Con l’atterraggio della capsula Shenzhou-11 in una regione desertica della Mongolia Interna, nel Nord della Cina, lo scorso venerdì 18, quando in Italia erano le 6.59, si è felicemente conclusa la missione di Jing Haipeng e Chen Dong che hanno trascorso 32 giorni a bordo della stazione spaziale sperimentale Tiangong-2.
La via del ritorno
Il viaggio di ritorno dei due astronauti cinesi è iniziato poco più di un giorno prima, tuttavia le attività di preparazione del rientro li hanno impegnati in precedenza per diverse ore, come è apparso nel corso dell’intervista che i due hanno rilasciato ad un responsabile dell’Agenzia informativa Xinhua, il 15 novembre.
Secondo il loro racconto, che lasciava trapelare anche un po’ di preoccupazione per la fatica che tutto quel lavoro avrebbe richiesto, prima di chiudersi alle spalle il portello della Tiangong-2, Jing e Chen hanno dovuto anzitutto preparare per il rientro i dati degli esperimenti ai quali hanno lavorato intensamente per un mese. I dati informatici (solo una piccola parte è stata trasmessa a terra, il resto è stato trasferito su schede di memoria), parte delle lattughe cresciute nello spazio, i bozzoli creati dai bachi da seta che hanno allevato, nonché i campioni organici delle indagini che avevano gli stessi astronauti come oggetto, tutto è stato impacchettato secondo le precise istruzioni dei tecnici e caricato a bordo del modulo di rientro.
Gli astronauti hanno poi dovuto occuparsi dei rifiuti. Anche se non si prevede che sia visitata da altri equipaggi umani, la Tiangong-2 ha ancora diversi mesi di vita operativa davanti a sé, per cui è stato necessario ripulirla da tutti i rifiuti prodotti dagli esperimenti e dalla vita a bordo, che sono stati compressi in appositi contenitori e trasferiti all’interno del modulo orbitale della Shenzhou. Infine si sono dovuti configurare i vari sistemi del veicolo in previsione del fatto che sarebbe rimasto disabitato.
Concluse tutte queste operazioni, la capsula con gli astronauti si è staccata dalla Tiangong alle 5.41 di giovedì 17. Venerdì, una volta allontanatasi dal laboratorio spaziale, e probabilmente dopo un periodo di riposo per Jing e Chen, la Shenzhou, che segue una procedura di rientro molto simile a quella della Sojuz, ha espulso il modulo orbitale, carico di rifiuti, ha effettuato l’accensione retrograda dei motori per uscire dall’orbita e si è separata dal modulo di servizio, quando in Italia erano le 6.35.
Nel corso dei 25 minuti successivi, la capsula con gli astronauti ha affrontato il rientro atmosferico, protetta dallo scudo termico, ha aperto il paracadute e addolcito l’impatto con il suolo con i retrorazzi, coricandosi sul fianco.
Le squadre di recupero, dotate di elicotteri e mezzi terrestri, hanno raggiunto velocemente la zona del touchdown, peraltro non molto distante da quella programmata. Gli astronauti, che pure, secondo quanto riferito dai mezzi di informazione cinesi, avevano provveduto da soli ad aprire il portello, non sono stati condotti subito fuori dalla capsula, come siamo abituati a vedere dopo le missioni di lunga durata sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il fatto che la diretta del rientro trasmessa dalla televisione cinese fosse interrotta inusualmente senza mostrarne le immagini, ha fatto sorgere il sospetto che le loro condizioni non fossero ottimali.
Jing e Chen sono comunque apparsi poche ore dopo, al loro arrivo a Pechino, non ancora in grado di camminare con le loro gambe, ma pronti a rispondere con vivaci saluti militari e strette di mano ai primi momenti di celebrazione del loro ritorno a terra. Come programmato, i due saranno avviati ad un periodo di “quarantena” per essere sottoposti ad intensi controlli medici.
Verso una “vera” stazione spaziale cinese
Le ultime incertezze sono state presto dissolte dai responsabili della missione. “Shenzhou-11 è atterrata in modo regolare e i due astronauti sono in buona forma – ha affermato il generale Zhang Youxia, capo del programma spaziale cinese con equipaggio – ho il piacere di dichiarare che la missione di Tiangong-2 e Shenzhou-11 ha ottenuto un pieno successo”.
Forte di questo risultato e delle informazioni che saranno guadagnate quando tutti i dati raccolti in questo mese di ricerca saranno stati studiati, la Cina è in condizioni di procedere in modo piuttosto spedito con i suoi progetti per la realizzazione di una stazione spaziale permanente. Si prevede infatti che il modulo base sarà lanciato già nel 2018. Si aggiungeranno poi altri due moduli-laboratorio e le porte per consentire l’attracco delle capsule cargo e di quelle con equipaggio, in modo da completare la struttura, per la quale è prevista una vita di almeno 10 anni, entro il 2022.
Questa realizzazione sarà resa possibile dall’altro successo che la Cina ha ottenuto il 3 novembre, negli stessi giorni di Tiangong-2, con il primo volo del Lunga Marcia 5. Il nuovo lanciatore pesante, capace di portare in LEO 25 tonnellate, avrà certamente un ruolo decisivo nel trasporto dei principali componenti della stazione.
L’Agenzia spaziale cinese, in coerenza con gli standard di comunicazione finora seguiti, non ha ancora rivelato informazioni sui prossimi voli con equipaggio. Si ritiene comunque che i primi viaggi verso la nuova stazione – che inizialmente sarà abitata in modo non continuativo – potrebbero iniziare già nel 2019. Quando sarà pienamente operativa, la nuova struttura potrà ospitare tre astronauti per periodi di sei mesi e fino ad un equipaggio di 6 persone per durate più brevi.
Le autorità cinesi hanno dichiarato che il programma è pienamente aperto alla collaborazione internazionale: fermi restando gli attuali vincoli che impediscono un coinvolgimento degli Stati Uniti, la proposta cinese può risultare interessante a chi, in Russia come in Europa, è in cerca di nuove prospettive da attuare dopo il pensionamento della Stazione Spaziale Internazionale a metà del prossimo decennio.
La missione di Tiangong-2 continua
Nel frattempo, per il laboratorio spaziale cinese sono previsti ancora due anni di attività. Uno dei momenti essenziali di questo periodo è programmato per l’aprile prossimo, quando sarà raggiunto dalla prima nave spaziale cargo realizzata dalla Cina, denominata Tianzhou-1. Il veicolo dovrà effettuare un docking automatico ed eseguire il trasferimento di carburante sulla Tiangong. La capacità di far arrivare in orbita viveri e rifornimenti è evidentemente un requisito indispensabile per garantire una presenza permanente sulla stazione spaziale.
Tiangong-2 continuerà poi ad ospitare altre ricerche condotte da terra. Una delle più importanti, denominata POLAR si basa su un rilevatore, sviluppato da scienziati di Cina, Svizzera e Polonia, per lo studio dei lampi gamma (più noti con il nome inglese di gamma-ray bursts), esplosioni che costituiscono il fenomeno più energetico finora osservato nell’universo. L’esperimento è volto a rilevare informazioni accurate sulla polarizzazione dei lampi gamma, allo scopo di comprenderne le origini.
L’intervista a Jing e Chen sopra citata, con sottotitoli in Inglese:
Le immagini della diretta del rientro di Shenzhou-11: