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Dopo un’anomalia di lancio, Ariane 5 porta in orbita due satelliti

Dopo un lancio apparentemente nominale, il razzo Ariane 5 VA241 decollato mercoledì ha riportato un’anomalia che ha fatto pensare al peggio per i due satelliti trasportati, SES ed YahSat, il cui arrivo in orbita è però stato confermato successivamente.

Mercoledì sera alle 23.20 ora italiana, un razzo Ariane 5 è decollato da Kourou, nella Guyana francese. Il lancio è avvenuto senza problemi fino a circa nove minuti e 26 secondi dopo il lift off, quando il controllo missione ha perso il contatto con il razzo. L’agenzia France Press ha riportato che il problema poteva essere di gran lunga più grave della semplice perdita di telemetria che si è manifestata a quel punto e che è perdurata per tutto il resto del lancio. Sempre France Press ha comunicato che l’Ariane era stato lanciato secondo una traiettoria completamente sbagliata. Tuttavia, più tardi sempre nella serata di mercoledì e nuovamente giovedì, entrambi gli operatori satellitari, SES e YahSat, hanno confermato separatamente di essere in contatto con i loro rispettivi payload, il SES-14 e l’Al Yah 3. Entrambi non hanno raggiunto le rispettive orbite geostazionarie, ma i gestori hanno comunicato la possibilità di correggere la problematica di posizionamento.

L’altitudine di rilascio del payload in orbita è estremamente critica, in quanto il razzo Ariane 5 lancia i satelliti geostazionari in un’orbita di trasferimento. Lungo quest’orbita, il satellite naviga da alcune centinaia di chilometri di distanza della Terra a circa 45.000 chilometri e quando raggiunge l’apogeo, ovvero la massima distanza dalla superficie terrestre, il satellite accende il suo propulsore per posizionarsi in un’orbita geostazionaria permanente. L’inclinazione di lancio, se possibile, è ancora più problematica: si tratta dell’angolo tra l’orbita del satellite e l’equatore terrestre. Secondo Jonathan McDowell, astronomo all’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, entrambi i satelliti hanno raggiunto i 45.000 km di altitudine, esattamente dove avrebbero dovuto essere, ma le inclinazioni erano decisamente lontane dal target. I satelliti SES-14 e Al Yah 3 dovevano infatti avere un’inclinazione di 3 gradi, molto vicina all’equatore, ma risulta invece che l’inclinazione sia stata di ben 20 gradi.

Sempre secondo McDowell, l’orbita è utilizzabile ma potrebbe richiedere diversi anni di spinta e di propellente per portare i satelliti nell’orbita finale corretta. Se questo è ovviamente preferibile alla perdita totale dei payload è da vedere come gli operatori condurranno gli aggiustamenti necessari e se avranno successo.

Da parte sua, Arianespace non ha rilasciato altre dichiarazioni oltre a quelle essenziali su quello che è successo con il vettore. È stata comunicata l’istituzione di una commissione investigativa indipendente presieduta dall’Ispettore generale dell’ESA: sempre dal comunicato si apprende che le prossime campagne di lancio attualmente in corso presso Korou procedono come previsto.

La NASA ha seguito da vicino questo lancio del razzo Ariane 5, che detiene un elevato grado di affidabilità. L’agenzia spaziale americana ha infatti un payload scientifico collegato al satellite SES-14, ovvero la missione GOLD, che dovrebbe studiare la dinamica dell’alta atmosfera terrestre. La NASA utilizzerà un razzo Ariane 5 anche per il lancio del telescopio spaziale James Webb, auspicabilmente nel 2019, se non sopraggiungeranno altri posticipi che si aggiungerebbero ai lunghi anni di attesa per nuovo telescopio. L’agenzia avrà quindi di conseguenza un ruolo preciso nell’inchiesta sull’incidente nei prossimi mesi.

 

 

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