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Il 2017 spaziale: cosa succederà quest’anno nello spazio

Credit: NASA

Archiviato un 2016 di alti e bassi in ambito spaziale, diamo ora uno sguardo a quello che succederà nel 2017. Sarà un anno principalmente di attesa, questo, in attesa di un 2018 che si prospetta scoppiettante e pieno di eventi (ma i ritardi in ambito spaziale sono sempre in agguato…). Ci potremo comunque consolare con una nuova missione di un astronauta italiano sulla ISS e, se tutto va secondo i piani, il primo test di una capsula commerciale per il trasporto di astronauti. Non sono, inoltre, tramontate del tutto le speranze di vedere un nuovo modulo russo attraccato alla ISS quest’anno, nonostante i problemi del settore spaziale in Russia, e probabilmente vedremo la prima missione di raccolta campioni dal suolo lunare a 40 anni dall’ultima (la sovietica Luna 24).

La stazione spaziale internazionale (ISS)

Gli astronauti che partiranno per lo spazio nel 2017 lo faranno principalmente per lavorare sulla stazione spaziale internazionale. Anche quest’anno si avvicenderanno quattro nuovi equipaggi e, tra questi, ci sarà quello di Paolo Nespoli. Attualmente a bordo della ISS c’è l’Expedition 50, composta dagli astronauti NASA Shane Kimbrough e Peggy Whitson, gli astronauti Roscosmos Andrei Borisenko, Sergey Ryzhikov e Oleg Novitskiy, e l’astronauta ESA Thomas Pesquet. Come negli ultimi anni, quindi, l’agenzia spaziale europea avrà due astronauti nello spazio, con il completamento della missione Proxima e la missione Vita che comincerà a maggio.

Come ormai succede dal 2011, anno di pensionamento dello Space Shuttle, saranno ancora le capsule russe Sojuz a portare sulla ISS gli astronauti. In particolare verrà utilizzata l’ultima versione della storica capsula, la Sojuz MS. Il settore aerospaziale russo sta però attraversando un periodo di crisi che rischia di riflettersi sul programma ISS. In particolare, i recenti fallimenti di lanci satellitari con lanciatori Proton e Sojuz potrebbero impattare sui lanci con equipaggio, mentre i tagli al bilancio di Roscosmos lo hanno già fatto: a partire dal termine dell’expedition 50 e di sicuro per tutto il 2017 saranno solo due i cosmonauti russi a bordo della ISS. Questa decisione ha portato alla ridefinizione di tutti gli equipaggi dei prossimi voli Sojuz che quindi includeranno un solo cosmonauta russo (il comandante) ed un astronauta NASA, mentre il terzo posto sarà vuoto o occupato da un astronauta europeo o giapponese.

Se tutto va bene, comunque, i voli dovrebbero cominciare l’11 marzo con la Sojuz MS-04 che porterà sulla ISS i membri delle Expedition 51 e 52, Fyodor Yurchikhin, al suo quinto volo, e l’esordiente Jack Fisher. A maggio sarà finalmente il turno del nostro Paolo Nespoli sulla Sojuz MS-05 insieme a Sergey Ryazansky e Randy Bresnik (Expedition 52 e 53). La Sojuz MS-06 partirà a settembre con Aleksandr Misurkin e Mark Vande Hei (altro esordiente NASA), mentre a ottobre sarà la volta di Aleksandr Skvortsov, Scott Tingle (terzo esordiente NASA dell’anno) e Norishige Kanai (anche lui al primo volo) sulla Sojuz MS-07.

Peggy Whitson (sinistra), Thomas Pesquet (centro) e Shane Kimbrough (destra) durante la preparazione dell’EVA-38. Credit: NASA

Ci sono diverse attività extraveicolari (EVA) programmate per il 2017: la prima è già avvenuta il 6 gennaio con Peggy Whitson e Shane Kimbrough. La seconda vedrà invece protagonisti Shane Kimbrough e Thomas Pesquet il prossimo 13 gennaio. L’obiettivo principale di entrambe è la sostituzione delle batterie della ISS. Altre tre EVA sono programmate dalla NASA per marzo, mentre due EVA russe sono attualmente previste per luglio e dicembre, in preparazione al nuovo modulo russo. Oltre a queste ci potranno essere altre attività extraveicolari nella seconda metà nell’anno o anche prima se non si completeranno le attività previste.

Per quel che riguarda i veicoli cargo di rifornimento non ci saranno grosse novità quest’anno. Al momento sono previsti tre voli delle capsule russe Progress (Progress MS-05 a febbraio, MS-06 a giugno e MS-07 a settembre), uno in meno del solito grazie alla riduzione dell’equipaggio russo a soli due astronauti. I rifornimenti americani saranno effettuati da capsule commerciali nell’ambito del programma CRS (Commercial Resupply Services) appaltati a SpaceX e Orbital-ATK. La prima ha in programma quattro voli della capsula Dragon, Dragon CRS-10 (febbraio), CRS-11 (in primavera), CRS-12 (giugno) e CRS-13 (settembre). Orbital-ATK prevede invece di lanciare tre navette, Cygnus CRS OA-7 (16 marzo), OA-8E (6 luglio) e OA-9E (Dicembre), la prima su un vettore Atlas V di ULA, mentre le altre sul proprio vettore Antares. La prossima capsula giapponese HTV-7 volerà invece nel 2018. In totale sono previsti 10 voli di rifornimento.

Jeff Williams nel modulo BEAM (C) NASA

Dal punto di vista della configurazione, rimarrà attraccato anche quest’anno il modulo sperimentale espandibile BEAM della Bigelow Aerospace sul Nodo 3 Tranquillity, mentre c’è ancora incertezza sul nuovo modulo russo. Il lancio del modulo MLM-Nauka è infatti attualmente programmato per novembre di quest’anno dopo 10 anni di continui ritardi, ma potrebbe slittare ancora al 2018. In ogni caso, prima dell’arrivo di Nauka dovrà essere sganciato dalla stazione il modulo Pirs, del quale prenderà il posto il nuovo modulo.

In ritardo è anche il programma del Commercial Crew Program, che restituirà agli USA l’abilità di lanciare astronauti su veicoli americani. I primi voli dimostrativi da parte delle due aziende selezionate, SpaceX e Boeing, erano inizialmente previsti tra il 2016 e il 2017, ma entrambi i programmi hanno accumulato circa un anno di ritardo. Al momento la missione Dragon SpX-DM1 è prevista per novembre, quando la capsula Dragon-2, in un volo di test senza equipaggio, raggiungerà la ISS e ci rimarrà attraccata per qualche settimana. Il test con equipaggio è invece previsto per il 2018. Boeing, dal canto suo, ha rimandato i test in volo della capsula CST-100 Starliner al 2018.

Altri programmi spaziali con equipaggio

Con il lancio della piccola stazione spaziale Tiangong-2 è ripreso dopo qualche anno di pausa anche il programma spaziale con equipaggio cinese. La stazione è già stata visitata per circa un mese dall’equipaggio della Shenzhou 11. Non sono previste altre missioni con equipaggio sulla piccola stazione, ma nella prima metà del 2017 i cinesi testeranno una tecnologia critica per i loro programmi futuri: partirà infatti verso la Tiangong-2 un nuovo veicolo cargo, la Tianzhou-1. La capsula attraccherà in maniera automatica al modulo orbitale ed è fondamentale per i piani futuri della nuova stazione spaziale modulare la cui costruzione iniziale è prevista per il 2018.

Orion in volo con il modulo di servizio europeo – (C) NASA

Tornando in casa americana, proseguiranno anche nel 2017 i lavori su Orion e lo Space Launch System (SLS). La capsula e il lanciatore super-pesante faranno il loro esordio alla fine del 2018 per la missione EM-1, ma entro la fine di quest’anno dovrebbe essere approntato gran parte dell’hardware. Lo stadio centrale dell’SLS sarà infatti completato e spedito per i test di accensione presso lo Stennis Space Center a dicembre. Stesso destino per Orion, i cui moduli di comando e di servizio verranno assemblati insieme e sottoposti ai primi test sotto vuoto.

Vista la crisi del programma spaziale russo, non si prevedono grosse novità riguardo alle nuove capsule con equipaggio Federatsiya e quelle cargo TGK-PG, il cui esordio è per ora previsto per l’inizio degli anni ’20.

Le compagnie private

Altro anno campale per le compagnie private. Anche se ancora non sono previsti voli con equipaggio, come già accennato ci si avvicinerà all’esordio della Dragon-2 per SpaceX e del CST-100 Starliner per Boeing. L’azienda di Elon Musk sarà, come al solito, impegnata su diversi fronti. Già a gennaio dovrà dimostrare di essersi ripresa dall’ultimo incidente avvenuto alla rampa di lancio LC-40 di Cape Canaveral durante un test di accensione e tornare finalmente ai voli. Successivamente sarà impegnata nei lanci verso la ISS per il programma CRS oltre a varie altre missioni satellitari in cui dovrà dimostrare di poter mantenere la buona media di recupero del primo stadio dimostrata già nel 2016. Se tutto va bene quest’anno vedremo per la prima volta il riuso di uno di questi primi stadi recuperati, quello utilizzato per la missione CRS-8 lo scorso aprile. Il primo stadio verrà infatti utilizzato per il lancio del satellite SES-10 nel primo quarto dell’anno.

Il Launch Pad 39A presso Kennedy Space Center della NASA in Florida è sottoposto a delle modifiche da parte della SpaceX per essere adattato alle necessità dei vettori Falcon 9 e Falcon Heavy, i quali è previsto che debbano decollare dallo storico pad nel prossimo futuro. Photo credits: SpaceX.

Altra pietra miliare per SpaceX sarà l’esordio dei lanci dalla storica rampa di lancio LC-39A del Kennedy Space Center. Il primo lancio, quello del satellite Echostar-23 è previsto per la fine di gennaio. Ma non finisce qui, perché dopo i notevoli ritardi accumulati negli anni scorsi, il 2017 dovrebbe essere l’anno giusto per l’esordio del Falcon Heavy. L’anno poi culminerà per SpaceX con la già citata missione Dragon SpX-DM1 sulla ISS. Boeing, invece, continuerà a lavorare sulla capsula CST-100 Starliner e, anche se l’esordio è stato rimandato al 2018, il prossimo ottobre dovremmo vedere il pad abort test.

Anche Blue Origin, l’azienda di Jeff Bezos, sarà molto indaffarata nel 2017. Dopo una serie notevole di successi nei test del sistema di lancio suborbitale completamente riutilizzabile New Shepard, quest’anno cominceranno i test con equipaggio, che dovrebbero portare all’inizio dei voli commerciali nel 2018. Blue Origin continuerà poi a lavorare sul nuovo sistema di lancio orbitale New Glenn e, soprattutto, sui nuovi motori a ossigeno liquido e metano BE-4.

Virgin Galactic, dopo aver compiuto i primi test di planata della nuova SpaceShipTwo VSS Unity, dovrebbe compiere i nuovi test suborbitali con motore nel 2017. Anche Richard Branson spera di poter iniziare i voli commerciali nel 2018.

Il 2017 dell’agenzia spaziale europea

Il 2017 si è aperto per l’ESA con la missione Proxima sulla ISS di Thomas Pesquet. Il francese tornerà a terra a maggio, ma dovremo aspettare solo qualche giorno per vedere un’altro europeo sulla ISS: Paolo Nespoli per la missione Vita. Paolo ci terrà compagnia dalla stazione orbitante almeno fino ad ottobre. Proseguiranno i lavori sul modulo di servizio di Orion e, come già accennato, ad aprile il modulo verrà integrato con il resto di Orion e spedito in Ohio per i test ambientali.

Rappresentazione artistica della costellazione Galileo con 30 satelliti. Credit: ESA-P. Carril

Mentre si continuerà a sviluppare i futuri lanciatori Ariane 6 e Vega C, quest’anno vedrà ancora molti lanci di Ariane 5, Vega e Sojuz dalla Guyana Francese. Tra i lanci principali del 2017 ci saranno quattro nuovi satelliti di navigazione Galileo, che ad agosto espanderanno la costellazione del sistema di navigazione dell’Unione Europea, recentemente diventato operativo, a 22 elementi. Per quel che riguarda le missioni per l’UE, continueranno nel 2017 i lanci del programma di osservazione della Terra Copernicus, ed in particolare vedremo nuovi satelliti della costellazione Sentinel (Sentinel-2B previsto per marzo su un vettore Vega, Sentinel-3B e Sentinel-5 Precursor che verranno lanciati entrambi da Plesetsk in Russia su un lanciatore Rokot). Di particolare importanza anche il lancio del satellite per telecomunicazioni EDRS-C, su Ariane 5, che costituirà il secondo satellite di questo importante sistema europeo di comunicazioni orbitale.

Non partiranno nuove missioni scientifiche europee di esplorazione del cosmo nel 2017, ma l’ESA sarà al lavoro per preparare i numerosi lanci previsti nel 2018 tra cui BepiColombo, CHEOPS e Solar Orbiter, oltre a contribuire alla preparazione del lancio del James Webb Space Telescope. In attesa delle nuove missioni continueranno ad arrivare dati dalla veneranda Mars Express e, sempre su Marte, Trace Gas Orbiter passerà l’anno a circolarizzare la propria orbita grazie all’attrito della debole atmosfera marziana. La sonda Gaia continuerà a mappare il cosmo e per la fine del 2017 è previsto il rilascio della seconda serie di dati.

Continuerà inoltre la missione estesa di LISA Pathfinder almeno fino al 31 maggio. La sonda è un dimostratore tecnologico che serve a verificare la tecnologia necessaria per l’osservazione delle onde gravitazionali dallo spazio. Proprio la missione eLISA, che dovrebbe sfruttare su larga scala i risultati di LISA Pathfinder, è in pole position per essere selezionata nella prima metà dell’anno come terza missione di classe L della Cosmic Vision di ESA.

Esplorazione robotica del sistema solare

Purtroppo nel 2017 l’avvenimento principale sarà la conclusione di una missione straordinaria: a settembre  Cassini si tufferà nell’atmosfera di Saturno ponendo fine a 13 anni fantastici intorno al gigante gassoso. Proprio in previsione del gran finale la sonda effettuerà nel 2017 osservazioni mai fatte in precedenza, con incontri ravvicinati degli anelli e passaggi dall’interno degli stessi.

Verso la fine dell’anno dovrebbe essere la volta del ritorno alla luna. Dopo il successo di Chang’e 3 (tutt’ora attiva) che nel 2013 ha riportato dopo 36 anni un lander sulla superficie lunare, saranno sempre i cinesi a tentare nuovamente con Chang’e 5 il prelievo di campioni lunari per riportarli a terra.

Lungo la strada che la porterà sull’asteroide Bennu per prelevarne un campione, OSIRIS-REx sorvolerà il nostro pianeta a settembre per sfruttarne la gravità. In attesa delle numerose missioni in arrivo nel 2018, quest’anno continueranno le missioni di Lunar Reconnaissance Orbiter, Artemis, Chang’e 3 (Luna), Akatsuki (Venere), Mars Odyssey, Mars Express, Opportunity, Mars Reconnaissance Orbiter, Curiosity, MAVEN, Mars Orbiter Mission, Trace Gas Orbiter (Marte), Dawn (Cerere), Juno (Giove), Voyager 1 e 2 (sistema solare esterno) anche se alcune delle sonde cominciano a sentire gli anni e qualcuna ci potrebbe abbandonare. Continueranno invece il viaggio verso il loro prossimo obiettivo Hayabusa 2 (asteroide Ryugu) e New Horizons (oggetto della fascia di Kuiper 2014 MU69).

Il Google Lunar X-Prize

Sarà finalmente l’anno in cui vedremo missioni private sulla Luna? Scade il 31 dicembre il termine per poter vincere il Google Lunar X-Prize e, al momento, ci sono cinque team che hanno assicurato contratti di lancio entro la fine dell’anno: SpaceIL (SpaceX), MoonExpress (Rocket Lab), Synergy Moon (Interorbital Systems), Team Indus e Team Hakuto (entrambi con ISRO). I tempi stringono e ci sono altri team che hanno dichiarato di avere un contratto di lancio anche se ancora non verificato. Sarà interessante seguire le fasi finali di questa gara cominciata alcuni anni fa.

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