Dopo ben 22 anni di sviluppo, la NASA prevede solo una probabilità del 70% di riuscire a mantenere quella che è ora la data ufficiale del lancio del più potente telescopio spaziale mai pensato, ovvero maggio 2020. Il JWST diventerà un portentoso strumento di ricerca, ma la frustrazione per un’attesa che si fa sempre più lunga cresce in tutti gli ambienti.
L’ultimo slittamento era stato annunciato nel settembre dello scorso anno e ora a distanza di sei mesi esatti, ne arriva un altro. Il precedente spostamento era stato di un anno intero e faceva passare la data del lancio dalla primavera 2018 (ovvero adesso), alla primavera del 2019 e anche quello annunciato dalla NASA martedì scorso è della stessa entità. Si parla ora di maggio 2020 come periodo in cui il telescopio spaziale James Webb verrà lanciato da Korou a bordo di un vettore Ariane 5. Questo ritardo andrà con ogni probabilità ad aumentare il tetto posto dal congresso sullo stanziamento per il suo sviluppo, al momento equivalente a otto miliardi di dollari. Lo slittamento era in effetti nell’aria: un audit del Government Accountability Office all’inizio di marzo prevedeva che ci sarebbero stati ulteriori ritardi. La NASA ha affermato che tutto l’equipaggiamento di volo è pronto, ma l’agenzia ha bisogno di più tempo per testare gli strumenti del veicolo spaziale presso le strutture del suo contractor principale, Northrop Grumman, in California. L’azienda ha anche bisogno di più tempo per mettere insieme le due parti del veicolo: quella del telescopio vero e proprio e la parte del veicolo spaziale che porterà il JWST alla sua destinazione nello spazio.
Ci è voluto più tempo”, ha detto martedì Thomas Zurbuchen, a capo della divisione scientifica della NASA, durante una conferenza stampa. “Abbiamo dato una pessima stima.”
Inizialmente pensato nel 1996, il James Webb Space Telescope sarebbe dovuto costare tra uno e tre miliardi e mezzo di dollari, con una data di lancio che era stata programmata tra il 2007 e il 2011. Ma il costo del progetto è cresciuto nei primi anni 2000, salendo oltre i 4,5 miliardi di dollari, e da lì sono cominciati i costanti rinvii che hanno caratterizzato il progetto. Nel 2011, in piena amministrazione Obama, il JWST ha affrontato poi quella che sarebbe diventata la più ampia riformulazione del programma: lì è stata fissata una nuova data di lancio, il 2018 e il congresso ha posto un tetto al costo dello sviluppo del telescopio a otto miliardi di dollari. La NASA nel frattempo ha stimato che al completamento, il James Webb sarebbe costato 8,8 miliardi di dollari, con 837 milioni di dollari in più necessari per farlo funzionareuna volta nello spazio. Nel settembre scorso, come detto, la NASA ha fatto slittare la data del lancio del JWST alla primavera del 2019 a causa del tempo di assemblaggio necessario. Ora, a seguito di questo ulteriore posticipo e a fronte delle nuove stime di superamento del tetto del costo, il congresso dovrà tornare ad autorizzare il programma per dare il via libera e non è ancora chiaro in che modo la NASA adatterà l’avanzamento della attività ai maggiori costi, dato che in tutti gli incrementi approvati con il Consolidated Appropriation Act of 2018, il telescopio spaziale non ha ricevuto alcun aumento di budget, come del resto era atteso, dato appunto il tetto fissato.
Nonostante tutti i ritardi e e gli stanziamenti extra budget di questi anni, sembra improbabile che il progetto venga cancellato, ma la frustrazione del congresso è evidente. Lo specchio primario e gli strumenti del veicolo spaziale sono già stati assemblati e sottoposti a test rigorosi in diversi centri della NASA e annullare il programma significherebbe letteralmente buttare via i 7,3 miliardi di dollari che la NASA ha già investito de facto sin ora. Come noto, il James Webb Space Telescope partirà con un razzo europeo Ariane 5 dalla base di Korou, nella Guyana francese, per viaggiare fino a oltre 1 milione e mezzo di chilometri di distanza dalla Terra. Una volta raggiunta la sua posizione di arrivo, il telescopio sarà l’osservatorio spaziale più potente del mondo, grazie ai suoi 18 specchi esagonali in berillio interamente ricoperti da un sottile strato dorato. Una volta montati, i 18 specchi costituiscono uno specchio primario di 6 metri e mezzo di diagonale (sei volte più grande dello specchio dell’Hubble Space Telescope). Grazie al suo specchio, il JWST sarà in grado di scrutare nelle atmosfere dei pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare e vedere attraverso enormi nuvole di polvere per assistere alla nascita di nuove stelle e sistemi planetari. Ma soprattutto, il James Webb sarà in grado di raccogliere e riflettere la luce proveniente dall’universo primordiale essendo in linea di principio in grado di osservare la luce delle prime stelle e galassie. Proprio per le attesissime capacità del telescopio spaziale, svariati team di astronomi e ricercatori si stanno mettendo in lista per utilizzare il James Webb. Già dall’anno scorso lo Space Telescope Science Institute, che sovrintende le operazioni scientifiche di Hubble e JWST, ha invitato gli astronomi a formulare le loro proposte sui target più convenienti ed utili per la scienza, con 6.000 ore di tempo di osservazione rese disponibili. Il termine per queste proposte era previsto per venerdì 6 aprile, ma la scadenza, ovviamente, è ora stata prorogata fino al 1° febbraio 2019. Il problema maggiore è che la scienza può cambiare molto in un anno. Le selezioni dei target tendono ad evolvere, le strategie di osservazione dei team a cambiare e le collaborazioni tra atenei ad essere riformulate. Sarà arduo per i ricercatori continuare a scrivere proposte di osservazione per un veicolo spaziale che potrebbe non essere lanciato entro i prossimi due anni.
La NASA d’altro canto sostiene che impiegherà tutto il tempo necessario per mettere in funzione il JWST, dal momento che una volta lanciato, nessuna missione di riparazione o manutenzione sarà sostenibile a nessun costo, nel caso il telescopio non funzioni come deve. Inoltre, il veicolo spaziale ha un processo di apertura e messa in funzione estremamente complesso: deve dispiegarsi lentamente nell’arco di due settimane per essere pronto ad iniziare le operazioni e se anche solo uno step dovesse andare storto, potrebbe mettere a repentaglio l’intera missione e lunghissimi anni di attesa.
Dobbiamo concentrarci sul successo della missione”, ha detto Zurbuchen alla conferenza stampa di martedì. “È l’imperativo più categorico di questa missione”
Se i continui rinvii sono estremamente frustranti, gli scienziati aspettano ancora con trepidazione la partenza e la messa in funzione del James Webb Space Telescope. Se è vero che l’universo ha 13,8 miliardi di anni, la comunità aspetterà un altro anno. O anche qualcosa in più.