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ESA estende per altri due anni nove missioni scientifiche

XMM-Newton, Credit ESA

Il Science Programme Committee (SPC) dell’Agenzia Spaziale Europea ha reso noto questa settimana di aver esteso per ulteriori due anni, dall’1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2018, l’operatività di ben nove missioni attualmente in corso di cui sei capitanate da ESA e tre di partecipazione internazionale.

Ogni due anni tutte le missioni operative, il cui termine previsto rientra nei successivi quattro anni, sono soggette ad una revisione da parte dello Science Directorate che ne valuta lo status, il ritorno scientifico ed i finanziamenti eventualmente necessari.
Ulteriori decisioni sono attese per la prossima settimana durante la Ministeriale 2016 che si svolgerà a Lucerna in Svizzera.

Le missioni interessate sono:

Cluster II
Progetto europeo in collaborazione con NASA per lo studio della magnetosfera terrestre e la sua interazione con l’attività solare.
La missione si compone di 4 satelliti che orbitano in formazione tetraedrica su orbite ellittiche di circa 16.000 x 116.000 Km con inclinazioni che vanno dai 134° ai 138°.
Il lancio dei satelliti, a coppie, avvenne il 16 luglio ed il 9 agosto 2000 dal cosmodromo di Bajkonur, su vettori Sojuz-Fregat.
Cluster ha contribuito allo studio di un fenomeno molto raro e particolare, il dissolversi del fronte d’onda della magnetosfera quando la velocità relativa con il vento solare scende sotto Mach 1.

INTEGRAL, (International Gamma-Ray Astrophysics Laboratory)
Progetto europeo con la collaborazione di Roscosmos e NASA di un telescopio spaziale per l’osservazione dei raggi gamma, fu lanciato il 17 ottobre 2002 da Bajkonur su un vettore Proton ed imesso su di un’orbita ellittica di 87.000 x 6.300.000 km, inclinata di 54°.
Tra i suoi successi ricordiamo l’origine energetica della nebulosa del granchio, l’origine dell’antimateria nella nostra galassia e la scoperta del misterioso “Iron Quasar”.

Mars Express
La prima missione europea per lo studio di Marte fu lanciata il 2 giugno 2003 da Bajkonur su vettore Sojuz-Fregat.
Composta inizialmente dalla sonda madre orbitante ed il piccolo lander Beagle 2, con cui ogni contatto è andato perso durante la fase di atterraggio.
Solamente nel gennaio 2015 il mistero di Beagle 2 è stato svelato grazie ad una fotografia effettuata dal Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, in cui si vede il lander intatto al suolo ma senza i pannelli fotovoltaici dispegati.
Tra i vari obbiettivi ricordiamo lo studio dell’atmosfera, la ripresa in alta definizione e l’analisi radar del suolo.
Mars Express può vantare  la scoperta di ghiaccio d’acqua al polo sud del pianeta e la rilevazione di esili tracce di metano e composti ammoniacali in atmosfera.

PROBA-2
Piccolo satellite a basso costo per la validazione di nuove tecnologie in ambito spaziale, fu lanciato il 2 novembre 2009 da Bajkonur su vettore Rokot/Briz-Km ed immesso in orbita eliosincrona di 713 x 733 km inclinata di 98°.
A bordo ospita anche strumenti per lo studio del Sole e delle proprietà del plasma.

SOHO (Solar and Heliospheric Observatory)
Progetto europeo in collaborazione con la NASA per studio degli strati interni ed esterni del Sole.
La sonda fu lanciata il 2 dicembre 1995 da Cape Canaveral a bordo di un vettore Atlas II ed immesso in un’obita centrata sul punto L1 Sole/Terra (Halo Orbit) di 206.000 x 670.000 km e costantemente in ombra.
Con un’aspettativa di vita iniziale di 3 anni ha superato invece i due decenni di attività, scoprendo inoltre, grazie alla sua particolare posizione, più di 3000 comete.

XMM-Newton (X-Ray Multi Mirror mission)
Telescopio spaziale europeo per lo studio delle sorgenti interstellari di raggi X, tramite spettroscopi a stretto ed ampio campo e comparazione simultanea di immagini nel campo del visibile, ultravioletto ed appunto raggi X.
Lanciato il 10 dicembre 1999 da Kourou su vettore Ariane 5G, venne immesso in geocentrica di 5.600 x 122.800 km inclinata di 67°.
Tra le sue scoperte ricordiamo l’ammasso galattico 2XMM J083026+524133 distante 7,7 miliardi di anni luce, il super flare del 2011 di oltre 4 ore e di intensità 10.000 volte superiore alla norma, la collaborazione per misurare la rotazione di un buco nero super massiccio, la verifica della distorsione dei raggi X emessi dallo stesso e l’osservazione di un segnale monocromatico a 3.5 KeV emesso da varie galassie e connesso con la presenza di materia oscura.

Hubble Space Telescope
Il grande telescopio spaziale nasce dalla collaborazione di NASA ed ESA e non ha certo bisogno di presentazioni grazie alla sua notorietà pubblica, dovuta principalmente alla stupende immagini dell’universo che è in grado di catturare nei campi del visibile, infrarosso ed ultravioletto.
L’HST venne lanciato il 24 aprile 1990 dallo shuttle Discovery durante la missione STS-31 su di un orbita circolare di 540 km ed inclinata di 28°.
Fino al 2009 è stato visitato ben 5 volte da missioni shuttle per la riparazione, sostituzione ed upgrade dei suoi sistemi, tra cui le ottiche, i computers, pannelli solari e batterie e giroscopi.
Grazie all’HST è stato tra l’altro possibile determinare con precisione il rateo di espansione dell’universo.

IRIS (Interface Region Imaging Spectrograph)
Progetto NASA con la collaborazione di ESA per l’osservazione del Sole, in particolare della cromosfera grazie ad uno spettrometro nel campo dell’ultravioletto.
IRIS venne lanciato il 27 giugno 2013 sopra l’oceano Pacifico da un Pegasus-XL della compagnia Orbital.
Grazie ad IRIS è stato possibile studiare le bombe di calore nella zona sottostante la corona solare, i getti di plasma ad alta velocità, i nano flares ed i mini tornado.

Hinode
Satellite Giapponese sviluppato in collaborazione con NASA ed il Particle Physics and Astronomy Research Council britannico per lo studio del Sole ed in particolare del suo campo magnetico.
Venne lanciato il 22 settembre 2006 dall’Uchinoura Space Center su vettore M-V-7 in un’orbita geocentrica eliosincrona quasi circolare che lo mantiene al limite del terminatore.

Fonte, ESA.

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