Camera sono apparsi più prudenti, preferendo non esprimere ufficialmente una posizione fino a quando la NASA non presenterà un piano più articolato, anche sulla base degli studi in corso di svolgimento.
Fonte: Institute for Defense Analyse / Office of Science and Technology Policy (OSTP)
Ove non diversamente indicato, questo articolo è © 2006-2024 Associazione ISAA - Leggi la licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.
Spero si riesca a far qualcosa… Tra Bigelow e SpaceX si potrebbero lanciare in orbita in modo economico i pezzi di una futura stazione che potrà essere gonfiabile e quindi più economica da assemblare.