Esordio perfetto per il primo Falcon Heavy
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Alle 21:45 del 6 febbraio ha preso finalmente il via il primo Falcon Heavy della storia, portando con successo in orbita solare la Tesla Roadster di Elon Musk (e il suo speciale autista Starman) in una missione storica che consegna ufficialmente al mercato dei lanciatori il più potente razzo al mondo in servizio attivo.
Dopo una lunga serie di rinvii, che non hanno fatto altro che aumentare il livello di entusiasmo e di attesa frenetica di milioni di appassionati del settore così come la curiosità degli addetti ai lavori, il vettore di SpaceX ha lasciato la rampa di lancio 39A del Kennedy Space Center lasciandosi dietro una spettacolare scia di fuoco e fiamme come non ne si vedevano da molti anni.
La sequenza di accensione è iniziata a T-5 secondi, accompagnata dalle grida entusiaste dei dipendenti dell’azienda per una volta ancora più numerosi ed accalcati del solito nell’atrio alle spalle della sala controllo della sede di SpaceX a Hawthorne, in California. A T-00:00 i ventisette motori Merlin-1D dei tre booster del primo stadio hanno ruggito a piena potenza, seguendo le fasi finali della sequenza di accensione messa a punto nello static fire dello scorso 28 gennaio. Questa volta, però, il razzo è stato lasciato libero di schizzare via dalla rampa.
Ecco lo spettacolare video della diretta streaming.
Le fasi della salita
Dopo il liftoff, a T+01:06 il razzo ha superato brillantemente il momento critico del “Max-Q”, cioè la fase di volo durante la quale il lanciatore subisce l’azione combinata di tutte le forze aerodinamiche tipiche di un lancio, come la spinta e le vibrazioni strutturali indotte dai ventisette motori e la resistenza aerodinamica dell’aria, ancora relativamente densa alla quota raggiunta in quel momento .
A T+02:30 è stato il momento della cosiddetta BECO (Booster Engine Cutoff), lo spegnimento dei due booster laterali in preparazione al distacco avvenuto regolarmente circa 5 secondi dopo. Da quel momento lo stadio centrale ha proseguito in solitaria la sua corsa verso l’orbita, continuando la fase propulsa fino a T+03:20 quando è avvenuta la MECO (Main Engine Cutoff), cioè lo spegnimento dei motori principali ed il distacco del secondo stadio.
Con i booster laterali già in manovra di avvicinamento al KSC, il core ha cambiato assetto a sua volta preparando la discesa verso la piattaforma oceanica.
La vera e propria danza in sincrono dei booster del Falcon Heavy è stata mostrata in tutta la sua bellezza grazie alle inquadrature multiple della diretta streaming, andando a concludersi con un surreale doppio atterraggio contemporaneo sulle piazzole della Landing Zone 1, al centro spaziale Kennedy, circa 8 minuti dopo essere decollati dalla rampa 39-A.
A T+04:00 è stata la volta dell’apertura dell’ogiva, che ha liberato alla vista la Tesla Roadster nella quale sedeva Starman (tamarrissimo e cool allo stesso tempo, concedetecelo, ndr) , un manichino indossante un prototipo dell’avveniristica tuta spaziale di SpaceX per i futuri voli abitati della Dragon 2, con tanto di gomito fuori dal “finestrino”. Durante la diretta i commentatori di SpaceX hanno anche rivelato un dettaglio molto poetico e simbolico: oltre alla vettura di Musk il secondo stadio stava portando in orbita anche una speciale “arca”, un disco ottico 5D in grado di resistere per lungo tempo nelle condizioni difficili dello spazio, fabbricato dalla Arch Mission Foundation e contenente la copia digitale della trilogia della Fondazione di Isaac Asimov.
Al momento in cui scriviamo non è ancora chiaro il destino del core del Falcon Heavy, anche se la mancanza di aggiornamenti tempestivi insieme ad una frase sfuggita ad uno dei controllori di volo sentita durante la diretta (“we lost the central core”) lasciano intendere che possa essere andato perduto. Il segnale dalla piattaforma-drone OCISLY (Of Course I Still Love You) al largo dell’oceano Atlantico è stato perso, come spesso accade, pochi istanti prima del touchdown, anche se negli ultimi fotogrammi era chiaramente visibile una densa nuvola di fumo. Vi aggiorneremo in merito non appena vi saranno notizie ufficiali.
[Aggiornamento 2018-02-07 ore 10.50] – Nella conferenza stampa notturna successiva al lancio, Elon Musk ha chiarito che il core stage è andato perduto a causa dell’esaurimento dello speciale liquido TEA-TEB, che garantisce la riaccensione dei Merlin. Dei tre motori a razzo che dovevano attivarsi per frenare il core stage prima dell’atterraggio su OCISLY, solo uno, quello centrale, ha ripreso a funzionare come doveva, e quindi il razzo è arrivato troppo veloce (pare a circa 300 km/h) distruggendosi e danneggiando anche due delle turbine di stazionamento della piattaforma.
A T+08:40 è avvenuto lo spegnimento del secondo stadio, che ha continuato la sua corsa in un’orbita cosiddetta “di parcheggio” in attesa di raggiungere la posizione corretta e riaccendere il motore Merlin per dare alla Roadster la spinta decisiva verso un’orbita che raggiungerà, all’afelio (il punto più lontano dal Sole) la distanza di Marte. La spider di Musk non “atterrerà” sul Pianeta Rosso, al contrario di quanto creduto da molti, per evitare di inquinare Marte con un payload che ha molto poco di scientifico ma allo stesso tempo dimostrando di poterci arrivare in qualsiasi momento.
A T+28:22 il Merlin del secondo stadio è stato acceso per una seconda volta per 30 secondi, alzando l’apogeo in preparazione della terza e ultima spinta che avrebbe spedito la Tesla Roadster in un viaggio verso lo spazio profondo destinato a durare indisturbato per milioni di anni nel futuro.
Third burn successful. Exceeded Mars orbit and kept going to the Asteroid Belt. pic.twitter.com/bKhRN73WHF
— Elon Musk (@elonmusk) February 7, 2018
La doppia vittoria di Elon Musk
Con questo lancio Elon Musk ha centrato due obiettivi importanti: ha lanciato con successo il suo vettore pesante e ha recuperato almeno due dei tre i booster, aggiudicandosi in ogni caso il record storico di far atterrare due razzi contemporaneamente presso il KSC.
Si è trattato di due veri e propri colpi da maestro, grazie ai quali SpaceX si pone con forza nel ruolo leader del settore dei lanciatori facendo leva sulla completa e incontrastata padronanza della tecnologia del rientro e recupero degli stadi. A prescindere dalla non risolta equazione dell’effettiva convenienza di mercato di questo approccio, il know-how acquisito negli anni in questo campo dall’azienda di Elon Musk ha confermato oggi essere il bene più prezioso, la vera risorsa esclusiva di SpaceX rispetto a qualunque concorrente.
Tra le mille difficoltà che si potrebbero elencare ancora nel contesto del volo di un vettore completamente nuovo, una menzione particolare va fatta per il meccanismo di accoppiamento e separazione dei tre booster, mai provato fino ad ora nello spazio e che ha dimostrato di funzionare alla perfezione.
Le sfide future
SpaceX ha raccolto una ingente mole di dati durante tutto lo svolgimento del volo, e nei prossimi mesi gli ingegneri saranno impegnati in una lunga fase di analisi e confronto tra quanto osservato e le prestazioni attese dai progettisti. Secondo alcune dichiarazioni di Musk sono necessari circa 6 mesi per produrre un nuovo esemplare del lanciatore pesante. Al momento c’è un solo contratto confermato ufficialmente, che prevede l’utilizzo di questo vettore per lanciare un satellite Arabsat (Arabsat 6A).
Come accennavamo, ora che una prima importante conferma è arrivata in merito alla bontà del vettore, rimane da verificare se esiste un mercato sufficientemente elastico per raggiungere una buona economia di scala per il Falcon Heavy, in particolare se si tiene conto del fatto che SpaceX continua a lavorare al progetto del suo super lanciatore BFR.
In attesa di ulteriori sviluppi possiamo goderci una delle tante chicche disseminate nell’eccezionale esordio del Falcon Heavy, cioè una diretta streaming tutta dedicata a Spaceman, a spasso nel sistema solare a bordo della sua autovettura, e per continuare la discussione vi diamo appuntamento sulle pagine di ForumAstronautico.it.
Bonus track (in aggiornamento)
Durante la conferenza stampa convocata qualche ora dopo il lancio Elon Musk ha risposto a varie domande, che hanno fatto emergere diversi fatti interessanti:
- Il manichino Spaceman indossa il modello definitivo della tuta spaziale di SpaceX (destinata all’uso dentro la Dragon, non adatta alle EVA, ndr). Il suo sviluppo ha richiesto circa 3 anni.
- È in arrrivo la versione 2.0 del fairing, l’ogiva dei vettori Falcon che protegge il carico utile durante le prime fasi del lancio. Questa versione sarà recuperata.
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Visto la diretta streaming ieri sera: è stata una cosa davvero incredibile ed emozionante. Peccato per il core che sembra sia andato perso, ma il successo di SpaceX è fuori di ogni dubbio!
Il primo episodio del film heavy metal a musk gli fa una pippa!!
Una sola parola: WOW
Sono stati bravissimi: seguire la diretta è stato fantastico e l’atterraggio simultaneo è stato qualcosa di epico!
Complimentoni a SpaceX e ad Elon Musk, stanno facendo la storia, poi vabbè lanciare una Tesla con il manichino nello spazio è stato qualcosa di geniale.
Si perché al di là della trovata di marketing, portare un’oggetto quotidiano come un’auto nello spazio sembra indicare all’umanità che lo spazio è ormai una meta alla portata di tutti, e quella vettura diventerà forse un monumento spaziale all’inizio di una nuova era della sua conquista.
Concordo, si sta per aprire un era fatta di lanciatori privati jn cui SpaceX frà da capofila, (insieme a BlueOrigin e anche Rocket Lab per i piccoli carichi), così come modalità turistiche (Virgin Galactic) o che utilizzano gli aerei per portare in alta quota i razzi (Virgin orbit e Stratolaunch).
Nei prossimi anni ne vedremo nelle belle!
Una cosa che vorrei chiedere e che non ho trovato in giro sul web: ma stanno facendo anche studi sulla tuta?
Sì, la tuta indossata da Starman nella Roadster è un modello quasi definitivo di quella che sarà usata dagli astronauti nella versione con equipaggio della capsula Dragon.
Immaginavo. Dopo questo lancio gli ingegneri SpaceX avranno un sacco di dati da analizzare.
Grazie