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La missione OSIRIS-REx di NASA ha iniziato la ricerca di asteroidi troiani della Terra

Rappresentazione artistica della sonda OSIRIS-REx. Credit: NASA

Rappresentazione artistica della sonda OSIRIS-REx. Credit: NASA

Una sonda di NASA giovedì 9 febbraio ha iniziato la sua ricerca di una enigmatica classe di NEO (Near Earth Object, oggetti orbitanti vicino alla Terra): gli asteroidi Troiani della Terra. OSIRIS-REx, che attualmente sta affrontando il suo viaggio di circa due anni verso l’asteroide Bennu, passerà quasi 2 settimane cercando indizi di questi piccoli corpi celesti.

I punti lagrangiani in un sistema a tre corpi. Le frecce colorate indicano la direzione del gradiente del potenziale generalizzato del campo.
Credits: NASA

Quelli Troiani sono asteroidi un po’ particolari in quanto si trovano intrappolati in pozzi gravitazionali chiamati punti di Lagrange. Vengono definiti punti ma sono in realtà zone dello spazio riferite a un sistema di due corpi massicci, in questo caso la Terra e il Sole. In questi luoghi dello spazio le forze di attrazione gravitazionale dei due corpi si annullano creando uno sorta di “limbo” in cui un terzo corpo (di massa decisamente minore) può rimanere in posizione stabile rispetto senza essere catturato dal campo gravitazionale di nessuno dei due. Sono in tutto cinque per ogni sistema e vengono normalmente identificati come L1, L2, L3, L4 e L5. I primi 3 giacciono sulla retta congiungente i baricentri dei corpi principali nelle varie posizioni possibili, mentre L4 e L5 si trovano ai vertici dei due triangoli equilateri ideali che hanno come altri vertici i baricentri dei due corpi principali. Giacciono quindi sul piano orbitale del corpo principale di massa inferiore (nel nostro caso la Terra) precedendolo e seguendolo esattamente di 60 gradi lungo l’orbita. Il nome di queste zone dello spazio deriva dal matematico francese (nato però a Torino) Joseph-Louis de Lagrange che ne ha intuito l’esistenza e calcolato la posizione.

Attualmente la sonda sta attraversando il punto L4 del sistema Terra-Sole, 60 gradi in avanti lungo l’orbita del nostro pianeta attorno alla sua stella, a circa 150 milioni di km di distanza. Il team della missione utilizzerà sfrutterà quest’opportunità per acquisire immagini multiple dell’area con la camera MapCam di cui è dotata la sonda nella speranza di identificare nella regione qualche asteroide Troiano della Terra.

Anche se gli scienziati hanno scoperto migliaia di asteroidi Troiani che accompagnano gli altri pianeti (i primi sono stati quelli di Giove e a questi si deve il nome), al momento solamente un asteroide di questo tipo è stato identificato per la Terra, si tratta di 2010TK7 annunciato il 27 luglio 2011. Secondo i modelli più accreditati dovrebbero essercene altri a condividere l’orbita del nostro pianeta ma sono difficilmente individuabili poiché osservati da Terra appaiono molto vicini al Sole sull’orizzonte.

“Poiché il punto L4 della Terra è relativamente stabile, è possibile che ciò che è rimasto del materiale che ha formato il nostro pianeta sia rimasto intrappolato qui,” – ha spiegato Dante Lauretta dell’Università dell’Arizona. “Quindi questa ricerca ci dà l’opportunità unica di esplorare i mattoni primordiali che hanno costituito la Terra.”

Lo schema di ripresa della MapCam
Credits: NASA

La ricerca è iniziata giovedì 9 febbraio e continuerà fino a lunedì 20. Nel corso di ogni giorno di osservazione la camera MapCam della sonda riprenderà 135 immagini che saranno processate ed esaminate dagli esperti dell’Università dell’Arizona a Tucson, i responsabili della missione. Il piano di studi prevede anche l’opportunità per MapCam di riprendere Giove, diverse galassie e alcuni asteroidi della fascia principale: 55 Pandora, 47 Aglaja e 12 Victoria.

Che il team riesca o meno a trovare dei nuovi asteroidi, la ricerca sarà comunque un sano esercizio. Le operazioni necessarie per la ricerca degli asteroidi Troiani della Terra sono molto simili a quelle richieste per la ricerca di satelliti naturali e altri potenziali pericoli attorno a Bennu quando la sonda si avvicinerà al suo obiettivo nel 2018. Essere in grado di fare pratica con queste operazioni critiche per la missione aiuterà il team di OSIRIS-REx a ridurre i rischi della missione stessa una volta giunta nei pressi di Bennu.

Il Goddard Space Flight Center di NASA fornisce il supporto organizzativo, la gestione dei sistemi e la gestione della sicurezza alla missione OSIRIS-REx. Dante Lauretta dell’Università dell’Arizona è il responsabile scientifico e lo stesso istituto guida anche il team scientifico, la pianificazione e l’elaborazione delle osservazioni. La Lockheed Martin Space System invece ha costruito la sonda e fornisce supporto alle operazioni di volo. Il centro Goddard e Kinet Aerospace sono responsabili della parte di navigazione. Questa è la terza missione del programma NASA New Frontiers. Il Marshall Space Flight Center di NASA a Huntsville in Alabama gestisce questo programma dell’agenzia per lo Science Mission Directorate a Washington.
Per ulteriori informazioni è possibile visitare i seguenti siti:
www.nasa.gov/osirisrex
www.asteroidmission.org

Ecco un video esplicativo di Jim Green, Director of Planetary Science presso la  NASA:

 

Fonte: NASA

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