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L’amministrazione Trump presenta la proposta di bilancio NASA per il 2019

Negli scorsi giorni l’amministrazione Trump ha presentato la proposta di bilancio 2019 per la NASA. Analizziamo dunque luci e ombre di questo complesso documento e come cambierà il futuro dell’agenzia spaziale americana.

Prima di addentrarci nell’analisi delle principali voci del bilancio, è bene tenere presente che la proposta di budget è un documento preliminare predisposto dallo staff Presidente Trump che non si riflette in azioni  immediate. Saranno invece Camera dei Rappresentanti e Senato ad approvare il documento esecutivo finale, che potrebbe contenere variazioni anche sostanziali rispetto a quanto proposto dall’esecutivo. Parafrasando un noto detto americano, il Presidente propone, il Parlamento dispone. Le modifiche introdotte in fase di approvazione rispondono alle aspettative delle lobby industriali e dell’elettorato degli stati di provenienza di parlamentari e senatori, che hanno ogni interesse a trattenere commesse e professioni di alto livello sul territorio.

Le cifre principali

Il budget NASA 2019 prevede un finanziamento totale di 19,9 miliardi di dollari, con una crescita di circa 400 milioni rispetto allo stanziamento per il 2018 (+2,5%). Questo aumento dei fondi è comunque limitato al 2019, visto che dal 2020 al 2023 la cifra si assesta a 19,3 miliardi di dollari.

La spesa viene ripartita in queste macro categorie:

La tabella riassuntiva delle principali voci del bilancio di previsione 2019 – (C) NASA

Le strategie chiave e i tagli di bilancio

La lettura della relazione di bilancio ha fatto emergere varie indicazioni su policy,  strategie e prese di posizione squisitamente politiche che l’amministrazione Trump vuole imprimere all’azione dell’agenzia spaziale statunitense.

Il leitmotiv sembra essere un sempre crescente coinvolgimento dei privati attraverso il finanziamento di specifici programmi di stimolo, con nuovi contratti di servizio, e la cessione della proprietà delle stazioni riceventi di terra e dei sistemi satellitari di telecomunicazione. Ecco alcuni dei punti principali derivanti da queste linee guida:

Il secondo elemento protagonista della proposta di bilancio è grande capitolo dell’esplorazione umana dello spazio, che ha ricevuto 10,5 miliardi di dollari. In questo caso vengono evidenziati due obiettivi chiave:

Capire cosa si intende per “tecnologie spaziali innovative” è sempre un po’ complicato. Un esempio concreto è il programma per lo studio dell’assemblaggio robotico di grandi strutture nello spazio, al quale sono stati assegnati 54 milioni di dollari. La NASA investirà dunque nello sviluppo di questa tecnologia, che oltre a diminuire il numero di EVA richieste agli astronauti (seppur spettacolari le “passeggiate spaziali” rimangono attività estremamente lente e pericolose) consentirebbe di sfruttare lanciatori relativamente piccoli anche per portare in orbita strutture molto grandi, che verrebbero montate direttamente nello spazio.

L’esame dei tagli è sempre interessante, perché forse più di altre parti del documento di budget è quello che indica l’approccio dell’Amministrazione in carica nei confronti delle politiche spaziali.

Il livello di finanziamento assegnato alle missioni di Osservazione della Terra scende di 200 milioni di dollari (-10% circa) andando ad assestarsi su un totale di 1,8 miliardi di dollari. Se da un lato non c’è stato un disimpegno evidente in questo settore, dall’altro il noto scetticismo di Trump e dei suoi collaboratori nei confronti del contributo umano al cambiamento climatico si è tradotta nella terminazione di varie missioni ed esperimenti, sia tra quelli programmati per un prossimo lancio sia tra quelli già in volo. Viene dunque proposto lo stop allo sviluppo delle missioni PACE, OCO-3, RBI e CLARREO Pathfinder, e la fine delle operazioni per il DSCOVR Earthviewing instrument.

Le missioni astronomiche non sono state immuni dalla scure: è stato infatti chiesto lo stralcio totale per  WFIRST (Wide Field Infrared Survey Telescope), una missione di ricerca sulla materia oscura, esopianeti e per l’astronomia negli infrarossi del valore complessivo di 4 miliardi di dollari. Secondo le parole dell’amministrazione Trump la causa è proprio il livello di investimento richiesto per WFIRST, ritenuto incompatibile con le nuove priorità di NASA. Inoltre tutte le missioni astronomiche che hanno superato la fase primaria (quella finanziata con la prima, grande tranche iniziale di stanziamenti) subiranno un attento esame costi/benefici prima di essere prorogate nel 2020.

Infine, anche quest’anno viene richiesta la chiusura dell’Office of Education di NASA. Se questa nuova istanza avrà successo, si otterrebbe un risparmio di circa 100 milioni di dollari che saranno rediretti ai programmi Exploration, mentre residuali attività di divulgazione nell’ambito STEM saranno assunte direttamente dal quartier generale NASA di Washington.

Il bilancio NASA resterà sostanzialmente “piatto” fino al 2023, ancorato ad una cifra di 19.6 miliardi di dollari, anche se tenendo conto dell’inflazione al 2.1% annuo,  i fondi destinati all’agenzia spaziale subiranno di fatto un ribasso “automatico” di circa 400 milioni di dollari l’anno.

Il punto sul ritorno alla Luna

Lo scorso dicembre Trump aveva firmato  la “Space Policy Directive 1”, un atto di indirizzo formale che impegna la NASA a creare e un programma che riporti l’uomo a camminare sulla Luna. La policy chiedeva all’Amministratore di NASA di dar forma ad un progetto di esplorazione innovativo e sostenibile, che coinvolgesse partner commerciali e internazionali e che preparasse la strada a future spedizioni verso Marte e altre destinazioni nel Sistema Solare. Il momento della firma era stato reso particolarmente solenne con la classica cerimonia che vedeva il Presidente Trump circondato dai rappresentanti dell’industria aerospaziale, della NASA, e da figure storiche dell’esplorazione spaziale come il geologo Harrison H. Schmitt di Apollo XVII.

Chi si era augurato una decisa svolta rispetto al finanziamento asfittico degli ultimi anni, fosse anche per ragioni di di prestigio, resterà deluso: cifre alla mano possiamo affermare con certezza che la proposta di bilancio non presenta finanziamenti particolari a sostegno del ritorno alla Luna. I fondi saranno dunque reperiti tramite tagli a programmi esistenti e grazie al coinvolgimento di partner internazionali e di attori privati.

Gli elementi principali dei programmi di esplorazione di NASA – (C) NASA

Il veicolo scelto per lanciare gli USA verso la Luna da parte di NASA sarà l’accoppiata SLS+Orion. Secondo i piani il primo volo senza equipaggio dovrebbe avvenire nel 2020, mentre la prima missione con equipaggio destinata a volare attorno al nostro satellite è prevista per il 2023. Se confermato, questo sarà il primo volo abitato a orbitare il nostro satellite dopo Apollo XVII, nel 1972. SLS sarà comunque utilizzato già nel 2022 per lanciare in orbita lunare il modulo propulsivo/energetico che sarà l’elemento base del Lunar Orbital Platform/Gateway.

I fondi assegnati tra il  2019  ed il  2023 (circa 3,67 miliardi di dollari/anno) alla voce Exploration Systems Development (Sviluppo Sistemi di Esplorazione) dovrebbero bastare a coprire i costi per  lo sviluppo di Orion e SLS e per costruire i vettori SLS e le capsule Orion delle prime due Exploration Mission (EM-1 e EM-2).

I traguardi previsti per il 2019

Ecco i principali obiettivi il cui raggiungimento è atteso per il 2019:

Ecco il video dove l’Amministratore facente funzioni Robert Lightfoot illustra pubblicamente la proposta di bilancio.

In attesa delle decisioni dei due rami del parlamento statunitense invitiamo i nostri lettori ad approfondire ulteriormente con i documenti pubblicati da NASA.

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