ULA ha completato il sistema di fuga dalla torre del pad 41

Credit: Boeing

Come allontanarsi rapidamente da una piattaforma di lancio, se il vettore, poco prima del liftoff, presenta una seria anomalia oppure minaccia di esplodere?

Dagli albori dell’astronautica, con pochissime eccezioni, i veicoli con equipaggio sono stati dotati di un sistema di fuga (in gergo, LES – Launch Escape System), in grado di staccare la capsula dal lanciatore e di portarla rapidamente a distanza di sicurezza. Tale dispositivo può funzionare anche prima del decollo, ma richiede che gli astronauti siano già entrati nella navicella, che, in essa, tutti i sistemi siano attivi e che il braccio di accesso con la white room sia stato ritirato. Che fare se invece l’emergenza si verifica durante l’ingresso dell’equipaggio (e allora essa riguarda non solo gli astronauti, ma anche il personale che li assiste) o quando il LES non è ancora operativo?

La soluzione al problema, sin dagli inizi del programma spaziale americano, è stata individuata in un sorta di teleferica che, sfruttando l’altezza delle torri di lancio e la sola forza di gravità (in modo da poter funzionare anche in caso che il pad si trovasse privo di energia elettrica), consentisse di trasportare rapidamente astronauti e personale a terra e a una certa distanza dal lanciatore, ove poter accedere a bunker a prova di esplosione o a mezzi corrazzati che permettessero un allontanamento sicuro.

1969: viene testata la teleferica di emergenza (slidewire) del pad 39/A. Credit: NASA

Il sistema, indicato con la sigla EES (Emergency Egress System) fu messo a punto durante i programmi Gemini e Apollo e, per quanto perfezionato e adattato alle esigenze di equipaggi più numerosi, rimase in uso per tutta l’era Shuttle.

1981: John Young raggiunge Bob Crippen a bordo di una delle “cabine” del sistema di fuga del pad 39, durante l’addestramento in vista del primo volo dello Shuttle. Credit: NASA/KSC

2012: le sette cabine dell’EES del pad 39/A vengono fatte scendere per l’ultima volta in vista della loro rimozione. Credit: NASA

Ai nostri giorni, con il ritorno dei voli con equipaggio dalle rampe di lancio della Florida, nell’ambito del Commercial Crew Program della NASA, è giunto il momento di una nuova generazione di teleferiche di sicurezza. ULA, la joint venture tra Lockheed Martin e Boeing il cui Atlas V porterà lo Starliner di Boeing al rendezvouz con la Stazione Spaziale Internazionale, ha appena annunciato il completamento dei test sul nuovo Emergency Egress System realizzato presso il complesso di lancio 41 di Cape Canaveral.

Per ULA la sicurezza degli equipaggi è fondamentale e, anche se ci auguriamo di non doverlo usare mai, siamo lieti di annunciare che il sistema di fuga di emergenza è pienamente operativo – ha dichiarato Gary Wentz, vice presidente per i servizi commerciali e con equipaggio. – Attraverso la nostra partnership con Terra-Nova, una società che progetta e costruisce zipline per uso ricreativo, è stato progettata e realizzata una versione modificata di un loro prodotto commerciale in grado di soddisfare le nostre esigenze e con costi contenuti, pur mantenendo l’affidabilità e la sicurezza.

2017: la zipline realizzata al pad 41 viene sottoposta a test. Credit: NASA/Leif Heimbold

Potremmo dire che si è trattato di una sorta di “spinoff alla rovescia” dall’industria sportivo-ricreativa alle esigenze della sicurezza aerospaziale. Le zipline, infatti, diffuse anche in Italia, sono teleferiche che consentono ai passeggeri, assicurati ad un cavo attraverso una qualche sorta di imbragatura, di percorrere emozionanti discese nel vuoto, godendosi – quasi volando – spettacolari panorami. In luogo di una più cabine, come negli EES del passato, ULA ha deciso di utilizzare una serie di seggiolini individuali, commercializzati da Terra-Nova con il nome di “Ziptour Hybrid”, dotati di un meccanismo di frenatura manuale.

Il sistema di fuga del pad 41 è costituito da quattro zipline, montate a 52,5 metri di altezza, al livello 12 della torre di accesso dell’equipaggio (o CAT – Crew Access Tower), ossia quello da cui si entrerà nella capsula CTS-100 Starliner.

Il livello 12 della Crew Access Tower dal quale partono le quattro zipline. Credit: NASA

I cavi di acciaio portano ad una zona di atterraggio situata a 400 metri dalla base del pad e potranno consentire l’evacuazione contemporanea di venti persone, numero che tiene conto dei sette astronauti che, al massimo, potranno viaggiare sulla capsula e del personale presente nella white room al momento dell’imbarco.

Il punto di arrivo del nuovo EES del pad 41. Credit: Boeing

La discesa avviene in 30 secondi, durante i quali si raggiunge una velocità di 65 km/h. Tramite le maniglie di cui è dotato ciascun seggiolino è possibile regolare la velocità di discesa e fermarsi dolcemente al momento dell’arrivo a destinazione; un arresto sicuro avviene comunque anche senza intervento manuale, attraverso molle lunghe dieci metri collocate alla fine di ciascun cavo.

Questo video, realizzato durante i test, permette di farsi un’idea del funzionamento del sistema da vari punti di vista, compreso quello del passeggero:

Equipaggi e personale di terra saranno adeguatamente addestrati alle procedure di evacuazione; a tal scopo nelle prossime settimane Terra-Nova installerà nei pressi della CAT un sistema di training sul quale saranno condotti i primi addestramenti, prima delle simulazioni finali sull’Emergency Egress System operativo.

 

Fonte: ULA

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Roberto Mastri

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