Dopo svariati rinvii in settimana, nella giornata di ieri il Falcon 9 è stato lanciato con successo: con una missione di rifornimento verso la Stazione Spaziale Internazionale porta in orbita quasi 2200 kg di provviste ed esperimenti scientifici. Il lancio ha anche segnato il ventesimo atterraggio riuscito per un primo stadio di Falcon 9.
Il lancio della tredicesima missione di rifornimento di SpaceX verso la Stazione Spaziale è avvenuto senza intoppi, dopo una serie di posticipi che avevano fatto pensare ad un rinvio di più giorni, essendo la successiva finestra disponibile solo a fine dicembre. Oltre al lancio riuscito, l’azienda inanella anche il sedicesimo atterraggio di fila per un primo stadio di Falcon 9 e il ventesimo in totale. La finestra di lancio si è aperta ieri alle 10,37 ora locale alla Air Force Station di Cape Canaveral (16,37 ora italiana), con condizioni meteo che sino a prima del lift off erano al 90% di probabilità per un go. I problemi tecnici sperimentati da SpaceX in settimana non sono stati di certo trascurabili. Il lancio era stato infatti inizialmente fissato per martedì scorso, ma è stato necessario un primo rinvio a mercoledì per controlli sui sistemi di pre-ignizione a terra. Un successivo scrub è stato poi effettuato in favore della finestra di ieri a causa di non meglio precisate “particelle” rilevate nei sistema di distribuzione del combustibile del secondo stadio, per le quali è stata necessaria una nuova ispezione generale con annessa pulizia.
Il Falcon 9 è stato disposto in posizione verticale al complesso di lancio 40 già venerdì mattina, imbarcando quasi 2200 kg di rifornimenti tra cui ben 250 payload scientifici e di ricerca. Per SpaceX questa è stata la prima missione a combinare una capsula Dragon insieme ad un primo stadio di Falcon 9, entrambi già utilizzati in missioni precedenti. Il booster che ha portato in orbita la missione CRS-13 aveva infatti già volato in luglio, mentre la capsula Dragon usata era già stata utilizzata nel 2015. Questo lancio segna anche il ritorno ad una piattaforma di lancio danneggiata, dopo l’esplosione del Falcon 9 e del satellite AMOS-6 avvenuta il 1° settembre 2016.
L’arrivo della capsula Dragon sulla Stazione Spaziale Internazionale è previsto per domani mattina. Gli astronauti NASA Joe Acaba e Mark Vande Hei cominceranno le operazioni per la cattura del carico mediante il braccio robotico Canadarm 2 e la copertura live su NASA TV comincerà alle 13.30 ora italiana.
Il payload scientifico a bordo di questa missione di rifornimento è decisamente ampio. Tra i 250 tra esperimenti e dispositivi imbarcati, trova posto TSIS-1 (Total and Spectral Solar Irradiance Sensor) che sarà in grado di fornire misurazioni della luce solare, osservata al di sopra dell’atmosfera. In particolare TSIS-1 valuterà la luce solare negli strati superiori dell’atmosfera terrestre campionandola su oltre mille lunghezze d’onda tra i 200 e i 2400 nanometri sconfinando nell’ultravioletto. Sarà quindi possibile con i dati acquisiti osservare gli effetti dell’irraggiamento solare sulla distribuzione dell’ozono. TSIS-1 fa parte del programma Earth Systematic Missions ed è stato realizzato dal Goddard Space Flight Center della NASA. La sua operatività sarà gestita dall’Università del Colorado-Boulder che ne curerà la diffusione alla comunità scientifica.
Altro payload di rilievo è SDS (Space Debris Sensor), un sensore ampio circa un metro quadrato progettato per misurare i detriti nell’area della Stazione Spaziale Internazionale nel corso di un periodo che andrà tra i due e i tre anni. Montato all’esterno della Stazione, il sensore utilizza film sottili a doppio strato, un sistema di sensori acustici, un sistema di sensori a griglia resistiva ed un sistema di arresto sensorizzato per fornire un sistema di rilevamento e registrazione quasi in tempo reale.
Optical Fiber Production in Microgravity è invece un esperimento per testare filamenti di fibra ottica in condizioni di microgravità. Realizzato dal CASIS (Center for the Advancement of Science in Space). La fibra ottica sarà realizzata partendo dallo ZBLAN, un vetro fluorurato ad alto contenuto metallico. Quando lo ZBLAN si solidifica in condizioni di gravità terrestre, la sua struttura tende a cristallizzare. L’ipotesi scientifica alla base dell’esperimento prevede che quando una fibra di ZBLAN si solidifica in microgravità non si cristallizza, consentendo di ottenere un materiale con migliori qualità ottiche rispetto alla silice, usata nella maggior parte dei cavi a fibra ottica. Se questa ipotesi fosse confermata, sarebbe possibile la realizzazione di prodotti in fibra ottica di migliore qualità, sia per l’utilizzo nello spazio che sulla Terra.
La tredicesima capsula Dragon lascerà la Stazione in gennaio, ritornando a Terra con 1600 kg di risultati di esperimenti e hardware di vario genere.