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Trump riporta la Luna al centro dei programmi NASA

President Donald Trump signs the Presidential Space Directive - 1, directing NASA to return to the moon, alongside members of the Senate, Congress, NASA, and commercial space companies in the Roosevelt room of the White House in Washington, Monday, Dec. 11, 2017. Photo Credit: (NASA/Aubrey Gemignani)

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato ieri, lunedì 11 dicembre, la “Space Policy Directive 1”, un atto di indirizzo formale che impegna la NASA a creare e un programma che riporti l’uomo a camminare sulla Luna.

La policy chiede all’Amministratore di NASA di dar forma ad un progetto di esplorazione innovativo e sostenibile, che coinvolga partner commerciali e internazionali e che prepari la strada a future spedizioni verso Marte e altre destinazioni nel Sistema Solare.

Il succinto documento è il frutto delle raccomandazioni National Space Council, recentemente ricostituito e presieduto dal Vice Presidente Mike Pence. Approvata all’unanimità dal Council, la policy mette anche la parola fine agli studi iniziati sotto l’amministrazione Obama per inviare equipaggi in missioni esplorative verso asteroidi. Il budget per l’implementazione della SPD-1 sarà incluso nel bilancio preventivo di NASA del 2019.

Come spesso avviene in occasione della firma di importanti atti legislativi, il Presidente Trump ha voluto organizzare una cerimonia formale alla Casa Bianca alla quale hanno presenziato, tra gli altri, alcune particolari personalità in rappresentanza dello spazio passato, presente e futuro come i due “moonwalker” Harrison “Jack” Schmitt e Buzz Aldrin, e gli astronauti NASA Peggy Whitson e Christina Koch.

Cosa cambia

Nello specifico la SPD-1 va a emendare una ben più corposa linea guida redatta ai tempi dell’amministrazione Obama, la National Space Policy pubblicata il 28 giugno 2010. In particolare viene completamente riscritto questo paragrafo della sezione “Space Science, Exploration, and Discovery” (Scienze spaziali, Esplorazione e Scoperta)

The Administrator of NASA shall:
Set far-reaching exploration milestones. By 2025, begin crewed missions beyond the moon, including sending humans to an asteroid. By the mid-2030s, send humans to orbit Mars and return them safely to Earth;

L’amministratore della NASA deve:
Determinare obiettivi di esplorazione remoti. Iniziare, entro il 2025, missioni con equipaggio oltre la Luna, incluso l’invio di esseri umani verso un asteroide. Entro la metà degli anni ’30 inviare esseri umani in orbita marziana e riportarli sani e salvi a terra.

che diventa

The Administrator of NASA shall:
Lead an innovative and sustainable program of exploration with commercial and international partners to enable human expansion across the solar system and to bring back to Earth new knowledge and opportunities. Beginning with missions beyond low-Earth orbit, the United States will lead the return of humans to the Moon for long-term exploration and utilization, followed by human missions to Mars and other destinations;

L’amministratore della NASA deve:
Condurre un programma innovativo e sostenibile di esplorazione con partner commerciali e internazionali, che consenta l’espansione umana nel Sistema Solare e riporti sulla Terra nuove conoscenze e opportunità. Iniziando con missioni oltre l’orbita bassa terrestre, gli Stati Uniti guideranno il ritorno degli esseri umani sulla Luna per esplorazioni e di lungo periodo e programmi di utilizzo, seguiti da missioni abitate verso Marte e altre destinazioni;

Dati i toni trionfalistici e celebrativi arrivati tramite il comunicato stampa della NASA rilasciato ieri, chi si aspettava qualcosa in più di una dichiarazione di intenti di qualche decina di parole resterà deluso. Come alcuni giornalisti del settore hanno fatto notare ieri dopo la cerimonia della firma, al momento mancano dettagli sulle leve necessarie a far funzionare tutto il meccanismo, a partire da un Amministratore NASA vero e proprio (ricordiamo che Robert Lightfoot è al momento solo incaricato ad interim) per continuare con le mosse che contano, cioè l’assegnazione dei fondi e la rimodulazione dei programmi e dei direttorati interni a NASA.

Intanto il budget 2018 dell’ente spaziale americano è in discussione tra le due camere del parlamento e le idee sembrano ancora piuttosto confuse: il Senato e il Congresso hanno, rispettivamente, aumentato e tagliato i fondi destinati allo spazio, e l’ultima parola è ancora distante dall’essere scritta.

Che succede ora?

Prima di tutto, come detto, bisogna aspettare il 2019 per i primi passi concreti. In ogni caso, già da ora possiamo provare a delineare tre possibilità principali:

Come sempre, non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, e nel campo spaziale questa massima è particolarmente vera. Per capire bene cosa ci attende si dovranno attendere le bozze della proposta di bilancio NASA per l’anno fiscale 2019. Allora si potrà iniziare a trarre qualche conclusione basata sui fatti, e giudicare quanta sostanza si nasconde sotto questo ennesimo annuncio.

Nel frattempo possiamo però cercare di capire quale sia lo stato dell’arte della collaborazione internazionale tra le agenzie spaziali rileggendo questo articolo, che avevamo dedicato lo scorso aprile alla presentazione (in sordina) dell’idea di Deep Space Gateway, nonché scaricando un interessantissimo documento strategico di NASA ed ESA pubblicato dall’iniziativa FISO (Future In-Space Operations Working Group) dove manager di alto livello delle due agenzie delineano lo stato dell’arte dello sforzo internazionale per formare un comune progetto di esplorazione selenica.

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