La NASA: c’è un nuovo corpo celeste, ha quattro ruote e lo si può vedere nello spazio
Dopo il volo inaugurale del razzo Falcon Heavy avvenuto con successo e l’inserimento dello stadio finale con la roadster Tesla in un’orbita eliocentrica, la NASA ha ufficialmente riconosciuto l’auto di Elon Musk come oggetto celeste. Intanto i telescopi di tutto il mondo, che siano di semplici astrofili o sistemi professionali, si sono scatenati alla ricerca dell’auto più famosa del momento.
Il lancio del Falcon Heavy è stato un evento di portata mediatica notevolissima, sapientemente gestito da Elon Musk facendo uso di tutte le “armi” comunicative a sua disposizione e non solo: Musk, SpaceX e Tesla hanno potuto contare non solo sull’attenzione di tutti i media, ma anche su una rete di appassionati che sui social network ha scatenato una gran cassa quasi senza precedenti per un volo inaugurale di un vettore pesante. Vettore che non è il razzo più potente mai realizzato, ma che senza ombra di dubbi libera tutta l’audience dei voli spaziali, gli Stati Uniti e parzialmente anche la NASA, da quella sensazione di immobilismo che grava sull’esplorazione spaziale, primariamente americana, ben lontana dai fasti degli anni delle missioni Apollo e persino dalla regolarità quasi impiegatizia, ma gradevole ai palati degli appassionati, dello Space Shuttle. La NASA versa in condizioni quanto mai precarie: da oltre un anno è priva di un amministratore facente funzioni ed è il periodo più lungo di sempre nel quale si sia trovata in un simile frangente. La nomina di Jim Bridenstine è ancora in sospeso e si ha l’impressione che lo rimarrà per molto ancora. In questo stato, l’agenzia spaziale sta annaspando nel dare anche solo un primo segnale positivo per quello che sarà il primo volo del vettore SLS e un evento come quello del Falcon Heavy ha fatto bene a tutti, perché se pure non si configura come pietra miliare di alcunché, ed è formalmente l’avvio dell’attività per un nuovo vettore commerciale pesante (e solo per il momento il più potente), sappiamo bene di quali sottintesi (e meno sottintesi) sia stato caricato in merito all’esplorazione spaziale e specificamente di quella di Marte. Sebbene tutte le previsioni cronologiche di Elon Musk rispetto al primo lancio verso il Pianeta Rosso e al primo volo cislunare di SpaceX siano state riviste in lungo e abbiano confermato che per la conquista dello spazio il marketing non basta, il lancio riuscito del Falcon Heavy è stato liberatorio, perché ha confermato che tutto sta procedendo e che se a volte (anzi, spesso) si pecca di eccessivo entusiasmo (o di boutade), è anche vero che nulla è sin ora stato rinnegato.
Ecco quindi che il volo del Falcon Heavy, l’atterraggio riuscito di due booster su tre ma soprattutto la diretta di Starman dalla spazio a bordo della roadster Tesla, sono stati una manna mediatica, commerciale, ma anche collettiva, per le aspettative degli esperti del settore e dei semplici appassionati. Nulla come quelle riprese della roadster sullo sfondo del disco della Terra, i riflessi dei continenti nella vernice della sua carrozzeria tra i giochi di luce del sole nello spazio, hanno reso più entusiasti anche i meno propensi ad esserlo. Se è vero che la Tesla non era la prima quattro ruote a sfrecciare nello spazio e che tre l’avevano già fatto, giacendo oggi silenti sulla superficie della Luna dopo ben più gloriose esplorazioni, è anche vero che la Tesla è la prima a lasciare il sistema Terra-Luna e a dirigersi non verso Marte, dove il più dell’informazione incauta l’ha spedita, ma in un’orbita eliocentrica che eccede quella di Marte e si avvicinerà con ogni probabilità alla fascia degli asteroidi.
Da questa settimana la NASA ha aggiunto all’interfaccia HORIZONS Web del Jet Propulsion Laboratory, che è quella che raccoglie le informazioni per l’osservazione di tutti i corpi celesti conosciuti, la possibilità di calcolare le effemeridi per l’osservazione dell’ultimo stadio del Falcon Heavy con la roadster e Starman. È sufficiente aprire questo link, selezionare SpaceX nel caso non lo sia e cliccare su “generate ephemeris”. Appariranno le informazioni sulla posizione e le effemeridi per l’osservazione con un telescopio.
Dalla pagina che si apre apprendiamo alcuni dettagli, più o meno noti, della missione. La roadster porta nel baule un modellino Hot Wheels di sé stessa guidata da un modellino di Starman e una copia digitale di “Fondazione” di Isaac Asimov, più noto qui in Italia con il titolo “Cronache della galassia”. C’è anche una placca affissa tra lo stadio superiore del Falcon Heavy e la Tesla che riporta i nomi di più di 6000 dipendenti di SpaceX. Va anche aggiunto che su qualche circuito della Tesla, una piastra riporta la dicitura «fatto sulla Terra dagli umani», come lo stesso Elon Musk ha riportato in un suo post di Instragram il giorno del lancio. Tutto questo, insieme al richiamo alla “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams fatto da quella scritta «Don’t panic» sul display del cruscotto della Tesla e alle note di “Life on Mars” di David Bowie durante il lancio, fanno forse dell’evento il più grande festival della cultura pop e nerd che si possa immaginare unito al lancio di un razzo.
Il materiale informativo della NASA include anche la postilla secondo cui «errori di previsione potrebbero aumentare considerevolmente a seguito della mancanza nel modello della pressione solare, della radiazione termica e accelerazioni impreviste proveniente dal rilascio di gas». Queste ultime sono decisamente probabili: un’auto può non contenere carburante, ma è costruita con materiali non concepiti per i viaggi nello spazio. Le plastiche e le strutture suscettibili di fusione o sublimazione andranno gradualmente a deteriorarsi sotto l’azione radiativa del Sole e cosmica e non si può escludere che l’aria dei pneumatici, per esempio possa fuoriuscire e determinare piccole ma non trascurabili variazioni nell’orbita percorsa.
Se la NASA ha comunicato le coordinate della Tesla e di Starman qualche giorno dopo il lancio del Falcon Heavy, la ricerca dei suoi stadi mediante l’osservazione telescopica è cominciata a partire dal lancio, segnando una maratona osservativa non stop che sta ancora continuando in questi giorni. Gli appassionati americani che si trovavano sulla “space coast” al lancio, hanno potuto osservare attraverso le lenti di teleobiettivi e telescopi tutte le fasi dell’immissione in orbita terrestre, dal distacco degli stadi alle spinte, persino il dettaglio della terza spinta che ha immesso il payload nell’orbita finale.
https://twitter.com/VladimirPewtin/status/961093115787571200
https://twitter.com/te_pickering/status/961080240389832706
Gli appassionati hanno addirittura calcolato i parametri orbitali del payload prima ancora che SpaceX li rilasciasse. Marco Langbroek, astrofilo olandese di cui abbiamo parlato qualche tempo fa in merito all’osservazione dei satelliti spia e al ritrovamento della missione NASA IMAGE, ha calcolato la proiezione orbitale sulla superficie terrestre, prima che la Tesla e Starman si dirigessero nello spazio profondo:
Okay, based on the tweets of @elonmusk and assuming insertion into heliocentric orbit in perigee after 2.0 revolutions (5.5. hrs coasting), I get this *approximate* ground track for #FalconHeavy . Times in GMT.
Note: the inclination is the largest uncertainty. pic.twitter.com/beljgpV3tW— Dr Marco Langbroek (@Marco_Langbroek) February 6, 2018
Nei giorni successivi osservatori astronomici e dilettanti si sono poi cimentati nell’osservazione mentre la roadster si allontanava sempre più. Ieri, l’Elecnor Deimos Space Surveillance & Tracking Centre basato nella Spagna meridionale ha ripreso il payload mentre era alla distanza stimata di 720.000 km dalla Terra.
https://twitter.com/ElecnorDeimos/status/961902071065833482
Oggi Gianluca Masi di VirtualTelescope ha tenuto uno speciale live alle 13.00 ora italiana sull’osservazione della Tesla su YouTube, il cui video è riportato in coda all’articolo. Il viaggio dell’ultimo stadio del Falcon Heavy con a bordo quel pout-pourri di cultura pop e geek sarà lungo. Non tutto quanto si trova a bordo continuerà ad orbitare coeso e indisturbato per milioni di anni, perché degraderà e verrà parzialmente consumato. Secondo l’astrofisico Jonathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, il payload del Falcon Heavy non raggiungerà la fascia degli asteroidi, ma si limiterà ad oltrepassare l’orbita di Marte. Tuttavia, nonostante questi distinguo, il viaggio è e sarà un simbolo di quella parte dei cittadini della Terra che guarda verso il cielo e cerca. Cerca la Tesla come gli asteroidi, cerca i satelliti nascosti come le galassie e cerca anche di immaginarsi il futuro che verrà, con l’auspicio che oltre ogni calcolo economico e politico, si tratti di un futuro di conquista dello spazio.
Ove non diversamente indicato, questo articolo è © 2006-2024 Associazione ISAA - Leggi la licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.