La compagnia statunitense ha recentemente svelato il nome, la scelta del propulsore per l’upper stage ed altri dettagli del vettore che sta sviluppando in collaborazione con l’USAF. OmegA, fin’ora conosciuto come Next Generation Launcher (NGL), sarà destinato principalmente ai payloads governativi e militari, secondo il programma EELV (Evolved Expendable Launch Vehicle) dell’USAF.
Riguardo al nome la compagnia di Dulles in Virginia ha voluto chiarire che OmegA sta ad indicare l’ultimo e più potente vettore dei dieci attualmente in produzione. Le lettere O e la A finale maiuscola indicano le due compagnie che nel 2015 si sono fuse per formare l’attuale colosso aerospaziale ed infine, come da tradizione per i nomi dei propri razzi (Pegasus, Minotaur, Antares, ecc.), il nome indica il più vasto ammasso stellare della Via Lattea, Omega Centauri.
“Siamo molto eccitati dal fatto di poter lavorare con l’USAF per sviluppare OmegA, il nostro nuovo lanciatore EELV”, ha affermato Scott Lehr, presidente di Orbital ATK’s Flight Systems Group. “OmegA rappresenta la miglior combinazione di prestazioni, accessibilità ed affidabilità per soddisfare un’ampia gamma di missioni richieste da parte dei nostri clienti. Grazie alla nostra esperienza, che negli ultimi 35 anni ci ha portato ha produrre oltre 430 lanciatori, abbiamo sviluppato dei processi produttivi molto rigorosi, una disciplina operativa ed una trasparenza molto apprezzata dai clienti governativi”.
Le caratteristiche del primo e secondo stadio sono rimaste immutate rispetto a quanto era stato annunciato nel giugno 2016, la novità consiste nella scelta dello storico propulsore criogenico (LH2/LOX) RL10 di Aerojet Rocketdyne per il terzo stadio. In particolare la versione scelta sarà la RL10C-5-1, derivata da quella attualmente in uso sull’Atlas V di ULA.
Il propulsore RL10 venne progettato e sviluppato negli anni ’50 da Pratt & Whitney, compiendo il primo volo nel 1962. Da allora questo propulsore è stato costantemente aggiornato ed utilizzato in oltre 500 lanci.
Orbital ATK ha reso noto che in questa fase dello sviluppo sono impegnate circa 500 persone, un numero destinato almeno a raddoppiare nei prossimi 18 mesi. Infatti già nel 2019 sono previsti i primi test di accensione a terra dei segmenti solidi, il volo inaugurale della versione intermedia è previsto per il 2021, mentre per la versione Heavy dovremmo attendere il 2024.
Fonte e foto credit, Orbital ATK.