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Tiangong-1 precipiterà sulla Terra nel 2017

Credit: Xinhua/Wang Shen

Che il laboratorio spaziale cinese Tiangong-1 fosse ormai giunto al termine della sua vita operativa era ben noto. Non a caso, il suo successore evoluto, Tiangong-2, è stato messo in orbita il 15 settembre scorso. Si sapeva anche che, negli ultimi mesi, i tecnici avessero incontrato problemi nel controllare il veicolo e che non riuscissero più a ricevere la telemetria (“Tiangong-1 ha terminato il servizio di trasmissione dati” era stato annunciato nel marzo scorso, come se si trattasse di un evento preordinato). In questi giorni i responsabili del programma hanno apertamente ammesso che il “Palazzo celeste” rientrerà sulla Terra in modo incontrollato.

Wu Ping durante al conferenza stampa del 14 settembre (Credit: Xinhua/Ju Zhenhua)

La cosa richiederà diversi mesi. Tiangong-1 ha ricevuto l’ultimo reboost alla fine del 2015 e si trova ancora alla quota abbastanza elevata di 370 km (più o meno la stessa della Stazione Spaziale Internazionale). Tuttavia, a causa dell’attrito atmosferico, accentuato dal movimento rotatorio rilevato da alcuni osservatori, il veicolo perde più di 100 metri al giorno – valore naturalmente destinato ad accrescersi con l’aumentare della densità dell’atmosfera. Secondo Wu Ping, vicedirettrice dell’Ufficio voli spaziali con equipaggio, che ha affrontato pubblicamente l’argomento nei giorni scorsi, durante una conferenza stampa convocata in vista del lancio di Tiangong-2, i tecnici prevedono che l’ultima fase del rientro potrebbe consumarsi nella seconda metà del 2017.

I 1630 giorni di Tiangong-1

Il liftoff di Tiangong-1 (Credit: Xinhua/Wang Jianmin)

Arriverà così a conclusione la missione iniziata con il liftoff del 29 settembre 2011, che AstronautiNEWS ha documentato in tutte le sue tappe. Nel novembre del 2011 il “Palazzo celeste” è stato visitato in orbita dal veicolo senza equipaggio Shenzhou 8, che ha testato il sistema automatico di docking. Il 18 giugno del 2012, a bordo di Shenzhou 9, sono arrivati alla piccola stazione spaziale Jing Haipeng, Liu Wang e Liu Yang, la prima donna cinese a viaggiare nello spazio. La permanenza degli astronauti è durata appena una settimana. Un anno dopo, nel giugno 2013, è giunto con Shenzhou 10, un nuovo equipaggio di tre persone (Nie Haisheng, Zhang Xiaoguang e Wang Yaping) che ha vissuto su Tiangong-1 per 12 giorni, completando vari esperimenti.

Liu Yang, la prima astronauta cinese (Credit: Xinhua/Qin Xian’an)

Il laboratorio spaziale cinese era progettato per restare operativo durante un periodo di due anni, ma ha continuato a funzionare anche in seguito, fino a poche settimane fa. L’affermazione può sembrare strana, dal momento che dal 2013 non ha avuto più astronauti a bordo, così come può stupire che, come da programma, i giorni in cui è stato occupato da un equipaggio, in quattro anni e mezzo, assommino soltanto a 20. Occorre però tener presente che Tiangong-1 non costituiva soltanto un ambiente di lavoro nello spazio per gli equipaggi umani (tra l’altro non risulta che vi fossero installate né una toilette, né una cucina ed erano disponibili solo due posti letto), ma era piuttosto un “satellite abitabile”, dotato di autonomi dispositivi per la ricerca scientifica. Il payload comprendeva vari strumenti per l’osservazione della Terra, per lo studio della formazione dei cristalli, e per l’analisi dell’atmosfera e dell’“ambiente” spaziale che hanno continuato a inviare dati dal 2011 ad oggi. Per questo, dopo 1630 giorni operativi, Wu Ping ha potuto affermare che Tiangong-1 “ha completato con pieno successo la sua storica missione”.

I rischi del rientro incontrollato

L’equipaggio di Shenzhou 10 a bordo di Tiangong-1 (Credit: Xinhua)

Il “Palazzo celeste” non ha le dimensioni evocate dal suo nome altisonante, ma non rientra nemmeno tra i veicoli di piccola taglia; occupa infatti il volume di un autobus (10,4 metri di lunghezza e 3,4 di larghezza) e pesa 8,5 tonnellate. Sembra strano che i tecnici cinesi non abbiano previsto sin dall’inizio di farlo deorbitare in modo sicuro; allo stato attuale, ad ogni modo, l’assenza di ogni comunicazione con il veicolo non lascia alternative al rientro incontrollato.

“In base agli studi e ai nostri calcoli – ha dichiarato in modo rassicurante Wu Ping – la maggior parte del laboratorio andrà distrutta durante il rientro” e auspicabilmente non ci saranno problemi per la circolazione aerea né danni a terra. Molto dipende ovviamente da dove avverrà l’impatto dei resti non bruciati nell’atmosfera, cosa che al momento non è possibile prevedere. Data l’inclinazione dell’orbita, tutta la fascia compresa tra le latitudini 42,8° Nord e 42,8° Sud potrebbe essere interessata; anche l’Italia centro-meridionale rientra nella zona potenzialmente a rischio.

Tiangong-1 andrà pertanto ad allungare la lista dei veicoli spaziali più pesanti che siano rientrati in modo non controllato, che comprende i satelliti americani UARS (Upper Atmosphere Research Satellite) di 6,5 tonnellate, precipitato nel 2011, e Pegasus-2 (11,6 tonnellate), caduto nell’Oceano Atlantico nel 1979, lo Skylab (85 tonnellate), rientrato ad Est dell’Australia nel 1979, e la stazione spaziale sovietica Salyut-7 (22 tonnellate), discesa sopra l’Argentina nel 1991. Le 135 tonnellate della MIR, invece, furono deorbitate nell’Oceano Pacifico in modo controllato. Una pioggia di detriti sul Texas e la Luisiana fu determinata anche dal tragico rientro del Columbia (100 tonnellate), nel febbraio del 2003.

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