Con il continuo abbassarsi di quota della prima stazione spaziale cinese, inutilizzata dal 2013, diventano sempre più dettagliate le informazioni a riguardo del periodo in cui avverrà il rientro distruttivo in atmosfera. Lo stesso però non si può affermare sul dove cadranno eventuali detriti.
Recentemente lo Space Debris Office dell’agenzia spaziale europea ESA, con sede all’ESOC di Darmstadt, ha rilasciato un comunicato in cui si stima che il rientro in atmosfera avverrà tra il 19 marzo ed il 14 aprile prossimi. Questa previsione naturalmente è soggetta ad una serie di variabili tra cui l’andamento dell’attività solare.
L’unica informazione certa, dovuta all’inclinazione dell’orbita della Tiangong-1 rispetto all’equatore, è che gli eventuali detriti potranno cadere nella fascia compresa tra i 43° nord e 43° sud di latitudine, quindi la fascia più densamente popolata del pianeta. Sono difatto esclusi il Canada e la maggioranza dei territori ex sovietici.
L’Italia si trova proprio a cavallo del 43° parallelo, che la attraversa da Grottammare (AP) sul Mar Adriatico a Piombino (LI) sul Tirreno.
La Tiangong-1 (Palazzo Celeste) è in orbita dal 29 settembre 2011, misura 10,4 m per 3,5, ha un volume abitabile pressurizzato di oltre 15 mc ed ha una massa di 8,5 tonnellate.
Il 2 novembre 2011 venne raggiunta ed agganciata dalla capsula automatica Shenzhou-8 che, dopo aver compiuto un distacco, allontanamento e riattracco, dimostrò la capacità cinese di far agganciare due veicoli in orbita.
Il 18 giugno 2012 fu la volta della Shenzhou-9, con tre taikonauti a bordo (tra cui la prima donna cinese), che per gli 11 giorni successivi vissero e lavorarono a bordo della stazione spaziale, effettuando anche un secondo attracco totalmente manuale.
L’ultima capsula a raggiungere la Tiangong-1 fu la Shenzhou-10, anch’essa con equipaggio, che rimase agganciata tra il 13 ed il 26 giugno 2013. In seguito la stazione spaziale venne messa in stato dormiente, con l’intenzione di raccogliere più dati possibile sull’usura di alcuni elementi ed alla fine guidarla verso un graduale e controllato rientro distruttivo.
Dal marzo del 2016, probabilmente a causa di un malfunzionamento dei sistemi di ricarica delle batterie da parte dei pannelli fotovoltaici, la Tiangong-1 non risponde più al comandi inviati da terra ed è quindi impossibile da parte del controllo missione cinese cercare di indirizzare la caduta verso zone non abitate del pianeta.
Una prima ammissione sulla situazione era arrivata nel settembre 2016, ma nel gennaio di quest’anno è arrivata l’inaspettata smentita da parte di Zhu Congpeng della China Aerospace Science and Technology Corporation, dalle pagine del Science and Technology Daily, il notiziario ufficiale del Ministero della Scienza e Tecnologia cinese.
“La stazione spaziale Tiangong-1 si disintegrerà rientrando in atmosfera e i detriti cadranno in un’area designata dell’oceano, senza alcun pericolo per le terre emerse. Stiamo continuamente monitorando la situazione e ci aspettiamo che il rientro avvenga nella prima metà di quest’anno”.
L’ultimo documento ufficiale rilasciato dalla Cina risale allo scorso 8 dicembre ed è una nota inviata alle Nazioni Unite. Nel breve comunicato si informa che il rientro della stazione avverrà tra i primi 10 giorni di febbraio e gli ultimi 10 di marzo e che, nonostante le preoccupazioni occidentali, i detriti non creeranno situazioni di pericolo per le popolazioni.