Power Up! Avviati i sistemi di Orion

La capsula Orion destinata alla missione EM-1 (Exploration Mission 1) è stata recentemente accesa per la prima volta presso il “Neil Armstrong Operations and Checkout Building”del Kennedy Space Center in Florida, dove viene preparata in vista del primo volo integrato con il vettore SLS (Space Launch System), previsto per il 2019.

I tecnici della NASA e della società costruttrice Lockheed Martin, lo scorso 18 agosto hanno per la prima volta avviato i sistemi principali di controllo della nuova capsula in corso di assemblaggio, verificando lo status dei computers di bordo e la corretta comunicazione con le unità di gestione dei dati e dell’energia.
È iniziata quindi una fase di integrazione che, per i prossimi tre mesi, vedrà man mano l’installazione e la successiva verifica dei 55 componenti elettronici che compongono l’avionica di bordo.

Per la gestione di una missione circumlunare di tre settimane, quale sarà la EM-1, Orion sarà equipaggiato con sistemi di garantita efficienza ed affidabilità, con una capacità di calcolo pari a 480 milioni di operazioni al secondo ed in grado di operare nello spazio oltre l’orbita terrestre, quindi maggiormente soggetto a radiazioni.

L’energia di bordo verrà fornita dai quattro grandi pannelli fotovoltaici dell’European Service Module (ESM), il modulo di servizio costruito in Europa e direttamente derivato dal programma ATV (Automated Transfer Vehicle), che inoltre conterrà i propulsori per le manovre orbitali, i relativi serbatoi del carburante e tutti i consumabili per il supporto vitale dei futuri equipaggi.

Il PQM viene installato a White Sands

Proprio in concomitanza con i test al KSC, in New Mexico presso la White Sands Test Facility, sono iniziati i test di accensione dei propulsori di un modello di ESM denominato Propulsion Qualification Module (PQM).
Un team formato da tecnici europei della società costruttrice Airbus Defence and Space, dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e della NASA, ha avviato una serie di test per verificare l’integrazione di tutti i componenti riguardanti i vari sistemi propulsivi.
L’ESM ha tre tipi di propulsori: Ben 24 piccoli controllori d’assetto RCS (Reaction Control System), 8 motori ausiliari per le correzioni di rotta ed un propulsore OMS-E (Orbital Maneuvering System Engine) per le manovre orbitali.

L’ogiva di Orion presso la Plum Brook Station del NASA Glenn Research Center in Ohio mentre viene sottoposta ai test di vibrazione e riverbero acustico.

Lo scorso luglio invece era stato qualificato un altro componente critico per Orion, l’ogiva che protegge la capsula nei primi minuti del lancio e che, in caso di emergenza sia in rampa che in volo, insieme alla torretta LAS (Launch Abort System), allontana velocemente Orion dalla cima del vettore SLS.

Fonte e foto credits, NASA.

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Commenti

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.

3 Risposte

  1. MayuriK ha detto:

    Molto bene, non vedo l’ora sia operativa!

  2. espirit ha detto:

    Beh dai che ci siamo! Le cose iniziano a muoversi anche alla NASA

  3. Il Manu ha detto:

    Ancora un anno e mezzo per vederla operativa..speriamo…