L’arte di improvvisare anche quando si cammina nello spazio
Durante la passeggiata spaziale numero 199 della Stazione Spaziale, gli astronauti NASA Shane Kimbrough e Peggy Whitson sono stati costretti ad improvvisare dopo che un segmento di scudo termico per una porta di attracco è sfuggito inavvertitamente nello spazio. Episodi di questo tipo ci ricordano che anche se ripetute centinaia di volte, le attività di lavoro nello spazio non sono affatto banali né scontate.
La passeggiata 41
Il 30 marzo si è tenuta la passeggiata spaziale numero 41 per la NASA e la 199 per l’intera storia della Stazione Spaziale. Come noto, una passeggiata spaziale non è mai una passeggiata, ma prevede sempre duro lavoro e uno stress fisico-psicologico al quale gli astronauti si preparano con un lungo addestramento, il più possibile realistico nelle apposite piscine che simulano l’assenza di gravità. Il fatto che la maggioranza delle attività extra-veicolari venga concluso al 100% e qualche volta vengano persino superati gli obiettivi iniziali, non esclude che in alcune EVA si presentino inconvenienti operativi. Tralasciando i casi gravi, come quelli che hanno coinvolto il funzionamento delle tute EMU (in particolar modo l’episodio del nostro Luca Parmitano nel 2013), in diversi casi si sono verificate perdite di oggetti “fuggiti” nello spazio. Si contano diversi episodi, come quelli incorsi alle americane Piper e Williams, che perdettero rispettivamente una borsa piena di attrezzi e una macchina fotografica.
Nella passeggiata di giovedì scorso, ad andare perso e a fluttuare nello spazio, è stato un pannello dello scudo termico: si tratta di uno dei quattro pezzi della copertura che protegge il Nodo 3, o modulo Tranquillity dai micro-meteoriti. Whitson ha riferito immediatamente il contrattempo al controllo missione. La NASA ha precisato subito che non ci sono possibilità che il pezzo di scudo termico possa aver colpito (o possa colpire in futuro) la Stazione Spaziale.
Shane Kimbrough e Peggy Whitson dovevano completare l’installazione del dispositivo alla base del nuovo sistema di attracco delle future capsule Commercial Crew con equipaggi umani. Le operazioni per installare il dispositivo, l’interfaccia pressurizzata PMA-3 (Pressurized Mating Adapter-3), erano cominciate il 24 marzo scorso, quando la passeggiata spaziale aveva preparato il dispositivo allo spostamento con il braccio robotico dal modulo Tranquility, dove era temporaneamente agganciato, al modulo Harmony.
La soluzione d’emergenza è stata quella di applicare uno segmento di scudo che era stato appena rimosso dall’interfaccia pressurizzata PMA-3, usando cavi e pinze di tenuta per mantenere in posizione il segmento sul modulo Tranquillity, chiudendo così lo spazio lasciato aperto dal segmento perso. Dopo questa improvvisazione, i due astronauti sono tornati al PMA-3 e hanno installato un altro set di segmenti protettivi al punto di connessione con il modulo Harmony e alla sua porta superiore (posizione “zenith” in gergo tecnico). Peggy Whitson e Thomas Pesquet dovrebbero ora intraprendere una terza EVA per questa expedition il 6 aprile prossimo, ma l’equipaggiamento richiesto è atteso con l’arrivo della missione di rifornimento della Orbital ATK sulla capsula Cygnus, che però al momento è trattenuta a terra da un problema idraulico al vettore Atlas V. Nel frattempo Shane Kimbrough e i cosmonauti Sergey Ryzhikov e Andrey Borisenko ritorneranno a terra a bordo della Sojuz MS-02 il 10 aprile dopo 173 giorni nello spazio.
La prossima EVA non dovrebbe avvenire quindi prima dell’arrivo di un nuovo equipaggio a bordo della Sojuz MS-04, che trasporterà sulla Stazione il veterano Fyodor Yurchikhin e l’astronauta NASA Jack Fischer. L’arrivo è previsto per il 20 aprile. Con questa passeggiata, Peggy Whitson, con 50 ore e 41 minuti in 8 EVA, è diventata la spacewalker donna con maggiore esperienza, superando la precedente detentrice del record Sunita Williams. Con una prossima EVA, diventerà la terza più esperta in assoluto, dietro solamente al cosmonauta Anatoly Solovyev e all’ex astronauta Mike Lopez-Alegria, che hanno rispettivamente 68 e 67 ore spese in orbita al di fuori di veicoli spaziali.
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