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Juno è in safe mode in attesa della Period Reduction Maneuver

Jupiterrise: Questa immagine della parte illuminata di Giove e della sua vorticosa atmosfera è stata creata dal "citizen scientist" Alex Mai usando i dati dello strumento JunoCam di Juno. Image Credit: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Mai

La sonda della NASA è entrata in safe mode lo scorso Martedì 18 Ottobre alle 10:47 p.m. PDT a causa, almeno da quanto si evince dalle prime indicazioni, della decisione del sistema di monitoraggio del software di comandare il riavvio del suo computer principale. Lo spacecraft ha svolto correttamente tutti i passaggi previsti durante la transizione nel safe mode, riavviandosi nella modalità prevista dalle procedure. Le trasmissioni high-rate sono state ripristinate e immediatamente sono iniziate le attività diagnostiche del software.

In precedenza, il 15 Ottobre scorso, a causa del comportamento anomalo di una serie di valvole del sistema di pressurizzazione del propellente, la manovra prevista di riduzione del periodo orbitale PRM (Period Reduction Maneuver) era stata postposta.

La decisione era stata presa dopo che gli ingegneri ed i managers del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, California, si erano consultati con i tecnici della Lockheed Martin Space Systems di Denver, Colorado, e con il quartier generale della NASA di Washington. La PRM avrebbe dovuto ridurre il periodo orbitale della sonda da 53,4 a 14 giorni.

Juno è stata progettata in modo di entrare in safe mode quando il proprio computer di bordo rileva delle condizioni inaspettate. In questo caso, il safe mode ha spento tutti gli strumenti scientifici e tutti i componenti non critici dello spacecraft, di seguito la sonda è stata posizionata in modo da rivolgere i propri pannelli solari verso il Sole per garantirne l’alimentazione elettrica in continuità ed infine si è messa in attesa di istruzioni dai controllori del JPL.

Ad ogni modo la NASA ritiene che, essendo il safe mode avvenuto quando Juno si trovava ad oltre 13 ore di volo dal punto orbitale più vicino a Giove, essa fosse ancora ad una buona distanza dalle zone più “pericolose” della sua orbita; quelle in cui le radiazioni ed i campi magnetici sono più intensi, quindi secondo gli ingegneri il safe mode non è stato generato da interferenze magnetiche o radioattive.

Il prossimo flyby ravvicinato è previsto per l’11 Dicembre, ed in questa occasione tutta la strumentazione scientifica sarà attiva.

Nel frattempo il team scientifico di Juno continua ad analizzare i dati ricevuti in occasione del primo flyby del pianeta avvenuto lo scorso 27 Agosto. Le prime evidenze mostrano che i campi magnetici di Giove e le sue aurore, sono molto più potenti e grandi di quello precedentemente creduto, inoltre lo strumento

Questa immagine composita illustra le formazioni nuvolose gi Giove riprese dal Microwave Radiometer (MWR) di Juno. L’MWR può penetrare per qualche centinaio di km all’interno dell’atmosfera di Giove con la sua antenna più grande. Le fasce e le bande visibili sulla superficie sono anche visibili in forme modificate in ogni strato sottostante. Image credit: NASA/JPL-Caltech/SwRI/GSFC

Microwawe Radiometer Instrument (MWR) ha fornito dei dati che hanno permesso agli scienziati di dare una prima occhiata al di sotto del vorticoso manto nuvoloso del pianeta gigante, basti pensare che il radiometro può penetrare fino a 350/400 km al di sotto delle nubi gioviane.

Tuttavia, dopo il primo flyby, è stato un altro esperimento a riscuotere un grande interesse fra gli appassionati; si tratta della JunoCam, ovvero di una fotocamera le cui riprese grezze sono messe direttamente a disposizione del pubblico. La gente comune ha quindi la possibilità di elaborare le immagini riprese da JunoCam per effettuare le proprie indagini in modo da aiutare, nel suo piccolo, gli scienziati nelle investigazioni scientifiche ed anche perché no, per creare delle vere e proprie opere artistiche di valido aiuto per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito all’importanza dell’esplorazione spaziale. JunoCam è il primo strumento di outreach che abbia mai attraversato la cintura degli asteroidi.

Come ha fatto notare Scott Bolton, principal investigator di Juno del Southwest Research Institute di San Antonio, Texas, il periodo orbitale della sonda non influenza la qualità dei dati scientifici raccolti durante uno dei flybys ravvicinati con il pianeta gassoso, in quanto la missione è molto flessibile da questo punto di vista.

Ora non resta che attendere l’esito delle indagini sui problemi delle valvole di pressurizzazione del propellente, e la conseguente decisione del mission management relativamente alla Period Reduction Maneuver.

Fonte: NASA.

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