Alle 13:58 italiane di oggi lunedì 5 giugno un GSLV Mark III indiano è decollato dal Satish Dhawan Space Center di Sriharikota, nello stato dell’Andhra Pradesh, per la sua prima missione orbitale. Il nuovo vettore medio-pesante di Nuova Delhi ha portato in orbita di trasferimento geostazionario (GTO) il satellite sperimentale per telecomunicazioni GSAT-19.
Il satellite, dal peso record per l’India di 3,2 tonnellate, è stato rilasciato in un’orbita di trasferimento di 170 km di perigeo e di 35,975 di apogeo circa 15 minuti dopo il decollo.
Alto circa 46 metri e con una massa di 640 tonnellate, il GLSV (Geosynchronous Satellite Launch Vehicle) Mark III è stato soprannominato dalla stampa indiana “fat body” (ragazzo grasso) per via della sua forma tozza e un po’ sgraziata. Dotato di due stadi e due booster a combustibile solido, il vettore è progettato per trasportare in orbita GTO fino a 4 tonnellate di carico, circa il doppio rispetto all’attuale versione del GSLV, la Mark II.
Il carico stimato in orbita bassa terrestre (Low Earth Orbit, LEO) è invece di dieci tonnellate.
Un lungo progetto
Il primo volo del GSLV Mark III rappresenta l’India e la sua agenzia spaziale, l’ISRO, un importante passo avanti nel raggiungimento della piena indipendenza nell’accesso allo Spazio.
Le limitate prestazioni del GSLV II, infatti, hanno finora costretto l’ISRO a lanciare i satelliti più pesanti con vettori occidentali, soprattutto con l’Ariane 5 di Arianespace, che proprio il prossimo 28 giugno porterà in orbita il GSAT-17. L’ISRO utilizza anche un altro lanciatore, il PSLV (Polar Satellite Launch Vehicle), destinato sopratutto alle orbite LEO e in grado di trasportare in sub-GTO fino a massimo una tonnellata di carico.
Per superare i limiti degli attuali veicoli, l’India è al lavoro sul GSLV Mark III fin dal 2001. Lo sviluppo del razzo tuttavia, che doveva volare per la prima volta nel 2010, è stato costellato da una serie di ritardi, derivati soprattutto dalle difficoltà incontrate nell’upper stage C25, il cui progetto è stato rivisto più volte.
Dopo aver fallito un primo test orbitale a bordo di un GSLV Mark II nel 2010, l’ISRO ha completamente ridisegnato lo stadio superiore, equipaggiato con il C-20, il primo motore criogenico costruito in India. Un primo test sul Mark III è invece avvenuto nel dicembre del 2014, quando ha compiuto un volo suborbitale con uno stadio dummy al posto del C25.
Nel 2017, infine, sono arrivate le prove al banco del C-20, che hanno confermato la bontà del progetto del C25 e dato luce verde per il primo volo, più volte slittato negli anni.
Il GSAT-19
Con le oltre tre tonnellate di massa, il GSAT-19 è di gran lunga il satellite più pesante che sia mai decollato dall’India. Per peso e caratteristiche è in linea con gli spacecraft che l’ISRO lancia con Arianespace, che si muovono tutti intorno alle 3,5 tonnellate.
Progettato per una vita operativa di dieci anni, il GSAT-19 è di fatto un satellite sperimentale che avrà il compiuto di testare direttamente in orbita alcune nuove tecnologie messe a punto dall’India, come le batterie agli ioni di litio, le heat pipe per una migliore regolazione termica e i nuovi accelerometri elettro meccanici.
Nella conferenza stampa post lancio, i vertici dell’ISRO hanno definito le tecnologie a bordo del GSAT-19 come «essenziali per lo sviluppo dell’intero Paese».
Astronauti a bordo
Come recentemente ripetuto anche dal numero uno dell’ISRO Kiran Kumar, uno degli obiettivi del GSLV Mark III sarà anche trasportare nello Spazio astronauti indiani.
Non a caso, nel corso della sua prima missione suborbitale, il vettore ha portato nello Spazio il Crew module Atmospheric Re-entry Experiment (CARE), un capsula sperimentale che ha testato alcune tecnologie chiave per un’eventuale navetta per voli manned, come la termodinamica del rientro e i paracadute.
Finora però nessuna data, neanche di massima, per un eventuale lancio indiano con equipaggio è stata resa nota.