AVIO mostra il P120C, il motore del VEGA C e dell’Ariane 6
Si tratta del motore monolitico in fibra di carbonio a propellente solido più grande mai costruito al mondo ed è stato appena completato negli stabilimenti AVIO di Colleferro, a sud di Roma. È il P120C, il propulsore che spingerà il primo stadio del futuro VEGA C e farà da booster sull’Ariane 6.
Filamento dopo filamento, avvolgimento dopo avvolgimento, il primo prototipo dell’involucro del P120C ha preso finalmente forma. Costruito completamente in fibra di carbonio grazie alla tecnologia del filament winding (il processo produttivo per costruire strutture “chiuse” in fibra di carbonio), il P120 è lungo oltre 11 metri, largo 3,5 ed è in grado di trasportare circa 142 tonnallate di carburante, che serviranno per spingere verso lo Spazio la nuova generazione dei lanciatori europei, il VEGA C e l’Ariane 6, i cui voli inaugurali sono previsti rispettivamente nel 2019 e nel 2020.
AVIO ha mostrato il P120C oggi, nel corso della visita agli stabilimenti dell’azienda del Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. Presenti all’evento anche il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) Roberto Battiston, il Direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) Josef Aschbacher e la Direttrice dei lanciatori di Arianespace – l’azienda privata che gestisce e commercializza i vettori europei – Luce Fabreguettes.
In @Avio_Group si parla di industria spaziale europea con il Presidente del Parlamento Europeo @Antonio_Tajani @Arianespace @esa @ASI pic.twitter.com/0i0oYdjFqm
— Avio (@Avio_Group) March 11, 2017
Il P120C appena terminato, in ogni caso, non volerà mai, ma sarà utilizzato per diversi test strutturali che culmineranno con una prova d’accensione – «test al banco» – che si terrà nel Centro Spaziale di Kourou, in Guyana Francese, la base di lancio da dove decollano i vettori europei.
Il nuovo motore è stato costruito nelle strutture che al momento producono le componenti dell’attuale versione del VEGA, i primi tre stadi conosciuti come P80, Zefiro 23 e Zefiro 9. Nei prossimi anni, invece, il P120C sarà costruito in uno stabilimento dedicato di 8mila metri quadrati attualmente in completamento.
Una volta a regime, AVIO prevede di produrre nelle nuove strutture 36 P120C all’anno, di cui «3 o 4» saranno utilizzati per il VEGA, mentre i restanti voleranno come booster sull’Ariane 6. Quest’ultimo, in particolare, è progettato in due versioni che prevedono quattro (Ariane 64) o due (Ariane 62) razzi aggiuntivi in base al cliente e al payload trasportato.
VEGA C, in ogni caso, non soppianterà complementarmente l’attuale versione del razzo: le due varianti rimarranno contemporaneamente in servizio entrambe per qualche tempo.
Una competizione sempre più agguerrita
«Nel settore spaziale sta aumentando molto la competizione internazionale, per questo bisogna creare dei prodotti più competitivi e con performance superiori», ha spiegato ai giornalisti a margine dell’evento Giulio Ranzo, amministratore delegato di AVIO. «Realizzare dei grandi motori in fibra di carbonio consente di risparmiare quasi il 40% del peso delle strutture: il peso che si risparmia lo si utilizza per trasportare i satelliti e questo si traduce in un minor costo di lancio per i clienti finali», ha aggiunto ancora Ranzo.
Mentre dall’altra parte dell’oceano si guarda – come nel caso delle aziende private americane SpaceX e Blue Origin – al contenimento dei costi grazie al riutilizzo dei motori per più lanci, in Europa la scelta è di puntare su nuove tecnologie produttive e sull’integrazione in un’unica famiglia dei diversi vettori. «La ricetta europea è creare un motore modulare, che possa essere utilizzato quanto per VEGA e quanto per Ariane – e per far questo abbiamo utilizzato tutta la migliore tecnologia disponibile, che ovviamente ci teniamo ben stretta nelle nostre tasche», ha spiegato il numero uno di AVIO.
Rispetto agli americani, ha precisato Ranzo, «abbiamo scelto una strada diversa, ma non per questo non abbiamo conoscenze e competenze nel settore della riusabilità, sulla quale abbiamo varato – a livello europeo – nuovi investimenti per cento milioni di euro. Facciamo meno annunci e un po’ più fatti, siamo consapevoli della situazione competitiva e stiamo preparando le nostre carte».
Il VEGA C tra l’ESA e COSMO-SkyMed
Come per l’attuale versione, il mercato di riferimento del VEGA C sarà quello dei satelliti dell’osservazione della Terra, segmento che sta conoscendo una particolare effervescenza.
Nel corso dei nove lanci già effettuati (di cui l’ultimo solo il 7 marzo scorso), il vettore italo-europeo ha già completato diverse missioni per satelliti di Earth Observation, sia per clienti commerciali (come per l’ex-Google Terra Bella) e sia istituzionali. E in futuro questo tipo di missioni potrebbero aumentare ancora.
Nel prossimo decennio l’ESA ha in cantiere la nuova generazione delle Sentinelle del programma Copernicus, per la quale si prevedono circa 12-14 lanci. Inoltre, più a breve termine, l’Agenzia Europea ha in programma la messa in orbita di diverse missioni scientifiche.
A dicembre 2017 VEGA decollerà con Aeolus, mentre – stando alle slide mostrate oggi dalla responsabile dei lanciatori di Arianespace Luce Fabreguettes nel suo intervento d’apertura – nei prossimi anni potrebbero andare in orbita con il vettore italo-europeo anche i satelliti Saosat (2018-19), EarthCare (2018-19) e Flex (2022).
È molto probabile che troverà un posto sul VEGA C anche il secondo satellite della nuova generazione della costellazione italiana COSMO-Sky Med, il cui lancio è previsto proprio nel 2019 (l’anno precedente, invece, il primo spacecraft). «Questo è l’obiettivo», ha confermato a Fly Orbit News il Presidente dell’ASI Roberto Battiston a margine dell’evento di oggi. «Stiamo riprogettando alcune parti del fairing per ospitare un satellite di quelle dimensioni», ha spiegato.
Istituzionale o commerciale?
Il numero di missioni istituzionali ottenute dai lanciatori europei è stato uno dei nodi da scogliere nel corso della Ministeriale ESA del 2014, quando è stato deciso il completo riassetto del settore.
In quella occasione è stato stabilito che che le realtà istituzionali continentali – siano esse l’ESA, la Commissione o i singoli Stati – dovranno garantire una base di lancio annuale per i vettori di Arianespace. Contestualmente, l’azienda è stata completamente privatizzata, con la maggior parte delle quote (74%) che ora fanno capo a Airbus Safran Launchers, joint-venture tra i due gruppi aerospaziali francesi responsabile dello sviluppo dell’Ariane 6. La stessa AVIO ha una quota di Arianespace intorno al 3%.
La decisione di stabilire una base di lancio istituzionale è stata vista dall’ESA e dall’industria come una condizione necessaria per garantire la massima competitività ai lanciatori continentali e livellare la sfida con i competitor stranieri, che beneficiano di un forte sostegno da parte dei loro governi.
Il concetto è stata espresso con estrema chiarezza nell’intervento di Luce Fabreguettes, che davanti al presidente Tajani ha mostrato le differenze tra la situazione europea e quella americana.
Arianespace al momento conta su un backlog (cioè i lanci ancora da compiere) pari a 5,3 miliardi di euro, di cui il 70% circa derivati da commesse commerciali. Stando ai dati mostrati da Fabreguettes, negli Stati Uniti la percentuale si capovolge, con i principali competitor dell’azienda europea, SpaceX e United Launch Alliance (ULA), rispettivamente ad una quota di lanci istituzionali pari al 67% e al 95%.
Fabreguettes, in particolare, ha detto che Arianespace si aspetta di svolgere a regime almeno 6 missioni istituzionali all’anno, di cui cinque con Ariane e una con VEGA.
Interrogato da Fly Orbit News sull’argomento a margine dell’evento, anche il Presidente Battiston ha ribadito il concetto espresso dalla manager di Arianespace. «La componente istituzionale – in tutti i sistemi spaziali del mondo – ha un trattamento particolare perché senza questa parte l’industria aerospaziale, per quanto riguarda l’accesso allo Spazio, non può competere sul mercato libero», ci ha spiegato il numero uno dell’ASI, che ha aggiunto: «l’Europa deve dotarsi di norme, come fanno le altre potenze spaziali, che le permettano di giocare allo stesso gioco».
E la quotazione di AVIO?
La presentazione del P120C arriva a poche settimane dalla quotazione in borsa di AVIO, prevista per aprile, e dal contestuale passaggio di consegne tra l’attuale socio di maggioranza CINVEM e il special purpose acquisition company Space2. Nell’operazione di quotazione, Leonardo aumenterà la sua partecipazione nell’azienda dall’attuale 14 fino al 28%.
«Noi abbiamo un piano strategico, abbiamo le fabbriche in costruzione, nei prossimi cinque anni siamo impegnati. Il desiderio di fare nuovi progetti non finisce mai, con la quotazione completata valuteremo nuovi investimenti. Già oggi siamo molto impegnati», ha detto sul tema il numero uno di AVIO Giulio Ranzo.
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