Fervono le attività per la messa in orbita di altri quattro satelliti Galileo
I prossimi quattro satelliti della costellazione Galileo ed il loro lanciatore Ariane 5 saranno lanciati il 12 Dicembre 2017 dalla stazione di lancio europea di Kourou nella Guyana francese.
Martedì 12 Novembre 2017 sono stati dichiarati pronti al volo il lanciatore Ariane 5 e quattro nuovi satelliti del sistema di navigazione europeo Galileo. Essendo già presenti in orbita 18 elementi della costellazione, questi saranno i numeri 19, 20, 21 e 22. Le attività di preparazione sono in pieno fermento e culmineranno con l’accoppiamento dei satelliti al razzo, operazione che avverrà nel Final Assembly Building.
I tecnici ESA sono alle prese col protocollo di preparazione al lancio che condurrà la doppia coppia di satelliti fino all’orbita programmata a quota 23500 km. Come sempre i satelliti, costruiti in Europa, sono stati spediti presso il Centro Spaziale Guyanese (nella Guyana Francese), principale centro di lancio europeo. Per prima cosa sono stati tolti dai loro imballaggi nella camera bianca dello spazioporto, e successivamente sono stati testati e controllati per verificarne lo stato a seguito del volo transatlantico. Successivamente i tecnici dell’ESA hanno collegato i veicoli sia meccanicamente che elettricamente allo speciale “dispenser” del razzo Ariane, cioè il supporto che viene inserito nell’ogiva del vettore dal quale i satelliti vengono rilasciati una volta in orbita. La fase successiva ha visto il rifornimento del sistema propulsivo dei satelliti. Questi infatti, una volta abbandonato l’Ariane, dovranno posizionarsi autonomamente sulla loro orbita di lavoro, che si trova ad un’altezza superiore a quella del rilascio ed essere in grado, durante il periodo di operatività della durata di 12 anni, di controllare il proprio assetto e la propria orbita. L’ultimo passaggio sarà l’installazione del dispenser sul vettore Ariane.
Anche il lanciatore, ovviamente, ha attraversato varie fasi di assemblaggio: i due booster a propellente solido contenenti idrazina e tetrossido di azoto sono stati accoppiati allo stage principale criogenico contenente idrogeno ed ossigeno liquido, e a breve verrà installata l’ultima parte del razzo, cioè un mini stadio “intermedio”, l’interstage, contenente l’elettronica per il controllo del veicolo. Terminate le operazioni di verifica, l’Ariane sarà spostato presso l’edificio di assemblaggio finale, dove il dispenser sarà chiuso all’interno dell’ogiva.
Il lanciatore Ariane 5 utilizzato in questa missione è configurato nella versione ES (Evolution Storable) Galileo, derivata a partire da un Ariane 5 “base” dal quale si differenzia per la presenza di un ulteriore stadio, chiamato EPS (Étage Principal Cryotechnique) in grado di riaccendersi dopo l’immissione in orbita. Questo accorgimento permette di gestire in modo ideale la cosiddetta “coast phase” cioè il tempo che intercorre tra lo spegnimento dello stadio principale e ed il momento della separazione dei satelliti dal lanciatore, un requisito indispensabile per la messa in orbita dei satelliti Galileo.
Il “dispenser” ricopre un duplice ruolo: innanzitutto protegge i satelliti da eventuali danni causati dalle sollecitazioni del decollo, inoltre si occupa di rilascio nello spazio degli stessi attraverso la detonazione di minuscole cariche pirotecniche. Per questa missione saranno necessari due diversi rilasci che si susseguiranno a venti minuti l’uno dall’altro, ciascuno delle quali libererà due Galileo. Dopo aver rilasciato il payload, un’ultima spinta dello stadio EPS, ormai vuoto, porterà lo stesso a deorbitare e distruggersi nell’atmosfera terrestre.
Questo lancio porterà la costellazione del sistema Galileo a quota 22 elementi, incrementando la disponibilità globale di segnali utili alla navigazione. Vale la pena ricordare che l’entrata in servizio del sistema Galileo risale a meno di un anno fa, il 15 dicembre 2016. Il “Sistema di posizionamento Galileo” è il sistema satellitare civile europeo che fornisce globalmente servizi di posizionamento, navigazione e di misurazione del tempo. Consta, oltre al segmento spaziale (vale a dire i satelliti, che saranno 30 a lanci ultimati), anche del segmento terrestre. Quest’ultimo si occupa, tra le altre cose, del monitoraggio del segmento spaziale e prevede tutta quella serie di operazioni necessarie al controllo delle orbite ed alla validazione del segnale temporale generato dai satelliti.
ESA e la Commissione Europea hanno finanziato, progettato, sviluppato e definito il sistema Galileo partendo da una mini costellazione di quattro satelliti e da un segmento a terra ridotto al fine di testare la bontà del progetto nelle fasi iniziali. La fase attuale definita “Full Operational Capability” è finanziata totalmente dall’Unione Europea e gestita dalla Commissione Europea, che ha delegato ad ESA la gestione operativa del progetto.
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