Completato con successo il test in volo planato del Dream Chaser
Anche se non ancora ufficializzato da Sierra Nevada Corporation è avvenuto ieri 11 novembre il primo test in volo libero del Dream Chaser , il primo di questo genere dopo l’incidente avvenuto nel 2013. Sembra sia concluso con successo, completando tutte le fasi previste per il volo e dando quindi il via alla campagna di test per la certificazione al volo spaziale del veicolo.
Il test, definito ALT-2 (Approach and Landing Test 2), consisteva nello sgancio in quota della navetta da parte di un elicottero e la successiva planata, richiamata e atterraggio su una delle piste della Edwards Air Force Base in California.
Tutte le fasi di volo seguite allo sgancio sono avvenute in modo autonomo e hanno permesso di validare i sistemi di controllo e guida del velivolo, cosa che nel primo test del 2013 era avvenuta solo in parte a causa della mancata apertura di una gamba carrello. In quell’occasione sia SNC che NASA considerarono comunque il test un successo, in quanto il problema al carrello non era strettamente legato allo sviluppo della navetta, dato che si trattava di un carrello idraulico di derivazione aeronautica che in ogni caso non sarebbe stato impiegato nell’esemplare di Dream Chaser destinato ai voli fuori dall’atmosfera.
A seguito di quell’incidente, che aveva provocato estesi danni, la navetta di SNC era stata riparata e in parte ricostruita per consentire il proseguimento della campagna di testing.
A partire da inizio 2017 la navetta utilizzata ieri ha effettuato diverse prove di accelerazione e decelerazione a terra trainata da un autoveicolo, in modo da testare la manovrabilità nelle fasi immediatamente successive all’atterraggio.
Lo step successivo è stato effettuare due test in volo, con la navetta appesa al gancio baricentrico di un elicottero da trasporto CH-47 Chinook e pesati per testare la bontà dei sistemi di controllo e stabilità indispensabili per l’esecuzione del test in volo planato effettuato ieri.
Il test in volo libero era inizialmente previsto per il 12 ottobre, ma a causa dei devastanti incendi che hanno colpito la California nelle scorse settimane è stato rinviato fino a ieri, dal momento che l’elicottero necessario al trasporto della navetta era impiegato nella lotta al fuoco insieme al massiccio dispiegamento di forze che si è reso necessario per contrastare le fiamme. Ad emergenza finita e con l’elicottero nuovamente disponibile il test si è svolto senza ulteriori ritardi.
In preparazione al volo dell’11 novembre, sulla scorta dei dati raccolti con il primo volo libero del 2013 SNC ha apportato significativi miglioramenti alla struttura e ai sistemi del mezzo, comprese modifiche alle ali in composito e allo scudo termico. Gli investimenti di SNC si sono concentrati molto anche sullo sviluppo del sistema di navigazione e controllo, dell’avionica orbitale e del software di volo. Durante questi lavori l’azienda ha impiegato molti nuovi processi che verranno tutti regolarmente impiegati nella costruzione del veicolo destinato ai voli orbitali. Un’altra modifica ha riguardato un nuovo tipo di protezione termica (TPS) che SNC ha annunciato in giugno: i nuovi materiali sono stati installati sul pattino del prototipo ETA così da eseguire dei test avanzati in questa importante zona.
SNC sta procedendo spedita nella costruzione del primo Dream Chaser destinato al volo orbitale, il cui assemblaggio è stato affidato alla Lockheed Martin. Per portare a termine questo compito Lockheed Martin sta sfruttando le migliori procedure nella lavorazione dei compositi sviluppate dagli Skunk Works, la sua divisione per i programmi avanzati, ma anche la grande esperienza nella produzione e assemblaggio sviluppate nell’ambito del programma F-35 Lightning II.
L’azienda ha recentemente completato l’assemblaggio della cabina orbitale del Dream Chaser, raggiungendo quindi tappa fondamentale nell’assemblaggio del veicolo. La cabina della navetta rappresenta la più grande struttura monolitica resistente alle alte temperature mai costruita presso la fabbrica U.S. Air Force Plant 4. Nell’assemblaggio sono stati utilizzati giunti di tessuto tridimensionali per integrare la struttura interna con le placche al carbonio del rivestimento esterno in un’unica operazione di fusione. Questo comporta che pressoché tutti gli elementi di giunzione in questa parte così critica siano eliminati. Questo approccio alla progettazione e produzione è lo stato dell’arte e risulta essere una soluzione di progetto estremamente efficiente ed economica.
SNC nei mesi scorsi ha inoltre incassato l’interesse di diversi soggetti internazionali che hanno mostrato l’intenzione di instaurare una collaborazione con la società per poter utilizzare in futuro i servizi offerti nel campi della ricerca, in particolare alcuni accordi sono già stati firmati con l’Agenzia Spaziale Europea, l’Agenzia Spaziale Tedesca, l’Agenzia Spaziale Canadese, l’Aeronautica Militare Italiana, l’Agenzia Spaziale Giapponese e l’UNOOSA, l’agenzia dell’ONU per lo sviluppo spaziale.
Questo articolo è copyright dell'Associazione ISAA 2006-2024, ove non diversamente indicato. - Consulta la licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.
A livello funzionale e di design il Dream Cheaser lo trovo molto carino, felice che i test procedano bene, spero di vederlo presto in azione!
Vero peccato che non sia del tutto originale… Ho scoperto un paio di mesi fa che Dream Chaser è a dir poco ispirato al progetto europeo Hermes del 1987, solo che Sierra Nevada lo ha portato a termine, l’ESA no
Secondo me l’importante è che sia portato avanti, che poi sia l’ESA o la Sierra Nevada Corp. poco importa.
Certo se fosse stato una navicella europea sarebbe stato un vanto per noi, ma vabbè, bisogna accontentarsi.
Su questo sono d’accordo con lei, solo che non mi aspettavo fosse una scopiazzatura di un progetto di fine anni ’80, tutto qui 🙂