Nel pomeriggio di ieri 30 marzo SpaceX ha lanciato con successo la missione Iridium-5 dal complesso di lancio 4E (SLC-4E) della Vandenberg Air Force Base in California, sulle coste dell’Oceano Pacifico. Meno brillante il secondo tentativo (sperimentale) di recuperare metà dell’ogiva del razzo, che si è schiantata in mare senza riuscire a rallentare la discesa.
La missione primaria
Ennesimo successo dunque per il Falcon 9, che prosegue la lunga campagna di immissione in orbita dei satelliti per le telecomunicazioni Iridium NEXT, riutilizzando il primo stadio B1041.2 già inaugurato con il volo Iridium-3 nell’ottobre 2017. In questo caso però SpaceX ha scelto di non recuperare nuovamente il primo stadio, che ha comunque compiuto la manovra di “flyback” andando ad inabissarsi (come previsto) nelle acque dell’oceano.
A bordo del Falcon si trovavano gli Iridium NEXT 140, 142, 143, 144, 145, 146, 148, 149, 150, 157, ciascuno di 860 kg di massa che, combinati con i circa 1000 kg di peso del meccanismo dispenser, portavano il carico utile a 9.600 kg di massa.
La missione è partita da Vandenberg perché gli Iridium erano destinati ad un’orbita polare di 625 x 625 km a 86,4°, e il decollo dalle coste californiane garantisce che la traiettoria del Falcon eviti importanti centri abitati.
Dopo due accensioni del Merlin 1-D del secondo stadio, a partire da T+1 ora ciascuno dei dieci satelliti è stato rilasciato con precisione nell’orbita programmata, grazie al particolare dispenser sul quale erano montati dieci satelliti Iridium NEXT.
Successful deployment of all 10 @IridiumComm NEXT satellites to low-Earth orbit confirmed.
— SpaceX (@SpaceX) March 30, 2018
Non è stato però possibile seguire questa fase della missione tramite la consueta diretta streaming, in quanto SpaceX ha dichiarato di non aver ricevuto in tempo una particolare licenza dal NOAA (L’agenzia statunitense che si occupa del monitoraggio dell’atmosfera e degli oceani) che autorizzasse la ripresa di immagini dall’orbita, suscitando peraltro una discreta perplessità.
Il mancato recupero dell’ogiva
Sposando appieno la vulcanica personalità del suo fondatore Elon Musk, SpaceX rimane molto aggressiva nella ricerca di innovazioni nella tecnologia dei lanciatori, capaci di portare miglioramenti delle prestazioni generali ma anche al contenimento dei costi grazie alla riutilizzabilità di varie componenti del razzo. Dopo aver consolidato la sua tecnologia di recupero del primo stadio, ora la casa di Hawthorne punta al recupero della preziosa ogiva (o fairing), un pezzo del valore potenziale fino a 10 milioni di dollari ma che normalmente viene lasciata a perdersi in mare.
A questo scopo le due metà dell’ogiva sono state equipaggiate con un parafoil, un particolare tipo di paracadute dalla tipica forma rettangolare capace di comportarsi come un’ala, e che consente di controllare la direzione del rientro. Quest’ultimo, unito ad un sistema di posizionamento GPS e a particolari attuatori, permette al fairing del Falcon 9 di dirigersi verso una particolare coppia di navi appoggio, attrezzate con una gigantesca rete in grado di “acchiappare al volo” e accogliere il voluminoso involucro.
Questa spettacolare tecnica è stata tentata la prima volta, in via del tutto sperimentale, con la missione Falcon 9 / Paz dello scorso febbraio, ma in quell’occasione l’ogiva aveva mancato la nave appoggio Mr. Stephen di qualche centinaio di metri. A condannare all’insuccesso questo secondo tentativo è stato un problema con il parafoil, che si è ingarbugliato su sé stesso senza dispiegarsi completamente. È stato un tweet dello stesso Elon Musk a comunicare l’infelice esito del test tramite il suo account Twitter, annunciando anche che nelle prossime settimane si tenterà di capire e risolvere l’inghippo al parafoil con drop test da elicottero.
GPS guided parafoil twisted, so fairing impacted water at high speed. Air wake from fairing messing w parafoil steering. Doing helo drop tests in next few weeks to solve.
— Elon Musk (@elonmusk) March 30, 2018
Il recupero delle ogive promette di essere un buon investimento: con un prezzo per lancio attualmente fissato a circa 60 milioni di dollari, ogni fairing riportato a casa può portare ad un risparmio superiore al 10%.
I satelliti Iridium NEXT
Il carico pagante di questo lancio erano altri 10 Iridium NEXT (dal n. 41 al n. 50) destinati a rimpiazzare gli esemplari della generazione precedente della più vasta rete di satelliti commerciali per telecomunicazioni ad oggi esistente. Iridium ha affidato a Thales Alenia Space la costruzione di 81 satelliti, 75 dei quali saranno lanciati da SpaceX. Rimpiazzare uno ad uno i satelliti di una costellazione tanto vasta è un’impresa mai tentata fino ad oggi.
Fonti: Sito Web/Press Kit SpaceX, Reddit