SpaceX: la prima Dragon usata è sulla rotta della ISS
SpaceX ha lanciato con successo sabato 3 giugno la sua prima Dragon usata: la capsula è ora sulla strada della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove arriverà lunedì 5 giugno. Il lancio è arrivato con due giorni di ritardo rispetto a quanto inizialmente previsto a causa del maltempo, che aveva costretto al rinvio del primo tentativo.
Il decollo dell’undicesima missione dell’azienda di Elon Musk verso la ISS (CRS-11) è avvenuto a bordo di un Falcon 9 alle 23:07 italiane di ieri. Dopo essersi staccato dal pad 39A (al centesimo lancio) del Kennedy Space Center di Cape Canaveral, il vettore ha puntato verso est e a 2 minuti e 25 secondi dal decollo i due stadi del razzo si sono separati.
Mentre il secondo stadio ha proseguito la sua missione, il first stage ha compiuto la manovra di rientro, portata a termine sulla Landing-Zone 1 (LZ-1) della base di Cape Canaveral, circa 15 km a sud rispetto al punto di decollo. Per SpaceX si è trattato del successo nell’atterraggio numero 11 su 16 tentativi. Inoltre, si è trattato del quinto atterraggio sulla LZ-1, zona di rientro nel caso di lancio verso le orbite più basse.
Contemporaneamente al rientro del first stage, il secondo stadio era nel pieno della missione principale: portare la Dragon verso l’orbita. Il distacco tra lo stadio superiore del vettore e la capsula è avvenuto circa dieci minuti dopo il decollo, con la Dragon che poco dopo ha aperto poi i suoi pannelli e puntato verso la Stazione, dove arriverà il 5 giugno intorno alle 16:00 italiane.
A bordo della Dragon ci sono circa 2,5 tonnellate di rifornimenti, che contemplano soprattutto nuovi esperimenti per gli astronauti nel campo dell’astrofisica e delle scienze della Terra. Tra questi spicca il telescopio a raggi X della NASA Neutron Star Interior Composition Explorer (NICER) che una volta installato all’esterno della Stazione avrà il compiuto di studiare le stelle di neutroni e comprenderne la composizione interna.
La capsula di SpaceX verrà agganciata dal braccio meccanico Canadarm 2 della ISS al nadir modulo Harmony, dove rimarrà per circa un mese. La Dragon darà idealmente il cambio alla Cygnus John Glenn (OA-7), che oggi sarà staccata dalla ISS piena di rifiuti e comincerà l’ultima settimana di missione prima del rientro distruttivo in atmosfera previsto per l’11 giugno.
Maestri del riuso
Il primo stadio del Falcon 9 rientrato a Cape Canaveral verrà ora rimesso a nuovo e, eventualmente, preparato per un nuova missione. Tra gli 11 first stage recuperati, finora solo uno ha rivolato di nuovo, quello tornato dalla missione in orbita bassa Dragon CRS-8 dell’aprile del 2016, che il 31 marzo ha portato nello Spazio il satellite geostazionario SES-10.
Tra quindici giorni, l’azienda di Elon Musk si appresta a far rivolare un secondo first stage usato, che avrà il compito di trasportare il satellite BulgariaSat-1. In questo caso a decollare di nuovo sarà il primo stadio della prima missione Iridium Next, partito da Vandenberg verso l’orbita bassa nel gennaio scorso.
Il riutilizzo dei vettori è uno dei punti cardine del modello di business di SpaceX, basato sull’idea che si possano abbassare i costi di lanci e procedere verso una relativa “democratizzazione” dell’accesso allo Spazio.
In questo modello rientra anche la capsula Dragon, l’unica delle navette attualmente utilizzate per rifornire la ISS in grado di ammarare ed essere poi utilizzata di nuovo. Ieri, pertanto, per la prima volta l’azienda di Elon Musk ha lanciato una Dragon usata, con il primo volo che era arrivato nel 2014 con la missione CRS-4.
In ogni caso, mentre il primo stadio del Falcon è completamente riutilizzabile, per la Dragon può essere usata di nuovo solo la struttura primaria, con alcune componenti della capsula che invece si distruggono, o vengono utilizzate, nella fase di rientro.
Falcon 9 “usato” nel programma CRS?
Il lancio di ieri fa parte del contratto multimiliardario che SpaceX ha siglato nell’ambito del programma Commercial Resupply Services (CRS), con cui la NASA ha appaltato a operatori privati il rifiorimento della ISS. SpaceX, in particolare, ha ottenuto 20 missioni che verranno svolte fino al 2019. L’altro provider scelto dalla NASA è Orbital ATK che, collaborando con la franco italiana Thales Alenia Space, utilizza la capsula Cygnus. SpaceX e Orbital ATK sono state selezionate, insieme a Sierra Nevada, anche per il secondo contratto CRS-2, che coprirà il periodo 2019-2024.
Mentre la NASA ha accolto con favore la possibilità di riutilizzo della Dragon, l’agenzia ancora non è convinta dell’impiego di first stage “usati” nell’ambito del programma CRS. «SpaceX sta certificando il Falcon 9 per più voli. Vogliamo prenderci il nostro tempo e rivedere i risultati di questa certificazione», ha detto nella conferenza stampa post-lancio il manager NASA per la ISS Kirk Shireman.
SpaceX ha sotto contratto ancora nove missioni nell’ambito del CRS (fino al 2019) e altre sei già assegnate per il CRS-2 (2019-2024).
Il lancio della missione CRS-11 ha segnato il decollo numero 36 per il Falcon 9, che solo nel 2017 è stato utilizzato già 7 volte. L’obiettivo dell’azienda per l’anno in corso è arrivare a quota venti lift-off, così da recuperare il tempo perso lo scorso anno con l’esplosione del primo settembre.
Per raggiungere l’obiettivo, SpaceX sta lanciando con un ritmo di un decollo ogni due settimane circa: il 15 giugno sarà la volta del BulgariaSat-1, il secondo con un first stage usato, mentre il 25 giugno è previsto, da Vandenberg, il secondo batch di Iridium Next.
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